Ormai diamo per scontato i provvedimenti restrittivi in caso di trasferte pericolose o comunque incontri tra tifoserie non certo amiche, eppure ogni volta resta quel misto di rabbia e delusione che permane quando esci dallo stadio a fine partita e resti con quel senso di amaro in bocca per l’atmosfera che hai vissuto all’interno dell’impianto sportivo.

Tra pisani e doriani non scorre buon sangue e questo non certo da oggi, è una di quelle rivalità che si sono immediatamente mostrate e che nel tempo non hanno abbassato il loro livello di guardia, anche perché gli incontri passati sono sempre stati piuttosto vivaci. Un tempo la mappa di rivalità ed amicizie era abbastanza delineata, a parte rari casi dove i rapporti avevano basi poco solide, nella grande maggioranza dei casi non c’era da scervellarsi, i cosiddetti “blocchi di gemellaggi” erano granitici come le fondamenta di un condominio. Così se i pisani avevano un gran bel gemellaggio con i genoani, i doriani avevano un altrettanto bel rapporto con gli spezzini che guarda caso erano visti in cagnesco sia dai grifoni che dai nerazzurri. La Legge del Beduino trovava una valida sponda, nulla veniva lasciato al caso o alla fantasia del singolo, i rapporti erano chiari e trasparenti come l’acqua.

L’evoluzione del mondo ultras, lo scioglimento dei gruppi storici, il frazionamento di tantissime curve, l’individualismo dilagante, il mutamento delle generazioni e la volontà freudiana di “uccidere il padre”, ossia quello di voltare pagina rispetto ad un passato magari anche troppo ingombrante, ha fatto sì che dei rapporti storici rimanessero solo ricordi ingialliti che ormai appartengono alla storia. La mappa di amicizie e rivalità al giorno d’oggi non è così chiara come in passato ed il termine gemellaggio è stato ampiamente depotenziato, resta un feticcio del quale talvolta quasi ci si vergogna. L’estremizzazione del concetto di mentalità ultras sta uccidendo il modo ultras, sembra quasi che per ogni azione, ogni rivendicazione, ogni parola da dire o da scrivere, ci sia bisogno di aprire il librone mastro della mentalità e leggere al capitolo tre del paragrafo sei se è opportuno fare questo o quello, intonare un coro anziché un altro o partecipare o meno ad un evento. Ci stiamo omologando nel pensiero e questo è il neo maggiore di un movimento che all’origine è stato identificato come “di rottura”, anticlassista, ribelle. Non che personalmente mi piaccia troppo lo scontro generazionale, altrimenti si casca nelle ovvietà di come era tutto bello prima e come è tutto brutto, cattivo e sporco oggi, ma altrettanto ovviamente bisogna rendersi conto di come il movimento ultras sia in continua evoluzione e non potrebbe essere altrimenti: del resto si evolve la società e di pari passo quei movimenti giovanili che di essa sono specchio. E che a dirla tutta, oggi sono quasi scomparsi, laddove l’individualismo è dilagante e le amicizie si instaurano sui social, dove ci rappresentiamo come vogliamo spesso ingannando noi e gli altri.

Tornando all’attualità, il settore ospite vede la presenza dei soli possessori della Tessera, perciò la Gradinata Sud è impossibilitata ad effettuare la trasferta. I presenti confermano l’assenza dell’ala più rumorosa del tifo blucerchiato, gli striscioni presenti rimandano a club o sezioni e le persone presenti cercano di adoperarsi in qualche maniera per sostenere la squadra ma siamo ben lontani da organizzazione e coinvolgimento. Resta il fatto che l’acredine tra le due tifoserie è ben conosciuta anche a chi ultras non lo è e non lo vuole nemmeno essere, eppure proprio dal settore ospite, già nel prepartita, si alzano almeno un paio di cori offensivi verso il pubblico di casa. La Curva Nord non risponde alle provocazioni mentre in gradinata la gestualità è quella che ci si aspetta. Doriani che non vanno più in là di qualche coro per la squadra, a livello di colore viene acceso un fumogeno ad inizio gara mentre, durante la partita, qualche bandiera si fa notare con una certa costanza.

Curva Nord che si presenta con il tutto esaurito, ormai il dato non fa più notizia, e fin dalle prime battute si mostra parecchio predisposta a sostenere la squadra. Se ad inizio partita non viene organizzata nessuna coreografia, dopo una decina di minuti la curva si copre con una serie di striscioni con le più originali frasi dello storico presidente Romeo Anconetani, nell’anniversario della morte gli ultras lo vogliono ricordare in questo modo e lo spettacolo sembra proprio essere apprezzato da tutto lo stadio, visti gli applausi che piovono per diversi minuti. Se Romeo Anconetani si prende giustamente la scena, la curva non dimentica che il settore ospite è privo dell’anima del tifo blucerchiato. Lo striscione “Trasferte libere” esposto è un’invocazione a tornare a poter viaggiare in maniera libera, ormai ci sono incontri, come quello in questione, che si giocano sistematicamente senza pubblico ospite. E non vale neanche più il discorso che basta fare una tessera per viaggiare, purtroppo ci siamo trovati spesso di fronte a tifoserie che pur essendo tesserate, si sono viste chiudere la trasferta.

Curva Nord che non è certamente avara di messaggi ma anche per quanto riguarda il sostegno vocale non c’è davvero da restare delusi. Sarà che il risultato sul terreno di gioco è favorevole, sarà che la squadra sfodera una prestazione tutta grinta e coraggio ma sugli spalti non c’è un secondo di silenzio. Il tifo si mantiene su livelli eccelsi ed il colore non manca in nessun frangente dell’incontro. Con simili ingredienti l’ambiente non può che essere estremamente caldo, la Curva Nord sfodera l’ennesima prestazione maiuscola, difficile poter far meglio, diciamo che i margini di miglioramento, se ci sono, non dovrebbero essere così ampi.

Altra vittoria casalinga per il Pisa, risultato che delinea perfettamente una partita giocata quasi a senso unico, il primo posto in classifica viene consolidato, siamo solo a novembre ma sognare non costa nulla.

Valerio Poli