Potenza. Stadio Viviani.

Quella tra leoni e aquilotti non può esser classificata solamente come un’importante sfida per l’economia del Girone H. In terra lucana, infatti, va di scena un confronto che in tanti accostano ai bei tempi che furono. E non è solo una mera opera di nostalgia ultras. Ma un vero e proprio tributo al calcio. A due piazze che, in due decenni differenti, hanno sfidato i colossi del nostro pallone in Serie B.

E ancora oggi la gloria di quei tempi si protrae tramandandosi di generazione in generazione.

Potentini e cavesi sono due modi uguali e diversi di descrivere il Sud della nostra penisola. Sono più introversi rispetto all’attitudine stereotipale che vorrebbe i meridionali perennemente espansivi e in festa. Conservano quell’orgoglio silenzioso della propria terra, che sanno difendere dal destino impervio e dalla malasorte. Che calcisticamente parlando ha investito ormai da anni i due rispettivi sodalizi.

Dopo aver caricato me, Salvatore e l’ormai incontenibile Andrea a Pompei, la macchina del buon Emilio sfreccia prima sulla Salerno-Reggio Calabria, per poi virare sulla superstrada che da Sicignano degli Alburni ci conduce fino al capoluogo lucano. Se il paesaggio in cui ci inoltriamo si fa sempre più  bello e aspro, la stessa cosa non si può dire per la strada, degna delle peggiori carrettiere dei Balcani. Ma tant’è.

Trovare un parcheggio nei pressi del Viviani è come pretendere di lasciare la macchina sulla striscia bianca di sabato pomeriggio in pieno centro a Roma. Fortunosamente l’impresa riesce possiamo finalmente iniziare ad assaporare l’aria che precede questa partita.

Sono 7.500 i biglietti venduti. Il che vuol dire sold out. Per le strade si avverte una certa tensione e chi è abituato a vivere di stadio, cogliendo anche le piccole sfumature, non temporeggia a comprendere che gli ultras di casa stanno controllando il proprio territorio. Devo ammettere che è una sensazione a cui non ero quasi più abituato e, senza ipocrisia, provo un perverso piacere nell’annusare questa elettricità nell’aria.

Mentre ci incamminiamo verso le entrate qualcosa succede poco distanti da noi. Ma non essendo sul posto, non avendo visto con i nostri occhi e non volendo millantare inutilmente cose di cui non conosciamo prologo ed epilogo ci limitiamo a riportare quanto noto a tutti, grazie agli ormai immancabili social.

Il tempo passa velocemente e a dieci minuti dal fischio d’inizio anche io, che nel frattempo mi ero attardato all’esterno con Remo, decido di indossare pass e pettorina e fare il mio ingresso sul manto verde del Viviani. Per la prima volta nella mia vita.

Cosa dire? È uno stadio che trasuda vita vissuta da tutti i pori. Uno di quelli classici dell’Italia che fu. Si prova un certo effetto nel pensare a tutte le limitazioni vigenti oggi in fatto di impianti sportivi sapendo che qua, cinquant’anni fa esatti, si è disputato l’ultimo campionato cadetto del Potenza. Un campo dove, tra gli altri, ha giocato Roberto Boninsegna, futuro attaccante di Juventus e Inter, nonché della Nazionale italiana.

Basta consultare YouTube per accorgersi come la già esistente tribuna coperta sia rimasta pressoché immutata. Certo, il pubblico degli anni ’60 doveva essere un qualcosa di spettacolare. Spettatori ammassati gli uni sugli altri, recinzioni quasi sempre sgangherate ed esultanze ai gol con perenni invasioni di campo.

Altro che i pipponi sulla sicurezza e la corsa al politicamente corretto che hanno tramortito il nostro amato mondo!

Di quei tempi oggi rimane sicuramente l’albero che guarnisce il settore ospiti. Posizionato proprio pochi centimetri oltre il divisorio col campo, un magnifico esemplare di sempreverde (forse un abete? Sicuramente tenuto meglio del magico Spelacchio da Piazza Venezia) veglia da chissà quanti anni le gare interne dei rossoblu. Sono cose che risaltano agli occhi di malati cronici come il sottoscritto, il quale già immagina riti apotropaici legati a suddetto albero.

Lasciando improbabili discorsi di botanica veniamo al sodo: dietro al sempreverde ci sono i cavesi. 490 i biglietti venduti ufficialmente, anche se secondo me i presenti superano tale cifra. I campani si fanno immediatamente sentire punzecchiando i dirimpettai, i quali non fanno attendere la propria risposta.

