Derby tra i derby del girone A della serie C. Indubbiamente il derby più sentito dalle due tifoserie e dalle due città, divise da una striscia di terra e da una galleria, il “Foro”, che chi vive da queste parti conosce come le proprie tasche.
Due città così vicine ma così diverse come raramente succede, due tifoserie che hanno avuto anche percorsi storici differenti e che proprio non si sono mai sopportate. Ma se la rivalità un tempo era accesa e restava sul campo sportivo, la linea di demarcazione è stata tracciata una quindicina di anni fa; correva la stagione 2004-05, quando dalla Curva Ovest venne esposto uno striscione firmato Bulldog che prendeva di mira Maurizio Alberti: “Maramau perché sei morto pane e vino non ti mancavan”.
Ero presente a quel derby e se l’ambiente era su di giri per ovvie ragioni, lo striscione ebbe un potere detonante enorme con buona parte degli ospiti che lanciò in campo di tutto e provò, senza riuscirci, ad invadere il terreno di gioco per far sospendere la partita. Sull’altro versante il tutto venne derubricato a semplice provocazione, parte della tifoseria rossonera fece un passo indietro ma come succede in questi casi da una parte c’è chi considera il gesto inqualificabile, dall’altra c’è chi lo contestualizza nella rivalità da stadio. Indipendentemente dall’opinione personale, da quel momento, semmai ce ne fosse stato bisogno, la rivalità tra le due tifoserie subì un’escalation incredibile, tanto che anche la Digos per mesi ebbe il suo daffare per evitare che gruppi delle rispettive tifoserie entrassero in contatto.
Il tempo è la miglior medicina, soprattutto nel campo ultras dove gruppi e generazioni ultimamente si danno il cambio con una velocità disarmante, dove certi equilibri vengono meno in un amen, del resto è ormai certificata la morte di molti gruppi storici del panorama ultras nazionale che avevano il carisma e la capacità di convogliare ed indirizzare molti dei propri membri in un’unica direzione. La moda dei cani sciolti che in certi casi ha fatto comodo anche alle curve come alibi di fronte ad alcune responsabilità, oggi è più che mai una necessità anche se da qualche tempo, a vedere la geografia delle nostre curve, si sta tornando un passettino indietro: dopo il terremoto Tessera del Tifoso i gruppi ultras, anche se con fatica, stanno ricompattandosi e ristabilendo un certo ordine; sicuramente non si tornerà ai fasti degli anni ’80-’90 ma vista la politica in atto, è già tanto che i nostri stadi abbiano ancora un minimo di calore e colore.
Anche in questo pomeriggio l’aria è piuttosto tesa, i dintorni dello stadio sono presidiati dalle forze dell’ordine, qualche blindato in più fa capire che la partita non è una delle tante.
La maggior parte della tifoseria ospite viaggia su rotaia, viaggio veloce e comodo, l’arrivo alla stazione di San Rossore è in perfetto orario anche se la sosta sul piazzale è piuttosto prolungata tanto che gli ultras faranno il proprio ingresso sui gradoni dell’Arena Garibaldi solo qualche minuto dopo l’ingresso delle formazioni sul terreno di gioco.
Intanto anche la tifoseria di casa prende posto in Curva Nord, le squadre si schierano sul terreno di gioco e dal campo si nota che qualcosa bolle in pentola ed infatti, dopo qualche istante, viene esposta la coreografia preparata per l’occasione: un telone viene fatto calare dall’alto mentre in basso viene esposto lo striscione “Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio” il tutto contornato da bandierine rosse. Veramente bello il disegno, perfetta la realizzazione della coreografia, in definitiva un bello spettacolo, di quelli che raramente, soprattutto grazie alle cervellotiche norme introdotte in materia stadio, se ne vedono nelle curve italiane.
Anche la tifoseria rossonera comincia a prendere posto sui gradoni: l’ingresso è compatto e caotico, l’ambiente si elettrizza, si capisce fin da subito che la rivalità non è solamente tra le due tifoserie ma è praticamente tutto lo stadio che si inveisce contro in maniera reciproca.
Ottimi numeri quelli dei lucchesi e se da un lato vicinanza è sicuramente un aspetto che aiuta, dall’altro la crisi societaria avrebbe potuto tener lontani quei tifosi che puntano al risultato e a poco altro. Perché in teoria questo derby, almeno sul campo, doveva veder trionfare i padroni di casa, forti di un’ottima posizione di classifica, di alcuni recenti buoni risultati e di una superiorità tecnica oggettiva. Come nei derby che si rispettano, il pronostico va a farsi benedire ed un salomonico pareggio a reti inviolate alla fine farà più contenti gli ospiti che i padroni di casa.
Se sul terreno verde l’incontro è combattuto ma abbastanza avaro di emozioni, sugli spalti c’è tutto ciò che si può chiedere: tanto colore, cori continui e quella sana rivalità che in questi casi è richiesta. Perché in fin dei conti la sportività non fa parte del mondo del calcio e non vedo perché dovrebbe essere il principio del mondo ultras, se nel calcio giocato si giustificano simulazioni e amenità varie in virtù del risultato a tutti i costi altrettanto parametro dovrebbe essere usato sugli spalti, dove non ci si può certo aspettare applausi reciproci e scambio di cortesie per di più in un derby così sentito.
Perciò sugli spalti dell’Arena in questo pomeriggio le due tifoserie si scambiano parole poco amichevoli, le offese di rito sono ripetute durante la partita e l’aspetto più interessante è che certe frasi non provengono solo ed esclusivamente dalle curve ma addirittura in tribuna c’è chi si alza in piedi per inveire sugli avversari. Naturalmente l’epiteto più ricorrente sulla bocca dei padroni di casa è “infami”, gli ospiti sembrano prenderla con ironia e rilanciano il coro “Oh lucchese infame di merda”.
Ad inizio ripresa sono gli ultras rossoneri a mettere in campo, o meglio sugli spalti, la propria coreografia con bandierine bianco – rosse ed uno striscione nella parte bassa. Anche in questo caso ottima la riuscita e tifo che non manca neanche in una ripresa dove le reciproche schermaglie vivacizzano l’ambiente.
Da segnalare al fianco della tifoseria rossonera, i gemellati di Viterbo e di Ravenna con tanto di pezze ed un gruppo di tifosi del Portsmouth con pezza e striscione al seguito, quest’ultimi riconoscibilissimi per l’immancabile bicchiere di birra in mano ed un aspetto molto british.
Un derby bello, passionale, vissuto intensamente da entrambe le tifoserie, un ambiente carco e motivato come raramente se ne vedono. Uno stadio molto più simile ad uno stadio che ad un teatro che rimarca quella sana voglia dello spettatore di interagire con i giocatori in campo, di fare in modo di incidere sul risultato, di essere uno dei protagonisti e non un elemento passivo. Tutto ciò che non vogliono i santoni del calcio, così cocciutamente convinti di sostituire ultras, tifosi e sportivi con clienti danarosi mangiatori di pop corn e vestiti con maglie societarie in vendita negli store. Questo sarà il futuro dei nostri stadi? Per il momento godiamoci questi spettacoli, il peggio deve ancora venire.
Testo di Valerio Poli.
Foto di Valerio Poli, Francesco Francioni e Michele D’Urso.
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