Partita che si sarebbe dovuta giocare di sabato ma la Toscana, e Pisa non ne è restata esclusa, è stata colpita da nubifragi intensi e persistenti, il maltempo ha causato danni ma fortunatamente non è stato il solito bollettino di guerra. La decisione di rimandare la partita è stata sacrosanta, l’Arno, il fiume che passa praticamente in mezzo alla città, era sotto osservazione, la pioggia aveva ingrossato le fila e la paura maggiore era una sua esondazione. In un simile scenario risultava impossibile disputare una partita di calcio, ponti chiusi, strade allagate, persone fatte sgombrare preventivamente dalle abitazioni, il pensiero virava su tutto fuorché sull’Arena Garibaldi. Le condizioni meteo nella tarda serata di sabato erano già migliorate perciò la partita è slittata di poco meno di ventiquattro ore, alla domenica alle 15, orario e giorno anche più consoni per giocare al calcio, anche se lo spostamento inevitabilmente ha penalizzato chi già aveva organizzato la trasferta nei minimi particolari.

La domenica il clima è decisamente migliorato, il sole prevale nettamente sulle nubi nere che si addensano sulla città, la temperatura resta sopra i valori medi e la partita può essere disputata senza intoppi, anche il manto erboso sembra aver retto piuttosto bene alla forte pioggia e sugli spalti c’è il solito pubblico delle grandi occasioni.

Ospiti che fanno il loro ingresso sugli spalti pochissimi minuti prima del fischio d’inizio delle ostilità, magari se si fosse giocato di sabato al loro fianco ci sarebbero stati i gemellati pratesi, ma di domenica anche la squadra toscana si ritrova impegnata tra le mura amiche, ragion per cui nessuna la loro presenza è giocoforza venuta meno. Ho sempre pensato che in un’epoca dove basta sbagliare un coro, esprimere un pensiero non del tutto condiviso, prendere una decisione impopolare per far saltare rapporti pluridecennali, è bello che tra pratesi e mantovani si vada ben oltre: due tifoserie che ai miei occhi hanno diversi aspetti simili, ovviamente essendo toscano conosco meglio la realtà più vicina a me, quella pratese resta una tifoseria che ha un proprio profilo, una propria anima, legata molto per carattere ed ideologia all’ultras anni ’80, poco affine all’estetica e molto pratica. Peccato per la lunghissima contestazione alla presidenza Toccafondi che ha minato il gruppo in termini numerici, in aggiunta ai ben pochi successi in ambito sportivo, eppure in mezzo alle diverse problematiche, c’è chi continua a portare avanti un progetto nonostante la squadra vivacchi, in questa stagione, a metà classifica di serie D.

In questo pomeriggio i mantovani li trovo ugualmente pratici, una tifoseria che non si specchia ma preferisce fare cose semplici e nella semplicità sfornano quella prova che non ti aspetti per coralità, entusiasmo e collaborazione tra i presenti. Con un Mantova in piena corsa salvezza, gli ultras virgiliani si presentano a Pisa in circa quattrocento unità, si compattano dietro le proprie insegne e come inizia la partita, fanno partire il sostegno alla squadra: un tamburo, un paio di megafoni e poi tanta voce con i cori che non fanno fatica ad alzarsi e una partecipazione davvero ottimale; tutti i presenti praticamente partecipano al tifo, segno di un’unione di intenti tra gli ultras e il tifoso che non è facile ritrovare in tutte le piazze. Bel segno questo, la collaborazione tra le diverse anime del tifo porta sempre a risultati apprezzabili e i mantovani in questo pomeriggio confermano una teoria in cui credo da anni. A conferma di ciò, basta vedere le immagini della sciarpata, già sotto nel risultato e con la partita incanalata verso la sconfitta: quando viene dato il via a togliersi le sciarpe dal collo per mostrare ai rivali i propri colori, anche quelle persone ai margini del gruppo non mancano di unirsi agli ultras. Se proprio bisogna trovare un difetto alla loro prova in questo pomeriggio, non si può certamente dire che sia mancata la sincronia, la collaborazione, il coinvolgimento.

Padroni di casa che possono invece contare sempre su numeri importanti, il tutto esaurito ormai è una consuetudine perciò il colpo d’occhio della curva è notevole, con tantissima gente in piedi desiderosa di spingere la squadra alla vittoria. E in effetti il sostegno è di quelli importanti, per numero, calore, passione, intensità anche in questo pomeriggio c’è veramente poco da eccepire e nella seconda frazione, quando la partita entra nella fase cruciale, i decibel aumentano ancora di più, con la gradinata che non solo spalleggia la curva in alcune situazioni ma per diversi minuti diventa il megafono della stessa. Ennesima prestazione super della Nord che fa esordire tra le mura amiche il bandierone “Trasferte libere”, i colori usati non trovano totalmente il mio apprezzamento ma ad essere sinceri, tra il nerazzurro, emerge in maniera netta e decisa. Estetica a parte, il messaggio è di quelli impossibile da non condividere, quando si vieta la trasferta a una tifoseria in casa di un gemellato, ultimo caso in ordine di tempo Cesena–Brescia, si può capire l’inutilità e l’ottusità di talune decisioni.

Valerio Poli