Dopo trentaquattro anni di assenza il Pisa torna in serie A. Lo fa dopo la più dolce delle sconfitte, quella patita a Bari, ma contemporaneamente lo Spezia, non riuscendo a cogliere punti a Reggio Emilia, incorona di fatto la squadra nerazzurra. Dopo i festeggiamenti lontano dalle mura amiche, l’incontro contro il Südtirol è l’occasione per ribadire la gioia per un cammino iniziato con tutte le incertezze del caso ma che, domenica dopo domenica, settimana dopo settimana, ha fatto sì che la squadra iniziasse a credere concretamente al sogno promozione. Merito della squadra, merito della società, merito di tutto l’ambiente e quando si parla di ambiente non si può sottovalutare l’apporto del pubblico, ormai una costante e non da questa stagione. Nella lunga lista dei ringraziamenti ci devono necessariamente entrare un po’ tutti perché una promozione non si ottiene per caso, c’è bisogno di competenza, perseveranza, pazienza e abilità nel gestire i momenti meno facili.
Un traguardo quanto mai gradito, trentaquattro anni sono un abisso, un’infinità: tra chi popola i gradoni c’è chi magari avrà ricordi nitidi della massima serie, ma c’è sicuramente chi per età anagrafica si ricorda qualche episodio, qualche partita, qualche aneddoto e chi proprio non ha avuto nemmeno la possibilità di annusare l’aria del massimo campionato. È bene rimarcare che anche chi ha assaporato in passato la serie A, oggi può viverla da protagonista. Nella prossima stagione la Curva Nord e l’intera Arena Garibaldi saranno chiamate all’ennesimo esame, a Pisa arriveranno le grandi squadre con le grandi tifoserie, obbligatorio mostrare sempre la parte migliore, più passionale e viscerale. In mezzo a tanta euforia impossibile non pensare alle sfide che, per un motivo o l’altro, saranno parzialmente o completamente chiuse, non vorrei essere eccessivamente pessimista ma un derby toscano tra Pisa e Fiorentina faccio fatica a immaginarmelo aperto al pubblico di entrambi gli schieramenti. Viste poi le restrizioni decise in maniera piuttosto arbitraria e fantasiosa, faccio fatica ad immaginarmi la Curva Nord presente nel settore ospite di tanti altri stadi, ma magari questo non è neppure il momento per pensare a queste eventualità, non è il momento di mettere il carro davanti ai buoi ma restando coi piedi per terra, l’augurio è che il ritorno in serie A, festeggiato come un evento se non storico sicuramente importante, possa avere come corollario una tifoseria alla quale non sia sistematicamente impedito di presenziare negli stadi.
Come facile immaginare intorno allo stadio c’è tanta euforia, il nerazzurro è indosso a qualsiasi persona. Sciarpa e maglietta della squadra oppure griffata Curva Nord sono elementi imprescindibili. Qualcuno si spinge a portare la bandiera personalizzata oppure un due aste creato per l’occasione: “Pippo e sono felice” direi che è piuttosto scontato visto chi siede sulla panchina nerazzurra, così come ricorre tutto ciò che ruota intorno alla recente elezione del Papa, chiudono il cerchio un paio di slogan contro i cugini livornesi e i rivali fiorentini per rimarcare quell’antagonismo che in Toscana fa da padrone. Anche i cori contro i rivali storici non mancano, nella serata dove l’interesse che riveste il terreno di gioco è pari a zero. La Curva si fa portavoce dell’entusiasmo comune e propone un mix di cori per salutare il raggiungimento del lieto traguardo alternati a quelli, immancabili, verso chi non c’è più.
Inizia l’incontro e ci si attende la coreografia della Curva Nord, gli ultimi dettagli portano via del tempo visto che per i primi venti minuti si nota un certo movimento in curva ma non si alza né un coro né viene sventolata una bandiera. È evidente che qualcosa bolle in pentola e quando si dà il via alla scenografia, questa va ad occupare ben due settori, la Curva Nord e la gradinata con il nerazzurro che domina incontrastato. Bello il colpo d’occhio, la difficoltà sta nell’andare a coinvolgere un settore non troppo abituato ad un lavoro simile ma le sbavature sono veramente ridotte. Tutto viene seguito alla perfezione e tenuto su per diversi minuti, segno evidente di quella collaborazione tra le varie anime del tifo che non è certamente partita da questa stagione. La mia diventa sempre più una convinzione, quando al centro del progetto metti la tifoseria, al netto delle divergenze e delle differenze esistenti in essa, puoi solo tracciare un sentiero proficuo ed estremamente redditizio. In questo caso i numeri della stagione che si sta concludendo, così come quelli delle stagioni recenti, sono lì a dimostrare la bontà del progetto.
Se la prima frazione in casa nerazzurra viene ampiamente occupata dalla coreografia ideata per l’occasione, nel settore ospite c’è una gradita presenza di tifosi ed ultras: la squadra professionistica più a nord d’Italia è seguita da un buon numero di persone e nonostante la partita si giochi in un giorno lavorativo, il cartellino è comunque timbrato. Anche i numeri non sono da disdegnare considerando la distanza tra i due centri, i tifosi ospiti hanno la buona particolarità di aggiungere alla presenza pure un ottimo apporto canoro e visivo: appena fatto il loro ingresso nel settore, riescono a fare gruppo e cominciano immediatamente a sostenere la squadra. A livello di colore non si fanno mancare numerose bandiere, sul piano della continuità c’è poco da imputargli. Nonostante un ambiente caldo come non mai, anche dal settore altoatesino il sostegno è pressoché continuo e al termine dell’incontro possono essere soddisfatti di aver fatto fino in fondo il proprio dovere, di aver marcato l’ennesima trasferta della stagione e di averlo fatto in maniera più che dignitosa. Una bella serata per i presenti che dopo il pareggio ottenuto dalla squadra, possono festeggiare una salvezza che ormai era diventata quasi una formalità pur essendo stata a tratti una chimera.
Curva Nord infine che si fa notare anche nella ripresa, bandieroni, torce, fumogeni e tanta voce, la partita sul terreno di gioco riveste un’importanza marginale e sugli spalti c’è solamente voglia di far festa. Tutti i settori dello stadio vogliono ritagliarsi quel ruolo da protagonista, l’atmosfera è quella delle grandi occasioni, in Curva Nord il colore non manca, fumogeni e torce abbondano, in una serata dove il vento è praticamente assente, nell’aria resta quel gradevole odore di polvere pirica, quel profumo un po’ retrò che ti porta indietro nel tempo. L’accensione è continua ed avviene nelle diverse zone della curva, sembra di veder festeggiare l’ultimo dell’anno nel rione più verace di Napoli, con l’aria invasa di fumo che resta sopra la curva a colorarla ulteriormente.
Termina la partita ma non i festeggiamenti che si protrarranno per giorni e giorni. In calendario ci sarebbe anche il turno da recuperare a causa della morte del Papa, la gara interna contro la Cremonese sarà l’occasione per prolungare, semmai ce ne fosse bisogno, la festa. La serata è ancora lunga, il sonno può attendere. Pisa si merita la massima serie: una società che ha agito con discrezione e competenza, una tifoseria che da tanto tempo viaggia con il vento in poppa. Resta in un angolo remoto quel pizzico di amarezza di ciò che potrebbe essere, però certe dinamiche esulano dalla volontà del tifoso e tantomeno dell’ultras.
Valerio Poli











































