10 titoli nazionali, 6 Coppe Italia di basket, 2 coppe europee: le Final Four di Serie B di basket avrebbero potuto essere, fino a pochi anni fa, l’equivalente di una serie scudetto; prendendo solo Siena e Bologna, una decina di anni fa ci si giocava addirittura l’Eurolega. Parliamo del quarto gradino della pallacanestro nazionale, e poco importa che, con i suoi schemi improbabili e gli errori madornali sotto canestro, l’anno prossimo diventerà il terzo. Una presenza così in basso nelle gerarchie nazionali di piazze dall’assoluto blasone dimostra come, economicamente parlando, il secondo sport per popolarità in Italia sia ancora fragilissimo.

Siena, Fortitudo Bologna, Rieti: tanta storia di basket e tifoserie passionali, con Agropoli quarto incomodo e pronta a sovvertire ogni pronostico. Tre i posti in palio per la Serie A2 che, dall’anno prossimo, sarà a due gironi anziché a uno. Le due vincenti della prima giornata staccano direttamente il pass per la serie cadetta; le due perdenti si affronteranno la domenica e solo chi vince avrà diritto all’ultimo ingresso disponibile verso una categoria non eccelsa ma che, per tutti, in questo momento rappresenta la terra promessa prima di un altro viaggio.

Tutte e quattro le squadre hanno vinto i loro rispettivi gironi, senza necessariamente arrivare tra le prime. Tolta la Mens Sana, assoluta protagonista del suo raggruppamento e costruita per vincere, il cammino della Fortitudo, per esempio, è stato brillante quanto fortunato: le Aquile sono arrivate terze nel loro girone ma, clamorosamente, ai quarti di finale dei play-off del girone sono uscite subito Cento, prima, ed Udine, seconda. Fortitudo quindi in pole position già dalle semifinali, senza poi sbagliare più un colpo, presa anche dall’euforia del momento e dal trasporto consueto ed eccezionale del suo pubblico. Anche Rieti è passata per un secondo posto dietro Palestrina, ma gli spareggi gli hanno dato ragione. Agropoli, invece, ha vinto il suo girone e poi ha confermato i pronostici, arrivando fino in fondo ai play-off.

Il primo incontro, Rieti-Agropoli, è fissato per le 17:30. Pongo questa due giorni di basket, non esattamente dietro casa, nell’ambito di un fine settimana dedicato (anche) alla mia ragazza e con la volontà di lasciarsi alle spalle i problemi del lavoro e della vita quotidiana. Il caldo afoso ci accoglie a Forlì e ci fa dimenticare persino che da noi, su nel vero Nord, è materialmente autunno. Anzi, il caldo può sembrare persino eccessivo, tanto da chiedermi quanta sauna farò dentro al PalaFiera.

Salutatomi con la mia compagna, per nulla interessata al basket né, tantomeno, agli ultras, arrivo nell’impianto forlivese e ritiro rapidamente il mio pass. Là mi attende la sorpresa di questo week-end, ovvero un Simone sempre più mitomane e che, proprio in uno scambio epistolare con lo stesso in mattinata, avevo dato per finito a causa della sua apparente assenza ad un evento di spessore come questo. Dopo i rapidi saluti iniziali, ci tuffiamo entrambi nel bagno turco romagnolo per assaporare l’atmosfera di queste Final Four.
Le due tifoserie sono schierate l’una di fronte all’altra: Agropolesi nell’estremità della tribuna, i Reatini in una specie di distinto tra l’altro tribuna e la curva. Poca distanza tra le due fazioni e ostilità iniziate dal primo secondo, con fischi reciproci ai cori degli uni e degli altri.

I Reatini sono raggruppati dietro lo striscione “Old Fans”, ma un gruppo molto nutrito si è insediato nella tribuna di lato a loro: in tutto saranno giunte dalla Sabina almeno 6-700 persone: davvero un’ottima presenza, per una città comunque legata ad una forte tradizione cestistica. Incognita delle Final Four la Brigata Saracena, gruppo al seguito dell’Agropoli basket: stessi colori e stesso simbolo del calcio, i Campani provano da subito a compensare, con voce e colore, il gap numerico, contandosi in circa 200 unità totali.

