La novità della stagione in fatto di tifo è il tesseramento, non so quanto collettivo, della Curva Nord laziale che torna in trasferta dopo aver condotto una dura battaglia contro la tessera del tifoso. Logico attendersi un buon numero di sostenitori laziali ad Empoli, vuoi perché la distanza tra le due città non è siderale, vuoi per la voglia degli aquilotti di tornare a viaggiare, vuoi per il potenziale delle due squadre della Capitale che è senza dubbio considerevole.

Ed in effetti i numeri sono di quelli importanti, non si può magari parlare di invasione, resta il fatto che i laziali si presentano in Toscana con un ottimo seguito, mettendo un po’ in difficoltà l’organizzazione del servizio d’ordine intorno allo stadio, che per questa partita viene notevolmente potenziato. I risultati di tale “potenziamento” si vedono a tratti, visto che in qualche frangente si nota un caos del tutto immotivato. Probabilmente il bisogno della sicurezza a tutti i costi, che da più parti viene sbandierato, impone un abbassamento del buon senso per privilegiare indistintamente le procedure standardizzate.

I laziali occupano quasi per intero i due spicchi del settore ospite, gli empolesi affollano la Maratona inferiore, territorio presidiato dai Desperados. Anche i padroni di casa portano allo stadio buoni numeri, la Maratona fa la parte del leone e conta pochissimi vuoti, la squadra pratica un bel calcio ed Empoli risponde in maniera del tutto soddisfacente, considerando il bacino d’utenza e l’immediata vicinanza di Firenze che comporta alcuni scontati problemi.

Buono il colpo d’occhio dello stadio, nel settore i laziali attaccano molte pezze alle balaustre ed a inizio partita offrono una sciarpata contornata da alcuni bei bandieroni. Spettacolo semplice ma efficace, numerose bandiere ed alcune due aste vengono mostrate con orgoglio e vanno a colorare un settore che fin dalle primissime battute si mostra particolarmente vivace.

La Maratona inferiore offre una rapida sbandierata, i tempi delle torciate a queste latitudini sono terminati ormai da anni dopo che, specialmente in notturna, torce e fumi erano diventati il cavallo di battaglia di Rangers e Desperados.

I laziali mostrano immediatamente gli artigli e dopo aver ricordato Gabriele Sandri, partono con parecchi cori offensivi o comunque di protesta: ad entrare subito nelle mire del popolo biancoazzurro è il presidente Lotito, ormai nemico giurato di una curva che evidentemente è stufa di un certo comportamento e gradirebbe un avvicendamento. Che questo si realizzi a breve non è così scontato, però la battaglia contro Lotito si fa di settimana in settimana sempre più aspra e gli ultimi risultati negativi non fanno altro che alimentare questi dissapori.

Per restare nella recente attualità, impossibile non menzionare il coro “Questa curva non si divide” che echeggia dal settore e abbraccia gran parte dei presenti. A tal proposito nel settore è presente una pezza con la medesima frase. A questo punto diventa difficile per i laziali non menzionare il prefetto Gabrielli, forse il personaggio che recentemente ha superato anche il presidente Lotito per quanto riguarda l’avversione. Tanto basta per valutarne la considerazione da parte degli ultras laziali, ma anche di quelli romanisti, che si son visti dividere il settore più caldo dall’oggi al domani. Evidentemente l’aggregazione fa paura ed in una piazza particolare come Roma, la curva può ancora spostare certi equilibri.

I laziali continuano con i cori contro, ad essere prese di mira, questa volta, sono le forze dell’ordine. Anche in questo caso, l’avversione che dilaga verso le divise, ha raggiunto il punto massimo dopo l’omicidio di Gabriele, storia gestita male sia dalle stesse forze dell’ordine, sia da parte di certi giornalisti che si sono aggrappati alla prima versione loro fornita, versione già di per sé piuttosto improbabile.

