È una domenica soleggiatissima quella che mi accoglie a Prato Centrale una volta uscito dal Treno Regionale. Un posto che ricordavo in maniera completamente diversa: in un gelido e piovoso sabato di febbraio, sei o sette anni fa, quando visitai il Lungobisenzio per la prima volta. Erano i tempi della Serie C e soprattutto dei biglietti complicatissimi da acquistare per astruse ragioni di sicurezza. Oltre al meteo completamente diverso, la strada tra Stazione e Stadio, una attaccata all’altro, era chiusa per cui mi toccò fare un giro di quasi tre chilometri per raggiungere l’impianto. Ed una volta arrivatoci, oltre a ritrovarmi bagnato dalla testa ai piedi, stavano smontando la stampante dei biglietti e Prato-Teramo si giocò senza la mia presenza.

Dopo tutto questo tempo, le cose si presentano da subito molto diverse e più belle. Noto subito che la strada che collega Stazione e Stadio è aperta. La Curva Ferrovia – già il nome lo lascia intendere – è a due passi dai binari e già dall’esterno vedo molta vita. Due bei murales e tanta gente che si gode qualche birretta prepartita lasciano intendere che oggi sarà una di quelle domeniche di calcio che adoro. Stavolta non devo fare nemmeno il biglietto, trovo l’accredito già pronto ed entro sulle gradinate della Tribuna Centrale del Lungobisenzio. L’unica nota un po’ stonata è che non posso tenere l’accredito, me lo ritirano all’ingresso e dovrò tornare a casa senza biglietto, che per me è sempre un cimelio prezioso per la mia collezione.

Dentro lo Stadio, a quasi tre quarti d’ora dal fischio d’inizio, non c’è ancora tanta gente. Questo mi dà il tempo di fare due passi e soprattutto di visitare il Bar sotto la Tribuna. Da turista ed appassionato di calcio che viene dalla Svizzera, mi affascinano sempre questi Bar che sembrano normalissimi Bar. Solo qualche sciarpa ed adesivo aiutano ad intendere che ci si trova in uno Stadio di calcio, poi quando un signore, sciarpa e berretta biancoblu d’ordinanza, ordina «due haffè», riesco definitivamente a proiettarmi nell’imminente, nella bella Toscana dove sta per iniziare una partita di calcio.

Pian piano, lo stadio comincia a riempirsi e devo ammettere di restare particolarmente colpito dalla presenza ospite. Dalla Svizzera non si riesce sempre a capire come vanno le cose in una piazza, ma nemmeno ci ho messo troppa fatica a cercare informazioni su di loro, segno che tradizione e stima pregressa ne avevano già accumulata negli anni. Non mi piace comunque sapere tutto già prima di partire, mi piace farmi sorprendere. Sapevo che a Sant’Angelo Lodigiano c’era qualcosa a livello di tifoseria, ma i “Barasini” riescono in effetti a sorprendermi. E non di poco.

Intanto noto anche sempre più presenze nella Curva locale ed in Tribuna. Il Prato, dopo anni di agonia in Serie C, sembra aver trovato la sua momentanea dimensione in Serie D. Guidato da un presidente apparentemente affidabile, o con il quale per lo meno la piazza vive un rapporto meno conflittuale e logorante di quello con la famiglia Toccafondi, forse ragione principale grazie alla quale è tornato il seguito.

Sono consapevole di aver messo giù già tante righe prima ancora che la partita inizi, ma poco importa: sono le impressioni che contano in questo tipo di partite e devo ammettere candidamente che quello che succede in campo non è la principale ragione della mia visita. Tutt’altro, mi piace visitare piazze storiche del calcio italiano che, seppur minore, hanno detto la loro in certe occasioni. Tra queste c’è anche il Prato, una società la cui nascita ricorre nel ben lontano 1908 e che – con mia grande sorpresa, visto che conosco un po’ il calcio minore in Italia – da allora non ha mai dovuto rifondarsi per fallimenti, riorganizzazioni o altre circostanze più o meno infauste.

Avvicinandosi il fischio d’inizio noto con piacere che sia tra i locali che tra gli ospiti le presenze aumentano di minuto in minuto. E noto che il Settore Ospiti non dispone di un Bar ma che chi gestisce il Bar sotto la Tribuna è in grado di servire anche i tifosi giunti da Sant’Angelo: mettono un carrello del supermercato nei pressi del cancello che divide Tribuna e Settore Ospiti e da lì vendono la birra versandola in bicchieri di plastica tra le grate del cancello. La cosa sembra piacere tanto ai tifosi ospiti che usufruiscono di questa offerta in numero alto. Questo non mi aiuta a capire in quanti sono precisamente, ma poco importa, perché con l’avvicinarsi della partita cominciano a compattarsi dietro lo striscione “Barasini Ovunque” e la pezza – piccolissima – “Diffidati”.

A livello cromatico, però, è la tifoseria locale a spiccare. Seppur la Curva non sia piena per niente, allestiscono una coreografia. In qualche modo sembra raffigurare il fiordaliso che è lo stemma del Prato, ma non sono sicurissimo. Condito da uno striscione – quanto semplice che significativo – con la scritta “Vivo per te” che saluta l’inizio della partita assieme a cartoncini bianchi, blu e a qualcuno giallo. Sono sincero, non me l’aspettavo, ma questo fa parte del già preventivato pacchetto “Volersi far sorprendere”. La tifoseria Pratese sembra comunque essersi ritrovata alla grande; spiccano i due striscioni di Wild Kaos e Ultras ma anche due vecchissimi messi sulla ringhiera più bassa del settore.

Tra gli ospiti non noto molto colore, se non un bandierone grande con una scritta presumo in dialetto. Ciò non toglie nulla alla loro prestazione: sono compattissimi, hanno una grande voglia di tifare e la fanno vedere e notare subito. I cori ed i battimani sono eseguiti nel miglior modo possibile, e seppur in inferiorità numerica, riescono a dire la loro. Noto, tra l’altro, la completa indifferenza tra le opposte fazioni: in questo girone di Serie D, dove non ci sono tante tifoserie organizzate, ho come l’impressione che tutte e due le tifoserie fossero in un certo senso contente di trovare finalmente qualcuno dall’altra sponda. Cosa che ovviamente non è applicabile alla partita Prato-Pistoiese o viceversa, molto probabilmente la più tesa dell’intero girone.

Scorrono i minuti ed anche in campo la partita si dimostra bella ed interessante. È avara di grandi picchi a livello tecnico, però e innegabile quanto le due squadre si impegnino per tentare di rimediarne il meglio. Paradossalmente sembra avere la meglio il Sant’Angelo, che in classifica è messo peggio, ma nonostante qualche buona occasione, i giocatori ospiti non riescono a gonfiare la rete. Una rete c’è però, la segna il Prato ad un quarto d’ora dallo scadere, per la grande gioia dei tifosi locali. Se già prima cantavano bene, complice il vantaggio, il volume si alza ulteriormente e non sembra davvero di stare in Serie D. La partita si chiude dunque con quel punteggio: dovendo tornare fino all’estremo Nord-Est della Svizzera, devo lasciare lo Stadio di gran fretta, però Prato ed il Lungobisenzio mi hanno fatto dimenticare oggi l’esperienza bruttissima di tanti anni fa e il ritorno a casa è molto più semplice.

Remo Zollinger