Prato e Ravenna si affrontano alla presenza di circa 500 spettatori nella storica cornice dello stadio Lungobisenzio, uscito da poco da una lunga ristrutturazione non ancora finita del tutto e che, per un certo periodo, ha costretto la squadra di casa a pellegrinare per gli altri campi del circondario.
Per il tifo di casa presenza allo stadio che inizia con un certo anticipo rispetto al calcio d’inizio, per preparare la coreografia che al calcio d’inizio si materializzerà nel settore e che è dedicata ai diffidati. Una pezza che raffigura un pullmino con all’interno alcuni ultras viene fatta “viaggiare” lungo tutta la curva, mentre sugli spalti nel frattempo compaiano lentamente alcuni palloncini bianchi e i nomi di tutti i ragazzi costretti ancora lontani dalla propria passione. Sulla balaustra, in seconda battuta, appare lo striscione “Su questi gradoni prima o poi… torneremo a cantare con voi”. L’impatto visivo non è massiccio ma il significato intrinseco va al di là di ogni considerazione di sorta ed è davvero importante in termini di quei valori di cui gli ultras sono sempre stati e sono ancora portatori. In controtendenza ad un mondo in cui l’individualismo viene anteposto ad ogni altra cosa, è forse di importanza fondamentale che ci sia chi difenda idee e istanze di interesse collettivo.
In campo partita senza storia per la squadra di casa che viene strapazzata dai romagnoli con un netto 1-4, ma ciò sembra non tangere in alcun modo la tifoseria del Prato che cantano come se il risultato non fosse così pesantemente avverso e, a fine partita, festeggiano ugualmente e continuano a cantare come se avessero appena vinto.
La tifoseria ospite è presente in circa 40 unità, per lo più tifosi “normali” mentre gli ultras – al netto di qualche pur probabile presenza a titolo personale – dopo le tante diffide subite proprio nella gara di andata, non portano alcuna presenza ufficiale in virtù dell’amaro scioglimento per cui hanno optato dopo la pesante ondata repressiva a cui sono stati sottoposti. Esultanze dopo i gol e poco altro. Verranno momenti migliori. Glielo auguriamo.
Luigi Bisio