Il primo coro dedicato alla squadra è emblematico del momento negativo: “Tirate fuori i coglioni” viene intonato a più riprese, poi è la volta del coro che ricorda le vecchie glorie, in particolare Ruben Sosa, Simeone e Gazza Gascoigne. Sulla falsariga del malcontento del momento viene esposto uno striscione su due piani significativo: “Attenti a dove andate so’ finite le ‘serate’…merde!”. Già di per sé lo striscione rende più che bene il pensiero del popolo laziale, ma i cori che lo accompagnano e quelli immediatamente successivi, mettono ancora di più le cose in chiaro: “La nostra fede non va tradita, mercenari, mercenari”, “Vi romperemo il culo”, “Ci avete rotto il cazzo”.

Piove sul bagnato in casa Lazio visto che sul terreno di gioco, pronti – via e l’Empoli passa in vantaggio con un bel colpo di testa del difensore Tonelli, che insacca alle spalle dell’incolpevole Marchetti. Se i laziali avevano il dente avvelenato già prima della rete subita, ora sono ancora più decisi ed arrabbiati.

Il tifo dei laziali non manca ed è anche molto partecipativo, i due spicchi sono occupati, specialmente nella parte bassa, da un buon numero di ultras, così i cori che vengono lanciati sono immediatamente ripresi e cantati in maniera incisiva. A livello di colore poco da obiettare agli ospiti, visto che numerosi bandieroni vengono fatti sventolare per lunghi tratti dell’incontro e vanno ad accompagnare i cori sempre continui.

Il secondo tempo si apre con una striscione di marca laziale per due ultras che hanno fatto il loro ritorno in curva, poi i cori tornano ad essere protagonisti e ad alzarsi senza troppi problemi. Qualche coro per la maglia e per la città si alternano ad alcuni poco simpatici verso la squadra, non manca neanche “Ragazzi di Buda-Pest” che termina con qualche braccio più teso del normale, mentre le bandiere tornano prepotentemente a farsi vedere.

Sul terreno verde si gioca praticamente ad una porta, la Lazio è costantemente nella metà campo avversaria ed ormai è diventato un assedio alla porta dell’ex romanista Skorupski che tra le altre cose, si prende pure un paio di cori dai suoi avversari di giornata.

Nonostante la squadra compia un bello sforzo per ottenere il pareggio, il popolo laziale a metà ripresa inizia a ritirare pezze e striscioni ed a disporsi spalle al campo in chiaro gesto di protesta. C’è chi addirittura abbandona il settore e prende la via di casa, il settore già spoglio di colore comincia a mostrare anche ampi vuoti e non è certo un bel vedere, ma evidentemente la pazienza dei biancoazzurri è arrivata al limite.

Gli empolesi svolgono il loro compito per tutta la partita, nel finale, magari favoriti dal silenzio degli avversari, riescono pure ad avere un bel picco d’intensità con i cori che si alzano più convinti. Il neo principale dei padroni di casa risulta lo scollamento, piuttosto evidente, tra gli ultras ed il resto degli spettatori: raramente i Desperados vengono accompagnati dal resto della Maratona, così il tifo poggia principalmente sulle spalle del nucleo che si posiziona centralmente. Peccato perché in serate come questa, i numeri non mancano, manca magari l’abitudine a sostenere una squadra che anche quest’anno mostra carattere e ottiene dei risultati convincenti.

L’uscita di scena dei Rangers dalla mappa del tifo azzurro ha lasciato un vuoto sia a livello organizzativo sia a livello numerico, peccato perché il binomio con i Desperados sembrava funzionare alla perfezione. Poi la tessera ha giocato un brutto scherzo a chi proprio non ha voluto farsi schedare, ma ormai queste son storie andate.

La serata finisce con i giocatori azzurri che vanno sotto la Maratona a raccogliere i meritati applausi mentre la truppa di mister Pioli, dopo un rapido consulto a centrocampo, decide di salutare i tifosi rimasti nel settore da distanza, mentre gli ultras preferivano un faccia a faccia a caldo. Non può piovere per sempre ma la Lazio, in campionato, deve ritrovare il passo di inizio stagione. Il tempo non manca ma la pazienza sembra agli sgoccioli.

Da segnalare, infine, la presenza degli ultras di Montevarchi nella Maratona inferiore, per consolidare un gemellaggio pluridecennale. Per gli ospiti c’è da menzionare l’ultimo striscione esposto: “Platini maiale”; per il francese, striscione a parte, è un momento piuttosto delicato e certe prese di posizione ora traballano e non poco.

Valerio Poli.