Derby toscano contraddistinto da un rapporto che va ben al di là della semplice amicizia, in un’epoca dove la parola gemellaggio sembra essere diventata un tabù, in questo caso non è assolutamente un abbaglio usare un termine del genere. Poi chissà perché il gemellaggio, usato come vero e proprio termine, sembra essere cascato in disuso: sicuramente da un lato ci sono le nuove e sempre più intransigenti leggi repressive che hanno di fatto creato il caos all’interno delle curve, dall’altro c’è una moda nel voler dichiarare l’amicizia invece dello storico gemellaggio. E qui andiamo a spaccare il capello in quattro, perché la differenza, ipotetica o pratica, tra un’amicizia ed un gemellaggio dovrebbe essere scritta in un vademecum dell’ultras oppure tramandata a posteri. Del resto i rapporti di amicizia – rivalità risalgono ai tempi dei tempi, si parla degli albori del movimento ultras dove la questione politica era molto sentita e specialmente tra i grandi club c’era una divisione sostanziale a seconda dell’idea politica. Ora non voglio fare un paragone del genere, ormai da qualche decennio c’è una riluttanza alla sfera politica, sia all’interno degli stadi, sia nella vita quotidiana, la nascita di alcuni movimenti ha soppiantato la vecchia organizzazione del partito politico, ma negare una condivisione di idee, obiettivi e battaglie appare quasi infantile. Ecco che tornare ad usare la parola “gemellaggio” sembra quasi un ritorno ai tempi andati, quasi una semplificazione di un rapporto: si parla tanto di calcio moderno, di deriva del calcio, di neocalcio e poi cadiamo in discussioni sterili ed in quisquiglie che in passato non venivano neanche prese in considerazione.

E la partita odierna ci ricorda la procedura per onorare al meglio un gemellaggio: ospiti che si presentano ben prima del fischio d’inizio in quel di Ponsacco accolti da uno striscione di benvenuto, foto di rito, chiacchiere e saluti in abbondanza e poi via per un pranzo che serve a socializzare, magari a conoscere le new entry ed a approfondire certe tematiche che tanto care sono agli ultras delle metropoli quanto a quelli che si devono rapportare con realtà minori. La repressione è senza dubbio una scure che non risparmia gli ultras, che si segua una squadra della massima serie oppure si ristagni nelle serie dilettantistiche, ormai è appurato che indossare una sciarpa ti rende immediatamente obiettivo sensibile. Ecco perché occorre muoversi con intelligenza, non agire di impeto o per rabbia ma usare la testa: in certe realtà una pioggia di diffide fa terminare anzitempo un progetto che magari avrebbe basi solide e consolidate. La tifoseria di casa viene fuori dalla trasferta di Foligno dove è stata costretta a contare un arresto, numericamente cambia poco o nulla, ma quel che conta è anche la percezione del pericolo, ragion per cui è facile che i ragazzi più giovani facciano fatica ad entrare nell’ottica di frequentare lo stadio ed un gruppo ultras quando la posta in palio è alta, per di più in una realtà di paese dove obbligatoriamente le forze dell’ordine conoscono i frequentatori più assidui per nome, cognome e soprannome.

Le due tifoserie si spostano poi all’interno dello stadio dove, proseguendo nel programma della giornata, sono innumerevoli i cori di stima che si scambiano per tutti i novanta minuti, intervallati dai consueti cori verso le proprie squadre. La partita non è che sia delle più emozionanti, il Grosseto vince agevolmente l’incontro così ben presto i cori d’incitamento sono quasi completamente sostituiti da quelli di stima reciproca ed inevitabilmente si arriva a fine partita, dove c’è la seconda razione di saluti e pacche sulle spalle.

Amicizia o gemellaggio che dir si voglia, la stima reciproca tra due tifoserie, i medesimi valori e gli obiettivi comuni, la solita idea di intendere lo stadio ed il solito modo di vivere i gradoni danno vita ad un rapporto che si spera sia il più duraturo possibile. Questo significa che il rapporto poggia su basi forti, consolidate e riconosciute all’unanimità. Purtroppo certi gemellaggi, la storia ce lo insegna, son terminati per fattori quasi ininfluenti o comunque marginali.

Valerio Poli