Questa partita inizia almeno una settimana prima del calcio d’inizio, quando si evince che i modenesi al seguito della squadra saranno parecchi. La prevendita viaggia infatti a pieno ritmo e tempo poco, tutti i biglietti per il settore ospite vengono letteralmente bruciati. A questo punto parte la gestione dell’ordine pubblico della questura di Pisa che, sull’onda emotiva, mette in campo se non proprio l’esercito, diciamo pure una schiera di uomini e mezzi non propriamente indifferente, basti pensare che un elicottero sorvola la zona stadio ben prima del fischio dell’arbitro a scoraggiare qualche eventuale impavido. Da aggiungere che lo stadio, pur essendo in pieno centro città, risulta ben pattugliato anche nelle partite non di cartello o comunque con meno rischio perciò, come in gran parte degli altri stadi italiani, le possibilità di un contatto tra tifoserie risultano essere molto remote già a priori. Così alla fine, nonostante una bella rivalità che separa modenesi e pisani, il prepartita scorre via con il servizio d’ordine che bene o male riesce a fare il suo lavoro, notizia non di poco conto in un periodo storico in cui, con improbabili limitazioni sul numero massimo di biglietti, preferiscono dissuadere nei fatti la gente dall’andare allo stadio dopo che a parole ci hanno sfinito con la retorica di riportarcela.

Settore ospite che vede, come nelle previsioni, un gran numero di ultras e tifosi proveniente dall’Emilia. Ci sono tutti gli striscioni dei gruppi principali più le tante sezioni e le insegne dei club. Bel colpo d’occhio, si capisce che la trasferta è di quelle sentite, così già nel prepartita le due tifoserie scaldano i motori mettendo in chiaro il reciproco rapporto non propriamente idilliaco.

Gialloblu che salutano l’ingresso in campo delle squadre con una bella sbandierata, l’impatto scenico non è affatto male ed anche durante i novanta minuti, diversi bandieroni resteranno perennemente alzati. A livello di tifo, con un simile potenziale, poteva essere fatto qualcosa di più: l’inizio non è dei migliori, con la partecipazione che non raggiunge i massimi livelli nonostante coloro che si armano di megafono provino a coinvolgere e spronare il pubblico. In un paio di occasioni anche costoro perdono le staffe e se la prendono con chi segue la partita un po’ troppo in sordina, le parole di stimolo sembrano servire ed il finale di tempo, in effetti, vede la Curva Montagnani formato trasferta alzare i decibel.

Sull’altro versante il secondo tempo si apre con uno striscione per Stefano Cucchi, a ricordare una vicenda che difficilmente può essere accantonata tra gli album dei ricordi: Stefano è stato vittima di un sistema che troppo spesso sbaglia sapendo di sbagliare, ma pensa di mettere la polvere sotto lo zerbino ed andare oltre. Purtroppo Cucchi come Sandri sono morti due volte, la prima per mano di chi ha causato il dolo, la seconda per mano di chi non ha ammesso le proprie colpe e le proprie responsabilità, cercando di tenersi fuori dalla vicenda. Personalmente nella vicenda Sandri che risulta emblematica del modo di pensare ed agire, condanno ovviamente Spaccarotella per la leggerezza commessa, per quella follia pura, ma condanno con ancora più durezza chi fin dai primi istanti non ha esposto la verità, raccontando fantasiose faide tra ultras terminate con una sparatoria. Ho un flash della vicenda che mi pare altrettanto emblematico, il fratello di Gabriele, Cristiano Sandri, che una volta arrivato sul luogo dell’omicidio scaglia un paio di pugni sul cofano di una macchina urlando che vorrebbe sapere come è morto suo fratello. Basta questo per capire l’alone di mistero che si stava alzando su una vicenda che di misterioso aveva ben poco.

Sul campo, intanto, le emozioni non mancano e queste scatenano il pubblico dell’Arena Garibaldi, in certi frangenti della partita perfino la tribuna si scalda ed incita la squadra, l’ambiente insomma è carico di adrenalina come non mai ed il tifo delle due curve segue questo andamento. Se il Pisa da una situazione di svantaggio si ritrova avanti di due reti, è facile immaginare come la Curva diventi il vero motore del tifo, un motore che gira a pieno ritmo e trascina buona parte dello stadio ed anche la squadra in campo. Se nei secondi quarantacinque minuti c’è poco da annoiarsi vedendo la prestazione delle due squadre, ancora più intensità si percepisce sugli spalti, cosa alquanto gradita e desiderata per gli amanti di tifo.

Da menzionare, infine, il traguardo raggiunto dai giovanissimi “Supporters” che tagliano i loro primi cinque anni di attività, carta d’identità alla mano hanno davanti a loro un gran bel futuro e soprattutto tanti altri traguardi da tagliare.

Valerio Poli