Incontro molto sentito dalle due tifoserie, i numeri sono emblematici, il sold out viene prontamente registrato sia per il settore ospite, sia per i restanti settori dello stadio. Eppure questa poteva essere l’ennesima partita con il settore ospite desolatamente vuoto, le prime intenzioni dell’Osservatorio del Viminale erano quelle di proibire la trasferta ai tifosi salernitani, rei di aver tenuto un comportamento un po’ troppo irrequieto nel match contro il Frosinone, in particolare per aver acceso e lanciato un petardo di notevoli dimensioni. Considerato che il responsabile era già stato individuato e stava pagando individualmente, per quale motivo la pena doveva essere distribuita anche al resto della comunità?

Ottima la risposta della tifoseria salernitana che, invece di piangersi addosso, si è adoperata e ha intrapreso l’unica via possibile per ribaltare la sentenza, quella legale, affidandosi ad un pool di avvocati sceso in campo a dar battaglia riuscendo a spuntarla. Una gran bella prova di maturità da parte della tifoseria granata, una sentenza che farà sicuramente discutere, la conferma del fatto che sapersi muovere sui binari giusti può dare risposte esaurienti, può portare a risultati per certi versi insperati. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato attraverso gli avvocati Giovanni Adami, Daniele Labbate e Ciro Romano, trasferta perciò aperta anche ai residenti nella provincia di Salerno e biglietti letteralmente polverizzati.

Clima piuttosto caldo perciò all’“Arena Garibaldi”, la tifoseria di casa si ritrova come di consueto dietro la Curva Nord, le solite compagnie di amici, le solite chiacchiere prepartita, il solito movimento di persone tutte munite di sciarpa e felpa di ordinanza, difficile se non impossibile incontrare qualcuno che non indossi i colori nerazzurri. La moda casual o del total black a queste latitudini ancora non ha attecchito, del resto non rientra propriamente nei canoni di una tifoseria allergica alle mode del momento e che per estetica e modo di vivere lo stadio, si avvicina maggiormente agli anni ’80 quando la curva era un ricettacolo di stili e pensieri, un vero raccoglitore di personaggi tra i più disparati tra loro, un microcosmo dove trovavi il paninaro vicino al metallaro, l’operaio vicino al libero professionista, chi indossava il bomber e chi preferiva il Parka.

Il settore ospite comincia ad animarsi ben prima dell’inizio delle ostilità, i primi salernitani arrivano con largo anticipo ma il grosso della tifoseria entra poche decine di minuti prima del via, il tempo di compattarsi e vengono intonati i primi cori. Purtroppo il gruppo non espone né striscioni né bandiere, questo perché la tifoseria è in aperta contestazione verso la società. Un vero peccato. Senza colore la tifoseria salernitana perde molto del proprio potenziale, del resto proprio il colore assieme ai numeri sono stati per anni il fiore all’occhiello dei sostenitori della Bersagliera e oggi vederli anonimi, senza neanche uno striscione, è una sensazione strana. A livello vocale si fanno sentire ma è evidente una spaccatura tra gli ultras ed il resto della tifoseria, i primi si compattano nella parte bassa e sostengono la squadra ma la collaborazione tra le due anime del tifo granata non è molto proficua. Anche la linea oltranzista limita in buona parte la complicità di quelle persone che tendenzialmente non partecipano ai cori, ma che in determinate situazioni non mancano di accompagnare il tifo organizzato.

Tutt’altra atmosfera si respira in Curva Nord dove i bandieroni dei gruppi offrono sempre un gran bel colpo d’occhio. In questo pomeriggio si nota pure qualche bella novità che va ad aggiungere colore al colore facendo sembrare il loro settore in continuo movimento. Per accrescere l’impatto visivo, ogni tanto viene acceso anche qualche fumogeno, ma come al solito è la voce indiscussa protagonista: i cori si alzano senza troppi problemi e risultano parecchio partecipativi, l’inclusione è ai massimi livelli e anche i tifosi che sono ai margini della curva non si limitano a seguire passivamente l’incontro.

A inizio secondo tempo, la Nord espone uno striscione in favore della Palestina: a queste latitudini non è mai stato fatto mistero di una spiccata simpatia verso la causa e gli ultimi sviluppi in Medio Oriente hanno ulteriormente acceso il livello di attenzione su una parte di mondo che, da troppo tempo, vive inesorabilmente ed abitualmente sotto le bombe, in pieno regime di guerra, in barba a tanti proclami, tante promesse e tanti bei discorsi. La speranza è quella di trovare finalmente un accordo, una tregua istituzionale. I fatti recenti ci raccontano di una ricerca di una soluzione “pacifica”, bisogna vedere se siamo di fronte al solito teatrino oppure c’è la volontà vera di trovare una soluzione che accontenti le due parti. Difficile, molto difficile ma non impossibile.

Sul terreno di gioco il Pisa, rimasto in dieci dopo appena un quarto d’ora di gioco, riesce a trovare il gol della vittoria nella ripresa facendo esplodere l’Arena, poi regge bene all’assalto finale piuttosto convulso della Salernitana che prova ad acciuffare almeno il pareggio, ma trova in un paio di circostanze l’estremo difensore nerazzurro pronto alla risposta.

Il triplice fischio del direttore di gara decreta la festa per i colori nerazzurri in vista della trasferta di Palermo, che sarà l’anticipo serale della ventiquattresima giornata: un’altra trasferta poco agevole per logistica e per il giorno lavorativo ma un’altra trasferta dove il cartellino dovrà essere timbrato. I cori della curva nel finale di gara evocano un derby che da troppo tempo non si gioca e che vedono sempre più vicino. Sull’altro versante, nonostante la sconfitta sul terreno di gioco, c’è da festeggiare la vittoria più bella ed importante, quella di essere stati presenti, la conferma che se gli ultras facessero fronte comune e fossero intraprese quelle battaglie legali necessarie a scardinare le assurdità dei divieti di trasferta, probabilmente qualche battaglia in più si potrebbe vincere.

Valerio Poli