Lunedì, ore 20:30: basterebbe questo a far scattare quella rabbia tipica di quando il calendario mette di fronte a partite come questa. Un incontro di terza categoria che si gioca in orario serale in un giorno lavorativo. Ormai siamo quasi abituati a queste atrocità. Hanno venduto il prodotto calcio per due spiccioli alle televisioni fantasticando miracolosi introiti, anche se la realtà ci appare ben diversa. Il calcio italiano è ormai relegato a Cenerentola in Europa, tanto che appena varchiamo i confini nazionali con le nostre squadre di club, immancabilmente collezioniamo figure non certo all’altezza della nostra storia.

Non parliamo poi della nazionale maggiore, meglio sorvolare sulle vittorie striminzite contro Israele che ci vengono propinate come incontri complicati e intrisi di insidie. Poi la Norvegia asfalta gli azzurri, gli spareggi sono quasi un traguardo da accogliere con giubilo per un Mondiale che, ancora una volta, appare tutt’altro che alla portata. Passiamo oltre e facciamoci andare bene anche una programmazione della serie C molto fantasiosa. Ormai gli ultras fanno pure fatica a protestare contro orari e giorni assurdi, la battaglia sembra irrimediabilmente persa, forse anche perché pure su questo punto è mancata l’unità richiesta e il sentiero è stato abbandonato molto prima di esser costretti ad alzare bandiera bianca.

Se la Gradinata Nord di casa si attesta su numeri dignitosi, da Pesaro arrivano una trentina di ultras. Anche in questo caso complimenti per la presenza, sicuramente doverosa, ma che visto il contesto poteva essere ancora più ridotta. Invece nel settore ospite, accanto ai biancorossi, compaiono anche i pistoiesi a onorare un gemellaggio che dura da anni e sembra sempre più solido. Una mosca bianca in un periodo storico dove gli ultras sembrano più propensi a troncare bruscamente i rapporti amichevoli con motivazioni più o meno valide. Personalmente e sinceramente, spesso le trovo un po’ forzate. Altra moda del decennio è quella di intraprendere rapporti con tifoserie estere. Probabilmente i voli low cost abbinati a raduni estivi o comunque possibilità di incontro extra campionato, hanno fatto sì che questi rapporti internazionali prendessero sempre più piede. Nulla di così assurdo o sconveniente, per carità, resta però la percezione che in certe occasioni le similitudini tra le tifoserie siano molto meno percettibili dei motivi considerati validi a interrompere rapporti su scala nazionale.

Pesaresi che non ci mettono troppo a intonare cori di amicizia verso i gemellati, cori che vengono riproposti nelle varie fasi dell’incontro a rimarcare una vicinanza che appare davvero ben solida. Nel settore ospite la trentina di temerari decide di dare un senso alla serata e non manca di farsi sentire. Tanti cori, alcuni anche originali, contraddistinguono il sostegno della Curva Prato che si protrae fino al fatidico triplice fischio del direttore di gara. Una bella prova dei presenti, continua e rumorosa, esteticamente impreziosita da qualche bandiera che offre sempre un bel tocco di colore.

Sul terreno di gioco il Pontedera non sembra essere nella miglior serata e infatti incassa un paio di reti senza realmente sembrare di poter rientrare in partita. In gradinata gli ultras granata non apprezzano granché la prova della squadra e qualche coro di protesta si alza anche durante lo svolgimento della partita. Padroni di casa che devono mandar giù un boccone amaro, per gli ospiti almeno la gioia di aver strappato i tre punti, per cui il ritorno verso casa può considerarsi più dolce.

Valerio Poli