In una stagione sportiva in cui è successo davvero di tutto, arriva — quasi inevitabilmente — la retrocessione in Serie A2 per Pistoia. L’insperata e sorprendente vittoria esterna a Venezia della scorsa settimana aveva riacceso un barlume di speranza in vista dello scontro diretto con la Vanoli Cremona. Tuttavia, considerando anche il risultato di Napoli e soprattutto il misero bottino accumulato durante l’anno (appena 6 vittorie in 28 partite), confidare in un miracolo era davvero difficile. Poco da dire sulla partita: Pistoia è poca cosa, si scioglie quasi subito, lasciando spazio a un monologo degli ospiti.
Sarà pure ripetitivo, ma è doveroso — e necessario — ricordare tutto ciò che la piazza pistoiese, e in particolare la Baraonda Biancorossa, ha dovuto sopportare in questa stagione surreale.
Dopo l’insediamento della nuova società, guidata dall’ex Olimpia Pistoia Ron Rowan nel maggio scorso, già dal mese successivo sono iniziate le contestazioni da parte della Baraonda. In particolare, la tifoseria ha da subito criticato una gestione quantomeno discutibile, a partire dall’acquisto di giocatori provenienti dalla stessa città di Rowan, culminato con il tesseramento del figlio — rivelatosi una sciagura. In modo rapido, confuso ma autoritario, Rowan ha voluto prendere il totale controllo del Pistoia Basket, mettendo da parte il direttore sportivo Sambugaro e arrivando addirittura ad allenare personalmente la squadra. Questo abuso di potere gli è costato un’inibizione, oltre a una girandola di allenatori: tre ufficiali più uno ad interim.
Ancora più gravi e scoraggianti sono stati altri due episodi. Il primo riguarda la totale mancanza di chiarezza (con maldestri tentativi di nascondere la polvere sotto il tappeto) da parte della componente italiana societaria, identificabile principalmente nel vicepresidente Capecchi — figura storica della pallacanestro pistoiese — e nel direttore generale Saracca. A fine 2024, in seguito a forti dissidi con quest’ultimo, la Baraonda — per la prima volta nella sua storia — decide di disertare le partite: accuse e minacce troppo gravi sono state rivolte al gruppo, che ha scelto di restare fuori finché la situazione non fosse migliorata. Solo dopo l’allontanamento di Saracca da alcune mansioni e la nomina di un nuovo responsabile per i rapporti con la tifoseria, la Baraonda ha fatto il suo ritorno sugli spalti.
Nel frattempo, in campo è un disastro. La situazione precipita ulteriormente tra febbraio e marzo, quando Rowan si dimette da presidente e abbandona Pistoia, portando via con sé il figlio e portando alla rescissione gran parte della squadra. A rimanere è solo il resto della cordata americana, che aveva inizialmente riposto piena fiducia in lui.
Siamo così alla vigilia della trasferta di Napoli: i problemi societari sono ormai evidenti a tutti e il rischio di perdere a tavolino è concreto. Ma, come spesso accaduto durante l’anno, i tifosi biancorossi non fanno mancare il loro sostegno: una cinquantina di pistoiesi raggiungono la Campania e assistono a una clamorosa vittoria, linfa vitale per l’umore della squadra e della tifoseria, oltre a rappresentare un piccolo spiraglio di speranza in chiave salvezza. Sarà, però, una delle poche soddisfazioni stagionali.
Tornando alla partita odierna, poco c’è da dire sul piano del gioco, mentre sugli spalti i protagonisti sono indiscutibilmente i tifosi. La curva biancorossa ha organizzato una coreografia semplice ma d’effetto: rimosso il telone copricurva, si alzano al cielo bandiere di varie dimensioni e sciarpe. Complice un’ottima presenza numerica — in cui spicca uno “zoccolo duro” sempre più affiatato e intergenerazionale — il tifo è continuo, colorato e caloroso, anche durante l’ennesima disfatta.
Dignitosa anche la presenza e il supporto del tifo ospite. I ragazzi del Guidati dal Prosecco non mollano mai, approfittando del buon andamento in campo. Nulla di trascendentale, in crescita rispetto alle scorse stagioni e apparsi in una forma decisamente migliore rispetto a quanto visto all’andata.
Certo, l’attenzione del tifo casalingo tende a ricadere su un punteggio già pesantemente a sfavore sin dai primi minuti, ma chiedere di più sarebbe stato irrealistico. Cori classici e nuovi, per la maglia, per la città, per l’orgoglio, e contro Rowan e soci: il repertorio è vasto e l’intensità vocale di alto livello. Commovente il legame tra i pianti in campo di Della Rosa (e degli altri italiani) e il canto della curva: “Noi non molleremo mai” e “Questa curva non retrocede”.
Rimane ora un solo impegno da onorare: la trasferta a Reggio Emilia, in programma domenica prossima. Si prevedono almeno 150 pistoiesi presenti alla “last dance” in Serie A. Con la speranza che si tratti solo di un “arrivederci”. Il futuro, però, resta nebuloso: tra una proprietà americana incerta, la questione sponsor e le nauseanti voci di una possibile fusione/trasferimento con una squadra di Montecatini, l’estate che attende la Baraonda si preannuncia lunga e molto impegnativa.
Testo di Edoardo Pacini
Foto di Daniele Bettazzi


