Nota a margine di tutte queste Final Four, la questura ha impedito a tutte le tifoserie l’accesso di tamburi e megafoni: mentre per i primi il “Niet” è stato assoluto, un minimo di elasticità postuma da parte dei tutori dell’ordine ha garantito almeno la presenza dei secondi. Seconda nota a margine, i tutori dell’ordine: sia gli uomini in divisa che gli steward in pettorina daranno “il meglio” di sé in questi due giorni, proponendo comportamenti perfettamente contrari al buon senso e in linea con atteggiamenti degni di uno stato nordafricano o, al limite, sudamericano. Noi stessi saremo costretti, a più riprese, a saggiare la loro perspicacia ed elasticità mentale.

Entrate le squadre in campo, sia amarantoblu che biancoblu calano due teli copricurva: cominciano i laziali con il bandierone dedicato allo “zio Willie” (Willie Sojourner, leggendario giocatore della Sebastiani Rieti deceduto nel capoluogo laziale proprio nel 2005 e protagonista degli anni più belli del club. A lui è anche dedicato l’impianto dove Rieti gioca le sue partite interne), mentre, durante l’inno di Mameli in stile MinCulPop, i Campani replicano con un bandierone accompagnato dalla scritta “Sono Agropolese e me ne vanto”.

Palla a due, si parte. I Reatini, guidati dagli Old Fans, fanno pesare il numero e la partecipazione del proprio pubblico non ultras. Appare evidente come il basket a Rieti sia sentito e conosciuto in ogni sua regola. Battimani ma anche cori tenuti piuttosto a lungo accompagnano la buona partenza degli amarantoblu. Gli Agropolesi, a mio avviso, peccano di inesperienza in questi palcoscenici: in 50 a fare tifo attivo, partono bene ma si perdono quando Rieti prende il largo in maniera piuttosto pesante, salvo poi riprendersi nella fase in cui, incredibilmente, Agropoli si rifà sotto tra il terzo ed il quarto periodo di gioco. Da una parte, quindi, si possono premiare continuità, partecipazione e tradizione; dall’altra va reso merito di una comunque buona presenza e della passionalità con cui viene seguito uno sport non sempre al centro dell’attenzione cittadina.

In mezzo a tutto ciò…i Fortitudini! Tra secondo e terzo quarto calano in massa nella curva a loro destinata, alzando incredibilmente il volume complessivo dei decibel, incitando la Fortitudo, tifando Agropoli e mandando beatamente a quel paese Rieti, non proprio simpatica tra le fila felsinee. Ciò rende la partita, per noi, ancora più gradevole destando, tuttavia, sempre più preoccupazione tra steward e forze dell’ordine.

Nonostante l’incredibile e poco pronosticabile pathos finale, Rieti, alle ore 19:15, è la prima squadra a staccare il pass per la Serie A2. Gioia indescrivibile tra i tifosi, con conseguente pacifica invasione di campo. Inutili i tentativi degli steward di impedire la corsa sul parquet per abbracciare i propri beniamini, benché un cordone sanitario si piazzi subito a metà campo per impedire incontri ravvicinati coi Fortitudini. A tal proposito, non credo che dimenticherò facilmente un addetto della Lega che ha letteralmente trascinato e spintonato un bambino di circa 10 anni colpevole di salutare (letteralmente facendo “ciao” con la mano) i Fortitudini (più che giusto l’energico ed incazzoso intervento successivo del padre del bambino), né uno steward che ha allontanato, per lo stesso motivo, in malo modo e ad urla una ragazza adolescente. Se si vuole generare tensione questi sono gli atteggiamenti giusti. Ma non saranno queste le uniche note da segnalare nella giornata, anche volendo tralasciare altre mille piccolezze destinate a lasciare il tempo che trovano.

Fortunatamente, è la festa sabina a far da padrone alla scena. Ma, intanto, i Fortitudini scalpitano: la loro curva è già piena, mentre alcuni tra i primi tifosi senesi stringono la mano a quelli reatini, augurandogli le cose migliori.

Stefano Severi