Il decesso del Santo Padre ha costretto il calcio italiano a fermarsi. La serie C girone B ha posticipato le gare dal giorno di Pasquetta a due giorni dopo, il mercoledì 21 alle ore 18:00. Inevitabile il codazzo di polemiche seguite alla posticipazione delle gare, tra favorevoli e contrari, tra chi avrebbe preferito seguire diligentemente i cinque giorni di lutto nazionale e chi avrebbe preferito il classico minuto di raccoglimento sui campi. La Lega Calcio nel suo proverbiale opportunismo, ha scelto di stare con un piede in due scarpe: inconcepibile sarebbe stato, per la loro natura, passare sopra a un lutto del genere, altresì sarebbe stato difficile spostare completamente il calendario a data da destinarsi.
Alla fine la soluzione adottata scontenta un po’ tutti, in una nazione nella quale c’è da meravigliarsi per come la gente continui a meravigliarsi per la condotta amorale dello sport e in particolare del calcio, ormai avvitata in maniera abbastanza chiara e inequivocabile verso il business ad ogni costo. La necessità di giocare e monetizzare quanto più possibile, obbliga i calendari a turni infrasettimanali senza soste, basta un inconveniente, uno stop forzato per buttare all’aria un programma intasato, spinto eccessivamente al limite, ormai schiavo delle televisioni alle quali i nostri presidenti hanno venduto pure le mutande. E se vendi l’anima al diavolo, poi non puoi alzare la voce e gridare allo scandalo, del resto gli artefici del danno creato sono proprio quei presidenti che poi si lamentano per come le loro squadre vengono trattate in casi come questo.
Qualcuno invoca la riduzione delle partecipanti alla massima serie, cosa che sarebbe più un palliativo che la soluzione definitiva perché se l’ottica dei vertici del calcio è quella di giocare il più possibile, c’è poco da fare, bisogna passare sopra a tutto ciò che contorna il gioco, tutto ciò che per un motivo o l’altro mette i bastoni tra le ruote di una macchina che deve produrre per forza.
Basta pure con la moralità a due velocità, da una parte l’obbligo di ricordare, come in questo caso, una personalità la cui fama, indipendentemente dalle idee di ognuno, è sicuramente globale; dall’altra mai sia posticipare oltre le quarantotto ore perché l’industria calcio non può permettersi ripercussioni negative sui bilanci, già ci sono troppe squadre che falliscono a metà stagione, altre che arrivano per il rotto della cuffia all’ultima giornata, altre ancora che si vedono affibbiare punti di penalizzazione per poi iniziare una battaglia legale per chiedere sconti o addirittura la restituzione degli stessi.
Dei tifosi interessa poco o nulla. Di chi era già in viaggio per seguire la squadra, di chi era arrivato a destinazione e si è visto rinviare l’incontro, di chi ha prenotato pullman, aerei, alberghi e ha dovuto disdire tutto talvolta senza nemmeno rimborsi. Più che il rinvio delle partite è stata sbagliata la tempistica ma, ripeto, a mio parere salvare capra e cavoli, se non proprio impossibile, risulta essere molto difficile, per di più in un momento della stagione dove ogni partita ha un’importanza vitale ai fini della classifica.
Se a Pontedera si fosse giocato il giorno di Pasquetta probabilmente la cornice di pubblico sarebbe stata leggermente diversa, ma il posticipo al mercoledì pomeriggio ha inevitabilmente peggiorato le cose, soprattutto agli ospiti che si sono dovuti sorbire un viaggio non impossibile a livello di chilometraggio, ma che in un giorno lavorativo e in un orario che un tempo avremmo definito insolito, sicuramente porta a più di qualche defezione. Aggiungiamo pure che il Rimini, fresco vincitore della Coppa Italia di serie C, è già ai play off di cui salterà i primi due turni entrando in scena dal primo turno nazionale, si capisce dunque che questo incontro offre davvero pochi stimoli per i romagnoli.
Una dozzina gli ospiti presenti nel settore ospite, noto con piacere un bandierone che rimanda alla Falange d’Assalto, un gruppo che ha fatto la storia in quel di Rimini, positivo segnale che le radici del tifo non sono state irrimediabilmente recise come altrove. Altrettanto vero che le generazioni cambiano, così come il momento attuale del movimento ultras, ma è salvifico non rincorrere le mode del momento mantenendo, quando possibile, una propria identità. Ora tutto verte sulle spalle del gruppo “Curva Est”, presente con lo striscione da trasferta per marcare presenza in quest’altra tappa del loro positivo percorso di crescita.
I padroni di casa, invece, vivacizzano il settore con qualche bandierone bianco-granata, facendosi inoltre portatori di alcuni messaggi: impossibile non ricordare lo striscione in ricordo di Giulio Drago, il portiere ex di Cremonese, Bari, Triestina che ha giocato anche a Pontedera, difendendo i pali della formazione granata nella famosa amichevole giocata contro l’Italia di Sacchi che si stava preparando per i mondiali di Usa ’94; partita che vide il Pontedera clamorosamente imporsi sugli avversari, finendo alla ribalta su tutti i quotidiani nazionali per aver regolato una squadra con gente del calibro di Signori, Baggio e Baresi, tra gli altri. Una di quelle storie che fanno il bene del calcio, una partita che è rimasta nelle mente degli sportivi di Pontedera, orgogliosi, giustamente, di questo slancio di notorietà. L’attualità della formazione granata però, parla di una più modesta ma importante salvezza, raggiunta dopo qualche momento di paura. Ora persino l’obiettivo play off potrebbe essere alla portata, dopo la vittoria odierna sul Rimini se non proprio decisiva, sicuramente un passo decisivo verso un traguardo a dir poco inaspettato fino ad un certo momento della stagione. Magari non ci saranno le possibilità di battere di nuovo la nazionale, ma comunque Pontedera ha l’occasione di presentarsi nuovamente ai nastri di partenza della corsa verso la cadetteria. E non è poco.
Valerio Poli









