Non è stata solo una finale, è stata una vera e propria festa del calcio pugliese. In campo Polimnia e Canosa si sono date battaglia per un posto nella storia, ma sugli spalti (ciò che a noi più preme) si è giocato un altro match, altrettanto emozionante: quello tra due tifoserie che hanno trasformato lo stadio “Caduti di Superga” in un’arena di emozioni, colori e passione pura. Il campo in questione forse non vedeva tantissima gente da anni, e il colpo d’occhio è stato di quelli notevoli per la categoria. Una tribuna centrale completamente esaurita, settore ospiti pieno e centinaia di persone tra cancellate e “semi-gradoni”, in uno stadio non sempre comodissimo sia per assistere alla partita che fotograficamente parlando, a causa delle reti verdi che coprono i settori e un’illuminazione non esaltante che costringono ai salti mortali persino per una messa a fuoco.

In casa polignanese, questa finale è stata anche emblematica della difficile realtà con cui il Polimnia Calcio deve confrontarsi, nonché la migliore delle risposte possibili da parte dell’ambiente: l’assenza di uno stadio adeguato a Polignano a Mare, costringe infatti da tempo a giocare le partite casalinghe in quel di Mola di Bari, sfida logistica ma più che altro emotiva per tifosi e calciatori che hanno dovuto affrontare questo lungo esilio forzato.

Nonostante tutto, la passione dei tifosi polignanesi non si è mai spenta. In ogni partita, hanno percorso chilometri per sostenere la loro squadra, trasformando ogni gara in una dimostrazione d’amore e fedeltà. Oggi l’epilogo: torciata old style di grande impatto e un muro notevolissimo di mani. Nonostante il comunicato di autosospensione, per i diffidati e per la città, gli ultras hanno fatto un passo indietro, sobbarcandosi e sospingendo la gradinata in una serata di grande tifo. Sotto di 2-0, il settore ultras ha dato il meglio di sé, con tantissime torce accese e venti minuti di tifo notevole, dimostrando grandissimo attaccamento ai colori e al gruppo, dimostrando di esserci nonostante tutti i problemi di cui sopra e la piccola realtà turistica più attenta ai bisogni dei turisti che non della squadra di calcio. Per questo e a maggior ragione, gli ultras di Polignano meritano un sincero plauso!

Capitolo ospiti. In un calcio sempre più legato alle luci della ribalta e alle logiche commerciali, ci sono storie che resistono al tempo, più vere e forti di qualsiasi campionato di vertice: è la storia degli ultras di Canosa, che da decenni tengono viva la fiamma della passione per i rossoblù nei campi polverosi delle categorie inferiori. Ero un ragazzino quando vedevo le foto degli Sconvolts Canosa su Supertifo e vedere da vicino qualche sciarpa a rievocare quel glorioso passato, che ha fatto storia per gli amanti del tifo, è stato da brividi.

Particolarmente attivi già dalla fine degli anni ’80, gli ultras canosini si sono costruiti un’identità radicata nelle ristrettezze dell’Eccellenza, nella solitudine dei mercoledì pomeriggio di Coppa e nei viaggi infiniti verso impianti spesso senza nessuno con cui confrontarsi. Senza riflettori ma solo con l’amore per la propria terra e per i propri colori come unico faro.

Oggi le redini del tifo sono in mano alle nuove generazioni, che portano anche qui nel sud barese un’energia da categoria superiore. Anche loro meritano gioie come quest’oggi effettivamente avvenuto e vederli festanti fa bene, tanto bene, alla luce del loro passato così antico. Una piccola gioia maturata dopo una prova di grande tifo, caratterizzato da tanti fumogeni, manate e cori secchi. Espongono uno striscione dedicato a Michele, applaudito dai dirimpettai, levando successivi cori univoci per il mondo ultras, a corollario di una serata molto suggestiva.

Il campo ha decretato il successo del Canosa (1-2), ma sugli spalti ha vinto il calcio, quello vero, quello delle emozioni, delle trasferte con gli amici, delle bandiere agitate al cielo, dei bambini sulle spalle dei genitori a cantare insieme, dei fumogeni liberi senza la paranoia di dover per forza coprirsi il volto a causa di una repressione cieca e stupida. Una partita che sarà ricordata non solo per i gol, ma per l’atmosfera da brividi piena di libertà di vivere la gradinata.