Situazione critica in casa granata, la squadra è nei bassifondi di una classifica per fortuna corta, dalla quale per uscire basterebbero un paio di vittorie. La Gradinata espone uno striscione ad inizio partita che vuole spronare la propria compagine a dare il meglio, la salvezza del resto è un traguardo raggiungibile. Al netto della situazione in oggetto, manca più in generale nello sport e nel calcio la cultura della sconfitta, figlia dei troppi discorsi enunciati dai soliti esperti del settore, che ci convincono che questa o quella squadra sia costruita bene, abbia un buon allenatore, possa fare una stagione positiva, ecc. in una bulimia di opinioni tipica dell’epoca dei social. Al via del campionato nessuna squadra è mai condannata a retrocedere, poi alla conta dei fatti già a dicembre monta il malcontento. Che – ripeto – non è un attacco diretto o un problema del solo Pontedera e della sua gente, ma il frutto di una tendenza a confondere lo sport con la spinta commercializzazione, anche in senso retorico, che ha preso piede dalle pay-tv in poi, dimenticando che prima di sovraesporre il proprio prodotto con tutto questo marketing, a definirne la bontà è sempre il terreno di gioco.

Da Perugia giungono in Toscana un buon numero di tifosi, per lo più con mezzi propri. La trasferta è di quelle agevoli, Pontedera si raggiunge senza troppi problemi, così anche l’ingresso nel settore avviene senza grossi grattacapi. Mentre Ingrifati ed Armata Rossa si posizionano nel nuovo settore dietro la porta, la Brigata Ultrà prende posto nel settorino adiacente: la divisione non è così marcata come si potrebbe immaginare, i gruppi producono gli stessi cori e la collaborazione appare totale. Ciò che mi stupisce un po’ sono i numeri della Brigata, sinceramente mi sarei aspettato qualche elemento in più visto che nel passato, anche recente, ho potuto apprezzare una certa adesione al gruppo, ma evidentemente anche repressione, ricambio generazionale e solite problematiche del mondo del tifo, disegnano le loro cicliche parabole numeriche in ogni gruppo.

Il tallone d’Achille dei padroni di casa sono i numeri, Pontedera potrebbe e dovrebbe fare qualcosa in più perché i presenti si danno un gran bel daffare per vivacizzare la Gradinata ma restano piuttosto isolati. Eppure si rendono protagonisti di un pomeriggio che li vede propositivi e attivi per quanto riguarda il sostegno, si prendono anche la ribalta per uno striscione sui morti di Calenzano, segno che l’attività in seno al gruppo è viva. Magari in questo periodo i risultati sportivi non aiutano e questo è un problema un po’ in tutte le piazze, figuriamoci in quelle medio-piccole dove si percepisce immediatamente l’allontanamento di quelle persone che passano i tornelli solamente in determinate situazioni.

Perugini invece autori di una buona prova vocale, la squadra viene sostenuta senza sosta per tutta la durata della gara, tra i presenti son pochi quelli che si posizionano in disparte per seguire esclusivamente l’incontro, la partecipazione risulta fin troppo buona e sui gradoni non c’è verso di annoiarsi.

Il doppio vantaggio del Pontedera viene scalfito verso metà secondo tempo da un gol ospite ma il Perugia non completa la rimonta ed i tre punti restano in casa granata. Il miglior viatico per risollevare le sorti calcistiche e anche per incentivare una tifoseria che la buona volontà ce la mette sempre.

Valerio Poli