“Noi un ci si ha una sagra, una festa, noi ci si ha solo la squadra”. Basterebbe questa frase, pronunciatami da un ragazzo sui 25 anni, con la solita energia toscana, a descrivere Ponsacco – San Gimignano.

Il piccolo borgo si rivela essere una realtà di tutto rispetto dal punto di vista del tifo, nonostante il salone del mobile, grattacielo in vetri appena fuori dal centro storico del paese, sia mezzo vuoto. Immagino al suo interno le sale ampie e ora polverose che un tempo ospitavano i prodotti dell’artigianato locale. Una situazione tutta italiana, piccola industria andata ora delocalizzata o in fallimento, che sopravvive con export e tirando la cinghia.

Sono passati gli anni belli, lo spiega bene Nesi in Storia della mia gente, parlando della situazione tessile nella vicina Prato. Il padrone della fabbrichetta che un tempo andava nel suo luogo di lavoro anche il sabato, coi dipendenti quindi a casa, a rimirare e annusare il proprio vanto, ora svende ai capitali stranieri, voraci e spietati.

E calcisticamente parlando, dalla B in giù si campa di soldi locali, e ciò ha influito quindi anche sulla sorte dei rossoblù. Sono passati i tempi belli, della C2 con Pileddu in attacco. Negli ultimi anni, nel limbo della serie D, qui va comunque tutto bene. Buone posizioni in classifica e pubblico soddisfatto, impegno garantito e giovani minorenni ad occupare gli ultimi gradoni nel blocco di tifosi che canta sulla tribuna a estrema sinistra.

Lo stadio di Ponsacco merita un paragrafo a parte. Tubolari. Ci siamo abituati in Italia, tribune che sorgono nelle estati in seguito a salti di categoria. Ma qui tutto ha una sua identità, essendo che tutte le tribune sono di questo materiale. Il ferro si nobilita, acquisisce un proprio perché e rende unico nel suo genere, seppur spartano, l’impianto cittadino. Fari a quattro lampade e spogliatoi a lato del campo, niente tunnel o sottopassaggi. Benvenuti al “pollaio”.

I ragazzi si trovano in centro e a qualche centinaio di metri dallo stadio, si fermano ad aspettare i ritardatari e poi fanno un breve corteo, senza remore che ciò sembri un plagio di realtà ben più numerose. Sugli spalti oggi ci si diverte, con poca fatica in campo viene piegato il modesto San Gimignano, con molti ragazzini in campo.

Circa 300 i presenti sugli spalti, non i numeri di una settimana prima contro l’ambizioso Tuttocuoio, ma un buon blocco sulla 40ina attivo nel tifo. Raggruppati dietro il lungo striscione “Tana dell’Orso” offrono un sostegno costante, con sul finale un coro per Cristian Moni, indimenticato tifoso locale.

Conosco abbastanza bene le serie dalla C in giù del nord Italia, e so quanto sia scarsa la presenza sui campi più periferici, e soprattutto come i gruppi legati a paesi così piccoli siano spesso frutto di nuove categorie mai assaporate in passato o di annate fortunate. Qui comunque si ha una tradizione di tifo e da ormai qualche anno la squadra vive nella serie D, vero limbo dai non pochi chilometri da macinare. Oggi mi trovo su una linea di confine, dove paese e gioco del pallone si fondono, come spesso accade più a Sud nella nostra Penisola. Un bandierone rossoblu al vento e sullo sfondo la torre del borgo, sono a Ponsacco in provincia di Pisa.

 Amedeo Zoller