La partita d’andata e gli episodi del pre gara hanno riacceso una rivalità sopita da anni. E questo non può che far piacere a chi vede il movimento ultras nel suo complesso.

La Ovest è bella piena e poco prima dell’ingresso delle due squadre si produce in paio di bei battimani che fanno ben sperare. Anche se, purtroppo, la prova del tifo non sarà eccelsa a mio avviso.

Quando i 22 giocatori fanno capolino dal tunnel degli spogliatoi gli ultras di casa colorano il proprio settore con una sciarpata e diversi fumogeni accesi, mentre su fronte cavese si preferisce ricordare il compianto Pietro Santin, che con il club blufoncé aveva iniziato la propria carriera da calciatore, divenendo poi una vera e propria icona del calcio centro-meridionale, avendo allenato numerose squadre campane e non solo. Per lui, che nella città metelliana si è spento pochi giorni prima della fine del 2017, ci sono tanti applausi e il ricordo commosso di tutti gli sportivi presenti al Viviani.

Quando l’orologio fa scoccare le 14:30 il direttore di gara dà avvio alle ostilità. Il mio primo commento è nei confronti dei potentini. Cercherò di essere onesto, articolando il mio pensiero e le mie critiche: nel complesso ritengo che la prestazione della Ovest sia stata alquanto deludente, fatto salvo per le bellissime esultanze e per qualche bel momento di tifo dove i lucani hanno mostrato i loro classici cori intensi e secchi. Troppe pause tra un coro e spesso è davvero solo il blocco centrale a seguire i cori.

Ovviamente una critica del genere deve però essere articolata, altrimenti rischia di diventare una semplice invettiva senza un retroterra ragionevole. Potenza ha vissuto diversi anni bui a livello calcistico e il suo tifo organizzato ne ha giocoforza risentito. Negli ultimi anni gli ultras rossoblu sono lentamente ritornati in auge, grazie a un lavoro che sicuramente non deve essere facile visto i tempi che corrono. È pertanto lapalissiano come questo lavoro sia ancora in corso e si debba abituare/modellare sui numeri che campionati di vertice ed eventuali salti di categoria possono produrre.

Mi spiego meglio: quando si è sempre lo stesso zoccolo duro e si amplia la propria portata con una lenta crescita, è sicuramente più facile “indottrinare” i nuovi arrivati e abituarli alla mentalità da stadio. Trovarsi con una curva stracolma dall’oggi al domani deve essere magnifico, ma al contempo lascia spazio anche a tante problematiche gestionali.

Il pubblico di Potenza, nel suo complesso, è comunque notevole, sia ben chiaro. Si vede che da queste parti c’è amore per la squadra cittadina e che questa, nella sua storia, ha affondato radici lunghe e stabili che la legano profondamente alla propria gente. Il mio è ovviamente un discorso legato meramente al tifo e al coinvolgimento di tutti i presenti.

Su fronte ospite la caratteristica che, a mio avviso, fa ben figurare i cavesi è proprio quel rodaggio che invece manca ai potentini. Gli aquilotti sono gli stessi da anni e sanno ormai cadenzare i cori per ogni momenti della partita, non lesinando peraltro l’ampio utilizzo della pirotecnica. Tante le manate, molto bella la sciarpata nel secondo tempo e pure da questa parte bellissime le esultanze ai gol (che per me sono uno dei principali indici di attaccamento alla squadra).

Certo, pure qua sono sincero, si vede che per l’occasione è venuta parecchia gente che di solito non va in trasferta. Così i cori a volte non vengono seguiti da tutti, ma complessivamente si tratta di un’ottima performance.

Merita sicuramente menzione l’asfissiante presenza della forza pubblica che addirittura a fine gara invita i giocatori ospiti a rientrare negli spogliatoi, impedendo loro il classico “abbraccio” con la Sud in ricordo di Catello Mari.

In campo finisce 2-2. Con i lucani che passano in vantaggio venendo poi ripresi e superati nel primo tempo. Nella ripresa i gol del pareggio che lascia invariata la classifica: Potenza primo, Cavese seconda.

Mentre le due tifoserie stanno ancora battibeccando a distanza, noi riponiamo macchinette e attrezzature per riprendere la strada di casa. Anche questa è andata, con la solita genuinità di queste categorie.

Testo Simone Meloni

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