Dopo due tentativi a vuoto durante la stagione, contro Triestina e Monza (entrambe spostate al lunedì per esigenze televisive), riesco a vedere per la prima volta in vita mia lo stadio “Bottecchia” proprio in zona Cesarini. Infatti la Supercoppa di Serie C è l’ultimo atto della serie e vede opposte le vincenti dei tre gironi: Entella nell’A, in quello B il Pordenone e nel girone C la Juve Stabia.
Dopo Entella-Pordenone finita 0-0 e Juve Stabia-Entella 2-2, la sfida odierna è dunque decisiva per assegnare il trofeo. Si gioca di sabato, per cui senza nemmeno pensarci prenoto i due pullman, andata e ritorno, con arrivo e partenza direttamente da Pordenone. Calcio d’inizio alle 18:00, orario perfetto per i collegamenti, considerando che non ci sono supplementari o calci di rigore.
Arrivando con larghissimo anticipo, faccio subito una prima ricognizione allo stadio. Su un muro, resiste ancora al tempo una scritta NAONIAM ARMY, uno dei gruppi storici del passato neroverde. Imboccata via Bottecchia, primo italiano a vincere il Tour de France nel 1924 che dà anche il nome allo stadio che, non a caso, è anche un velodromo.
Dopo un giro abbastanza accurato anche in centro, ritorno in zona stadio un’ora prima del fischio d’inizio. L’atmosfera ovviamente è rilassata, entrambe le squadre hanno già ottenuto il pass per la prossima Serie B, la Juve Stabia per la terza volta nella sua storia, a quattro anni di distanza dall’ultima volta, mentre per il Pordenone è alla sua prima assoluta, un traguardo importante per la società del presidente Lovisa e per una città di poco superiore ai 50 mila abitanti.
Gruppi di stabiesi girano tranquillamente nei pressi dell’impianto, mentre i padroni di casa fanno festa bevendo fiumi di birra con i loro numeri che aumentano con il passare del tempo. Oggi per i tifosi del Pordenone ci sono quattro motivi buoni per essere presenti al “Bottecchia”: ultima partita del triangolare di Supercoppa, ultima partita di Emanuele Berrettoni nelle file dei neroverdi prima del ritiro agonistico (ma rientrerà nei quadri dirigenziali della società), ultima partita della straordinaria stagione dei ramarri ed anche ultima partita nello stadio-velodromo, casa del Pordenone fin dal 1927.
La gente recepisce il messaggio tant’è che le presenze si aggirano intorno alle 2 mila unità con buona parte delle tribune quasi completamente piene. Ovviamente anche i tifosi delle Vespe non sono da meno e si presentano in un centinaio di unità: calcolando la distanza e l’importanza della partita è sicuramente un discreto numero.
Quando entrano le squadre in campo, nel settore di casa vengono sventolate diverse bandiere mentre gli ospiti si esibiscono in una bella sciarpata che tengono in alto per qualche minuto e grazie all’aiuto dei bandieroni l’effetto visivo è notevole.
Nella prima frazione la tifoseria stabiese si prodiga in qualche bel battimani notevole ed il tifo sembra essere continuo, inoltre il colore viene garantito dai diversi bandieroni e da un paio di stendardi. Il vantaggio dei padroni di casa arriva poco prima della mezzora grazie a Candellone, gli ospiti accusano il colpo, anche se cercano di non darlo a vedere ma le pause cominciano a farsi sentire con il trascorrere dei minuti.
Nel secondo tempo gli ospiti sono animati da tutte le buone intenzioni ma dopo appena due minuti il raddoppio dei friulani e dopo appena cinque minuti il tris, stroncano qualsiasi velleità sia dei giocatori in campo che degli ultras sugli spalti. Così il tifo diviene più frammentato, anche se in alcuni frangenti tirano fuori le unghie e mostrano degli ottimi battimani a tutto settore.
Il settore di casa va invece riempiendosi con il passare dei minuti fino quasi ad esaurire ogni ordine di posto. Partono con calma tant’è che gli ospiti sembrano sentirsi quasi di più ma poi prendono coraggio e il tifo si estende anche ai lati, soprattutto dopo il gol del vantaggio. Molto belli alcuni battimani e qualche sbandierata nonostante qualche pausa.
Nel secondo tempo, dal quarantasettesimo al cinquantaduesimo il Pordenone va in rete altre due volte, così il settore diviene una bolgia, con le braccia alzate e le bandiere al vento che si infittiscono. SUPPORTERS PORDENONE (geniale il simbolo di Slot dei Goonies) e BANDOLEROS guidano negli ultimi frangenti della sfida in modo molto convinto il resto della tifoseria, azzardando anche una sciarpata circoscritta alla parte centrale forse per il gran caldo che incentiva più le bandiere.
Mister Tesser toglie Berrettoni per rendergli il meritato tributo da parte dello stadio che si alza in piedi applaudendo per alcuni minuti, mentre anche diversi giocatori campani si complimentano con lui e tutto il Pordenone gli si stringe a quadrato intorno a lui, in un grosso abbraccio.
Dopo tre minuti di recupero, l’arbitro decreta la fine delle ostilità. I giocatori ospiti offrono qualche souvenir ai propri sostenitori per ringraziarli della presenza, mentre sul fronte locale, prima della premiazione ufficiale, viene regalata una maglia con il numero 100 per il calciatore Misuraca ed una targa ricordo per Berrettoni, visibilmente commosso, che poi va a ricevere gli applausi dalla “curva” prima e poi dal resto dello stadio.
Il Pordenone alza quindi la Supercoppa al cielo e i festeggiamenti di rito si allargano anche ai tifosi ai quali, dopo l’apertura dei cancelli, viene anche concesso di fotografarsi con la coppa. Cala così il sipario sulla stagione del Pordenone e finisce qui l’onorata storia del “Bottecchia”, per quasi un secolo al servizio della squadra locale, ma in questo calcio moderno c’è sempre meno spazio per i sentimenti e le storie di un impianto pur datato come questo. Almeno, fortunatamente, lo stesso non verrà demolito o deturpato come altri templi del calcio nostrano: stando alle parole dette a caldo, la prima squadra dovrebbe emigrare ad Udine, mentre qui continuerebbe a giocare la Primavera. La storia è salva e se non si preserva il passato non si può pensare al futuro.
Marco Gasparri