Uno striscione che racchiude tutto. Uno striscione che racconta un decennio del movimento ultras. Un decennio di lotte contro divieti, tessere, settori chiusi, biglietti nominativi. Uno striscione che, in diverse varianti, abbiamo letto continuamente negli anni passati, sperando che la denuncia di certi vizi potesse in qualche modo arginarli e invece, purtroppo la storia si ripete. Mai nessuno che si impegna a comprendere ed affrontare il problema sino in fondo sul versante istituzionale. La questione si supera semplicemente vietando, senza mai affrontarla. E nel frattempo il malessere cresce e si aggiunge rabbia a rabbia. E la colpa in fondo è sempre delle stesse persone: cambiano i luoghi, cambiano gli stadi ma gli attori di certi sciacallaggi no. Il calcio e con esso piano piano anche alti sport, sembrano oramai essersi ridotti a meri fondi di investimento integrati nel grande sistema speculativo finanziario.

Tessere e divieti stanno caratterizzando anche questo inizio di stagione, svuotando diversi stadi dalla presenza delle tifoserie ospiti. E il motivo non sembra essere la sicurezza quanto l’ossessione della stessa e l’incapacità di ammettere pubblicamente i grandi fallimenti accumulati con questa politica della repressione cieca.

“Non c’è sfida né coreografia se non c’è l’altra tifoseria: no ai divieti”: chiaro riferimento al divieto di trasferta imposto dal Casms alla vendita dei tagliandi ai residenti nella Provincia di Catania, compresi gli aderenti ai programmi di fidelizzazione.

Sono 4.000 scarsi gli spettatori questa domenica presenti al Viviani. Gara dal punto del vista del pubblico che poteva essere resa ancora più interessante con la presenza degli ultras ospiti. Davvero un gran peccato. Un cartellino rosso alle autorità competenti e a tutti coloro che stanno rendendo sempre più difficile seguire una partita di calcio. A tutto c’è un limite e in questi casi sembra ampiamente superato.

La gestione delle partite e l’organizzazione degli eventi sportivi nel nostro paese è oramai azzerata, degna di un paese che fa acqua da tutte le parti o che forse, a pensar male, sta semplicemente muovendosi in ossequio ai profitti delle grandi compagnie televisive.

Stupisce solo in positivo l’estrema e persistente passione delle tifoserie. In un calcio sempre più grigio, pur senza troppo colore, l’unico bagliore di luce lo stanno regalando proprio loro, le tifoserie organizzate. Con buona pace di tutti: rassegnatevi!

Pier Paolo Sacco