Ancora una volta è la superstrada Livorno – Pisa – Firenze che percorro per arrivare a Ponsacco ed ancora una volta la pioggia è fedele compagna di viaggio. Questa volta è particolarmente insistente tanto che la stessa partita sembra a rischio rinvio. Fortunatamente così non è perché dopo qualche decina di minuti di gioco, la pioggia si attenua fino a terminare del tutto. Nonostante il terreno di gioco sia particolarmente appesantito e la palla faccia fatica a scorrere, l’incontro viene portato a termine anche se ovviamente, in alcune fasi di gioco, si pensa davvero più a buttare la palla avanti che non a cercare le trame di gioco. Insomma, non il pomeriggio migliore per portare dei ragazzini allo stadio per vedere come si gioca a calcio ma i ventidue in campo non si può dire che risparmino energie e grinta.

Nell’immaginario collettivo la partita dovrebbe essere l’occasione per un sano divertimento ma sembra che nel calcio, nonostante la categoria dilettantistica, si debba sempre trovare il pretesto per generare problemi. Capisco che l’arrivo del Livorno con al seguito un buon numero di tifosi si possa trasformare in un problema gestionale ma sbandierare ai quattro venti l’impossibilità di acquistare il biglietto in loco appare più una manovra maldestra per allontanare la gente dallo stadio. Eppure la questura bolla l’incontro come “partita a rischio” (poi chi di dovere ci elencherà i rischi) ed invita piuttosto energicamente a munirsi preventivamente del ticket d’ingresso. Ovviamente sul posto il biglietto è acquistabile ai botteghini, per di più noto con piacere che per l’occasione è stata montata una tribuna piuttosto ampia dietro una delle due porte. Erano anni che lo stadio Comunale di Ponsacco non subiva un restyling, è sempre restato fedele ad una struttura spartana con la semplice rete verde a delimitare il campo e se non fosse stato per gli ultras locali, che hanno abbellito con numerosi murales l’esterno, probabilmente nessun cambiamento estetico sarebbe stato apportato dall’amministrazione comunale.

Gli ultras locali non sono certo dei novellini, la presenza ultras ha radici antiche qui, il feeling tra paese e squadra non si scopre certo oggi ed una palestra di esperienza ai tempi della vecchia serie C ha forgiato una generazione di tifosi che ancora oggi si ritrova a sostenere la squadra, nonostante uno scivolone improvviso in Eccellenza proprio quando la promozione in serie C sembrava a portata di mano. Non un passo avanti ma due indietro con la ventilata ipotesi di un fallimento che avrebbe fatto ripartire la squadra dalla terza categoria, evenienza poi scongiurata proprio per merito degli ultras che hanno intrapreso una campagna di sensibilizzazione per cercare una nuova strada per l’iscrizione.

Oggi gli ultras rossoblù si ritrovano dietro la pezza “1920”, anno di fondazione della società: la scelta non mi convince del tutto visto che in passato la tifoseria è stata rappresentata da sigle molto più originali e pertinenti alla realtà, però nome a parte la gente c’è: nonostante la giornata non proprio ideale per seguire la partita, un buon numero di ultras si ritrova al solito posto per sostenere la squadra. E svolgono anche il loro compito nel migliore dei modi considerato che il gruppo resta compatto per tutta la durata dell’incontro, tifando per i classici novanta minuti. Esteticamente poco da segnalare, del resto la pioggia non agevola e a parte l’esposizione di due striscioni di diverso tenore, restano da evidenziare solamente voce e mani. Un plauso per la costante presenza, fare l’ultras in paesi con bacino d’utenza limitato ma restare comunque a galla per decenni è sinonimo che si è seminato bene.

Sull’altro versante i livornesi arrivano con mezzi propri e vanno ad occupare la nuova tribuna dietro la porta. Striscioni e pezze amaranto in bella mostra ma anche in questo caso il colore si limita a qualche bandiera che orgogliosamente sventola nonostante la pioggia, mentre un paio di torce vengono accese durante l’incontro anche se, dopo gli ultimi episodi non propriamente positivi, l’uso della pirotecnica dei tifosi labronici è sotto la lente d’ingrandimento delle questure. Se nella prima frazione il tifo di marca ospite fa fatica a decollare, nel secondo tempo dell’incontro una migliore organizzazione del tifo permette allo stesso di salire in cattedra e sfornare qualche coro bello partecipativo e piuttosto potente. Viene preso di mira l’ex Ciccio Tavano, mai troppo amato a Livorno nonostante il numero di gol segnati. Per il resto è il sostegno alla squadra che fa da padrone e viene portato avanti fino al termine della gara, quando i giocatori festeggiano la sudata e non scontata vittoria sotto il settore.

Tra gli applausi esce pure il Ponsacco che ha tenuto testa al più quotato avversario. I presenti hanno apprezzato lo sforzo della squadra. La terna arbitrale non subisce invece il medesimo trattamento, ma questo succede a tutte le latitudini, in Italia specialmente il direttore di gara è spesso il principale colpevole – reale o presunto – di sconfitte e risultati negativi.

Valerio Poli