“Mi raccomando, chiunque arrivi senza tessera del tifoso deve essere cacciato via”. E’ questo il simpatico diktat ordinato da alcuni agenti in borghese agli steward della Curva Sud. Oggi il cuore del tifo romanista rimarrà chiuso. O meglio, parzialmente aperto. Ai possessori di tessera del tifoso Privilege. Mentre per quelli cattivi che in tasca hanno la Home è vietato l’ingresso in questo settore. Una delle tante trovate geniali della premiata ditta Osservatorio-Casms-Ministero dell’Interno, che ha infatti preso tali decisioni in seguito agli incidenti post derby di un paio di settimane fa.

Sulla gravità di questi scontri ci sarebbe da scrivere un dossier, soprattutto in relazione alle stracittadine passate ed alla macchina carica di esplosivi rinvenuta nei paraggi dell’Olimpico, usata come casus belli e poi misteriosamente sparita nel dimenticatoio dopo l’applicazione del classico rigore utilizzato solo ed esclusivamente nei confronti dei tifosi di calcio. Una vicenda che, nel suo piccolo, ricalca un po’ le orme di uno degli attentatori di Charlie Hebdo che ha “sbadatamente” dimenticato in macchina i propri documenti mentre compieva l’azione.

Sta di fatto che davanti alla Sud ci sono una decina di steward per un flusso di 5-6 tifosi ogni dieci minuti. Controlli serrati e pugno duro. Un solo cancello aperto e quasi l’incredulità, da parte degli uomini in pettorina gialla, di avere, una volta tanto, nelle mani la situazione. Per dare l’idea di quanto questa decisione sia idiota e priva di utilità, è sufficiente sapere che se la Sud è aperta ai soli possessori di Privilege; per i restanti settori dello stadio è possibile acquistare i tagliandi liberamente. Quindi, almeno per la Coppa Italia, gli ultras possono tranquillamente spostarsi in Tribuna Tevere, più segnatamente nella zona del Parterre in vendita a 15 Euro.

E qui entra in ballo anche la società. Sulla scia della folle politica sul “prezzario” dei tagliandi, la Roma non ha pensato neanche minimamente di offrire ai possessori di Club Home una riduzione nel prezzo di tutta la Tevere, lasciando i tagliandi di tribuna centrale (il grosso del settore) alla “modica” cifra di 30 Euro. Risultato? Esaurito il parterre (anche se visti i buchi presenti in quel settore mi restano seri dubbi che ci sia stato davvero sold out) è rimasta solo la centrale. Ottenuto il rimborso della Sud (10 Euro) in tanti avrebbero dovuto aggiungere altri 20 Euro. Per una partita di Ottavi della Coppa Italia contro un avversario di seconda fascia. Va da sé che, in un periodo di crisi come questo, c’è chi ha rinunciato allo stadio offrendo un misero colpo d’occhio di 11.000 spettatori. Ma come dargli torto?

È questa commistione di burocrazia repressiva da parte di fantomatici organi griffati Ministero dell’Interno e menefreghismo totale delle società che sta contribuendo a scavare la tomba del nostro calcio e dei nostri tifosi. Le società vogliono trattare i supporters come clienti? Benissimo. Generalmente se salgo su un treno e questo, per motivi non riconducibili a Trenitalia, viene soppresso, sarà la stessa società ferroviaria a mettermi a disposizione un altro mezzo per raggiungere la mia destinazione. Senza sovrapprezzo. Pertanto non ci venite a parlare di tifosi-clienti, perché ormai non è più vero neanche questo. I tifosi, e non solo quelli delle curve, sono un peso che non vuole più nessuno. Sarebbe bello se organi come il Codacons, solerti a denunciare fatti futili come il selfie di Totti al derby, si occupassero di quello che davvero danneggia i consumatori.

Tutto questo, inoltre, non può che ridicolizzare ancor più una competizione svalutata e svilita come la Coppa Italia. Concordo alla grande sull’analisi del tecnico dell’Empoli Sarri a fine partita: “A me dell’eliminazione non frega nulla. Ritengo la Coppa Italia un torneo antisportivo. In nessun paese d’Europa la coppa nazionale si gioca solo in funzione delle grandi squadre, con quelle meno blasonate utilizzate solo per fare il tabellone con un regolamento iniquo”. Sposo a pieno il concetto. Sarebbe da far leggere e rileggere ai fenomeni che ogni anno appoggiano questa formula che, ormai da un decennio, ha decretato la morte di una di quelle che, potenzialmente, potrebbe essere tra le più belle coppe in circolazione.

Dopo aver assistito ai tristi teatrini in scena gratuitamente davanti alla Curva Sud, decido che è ora di entrare. Un clima di umidità assoluta avvolge lo stadio e, nonostante la colonnina di mercurio segni 11 gradi, fa abbastanza freddo. Questa sera a riscaldare il cuore dell’Olimpico ci penserà quindi la Tevere. Da una parte lo zoccolo duro della Sud e dall’altra i ragazzi che di consueto presidiano la parte alta della Nord, oggi chiusa vista la scarsa affluenza. Da Empoli, poco prima del fischio d’inizio, fanno capolino una trentina di tifosi che si identificano dietro lo striscione Desperados. Considerato il giorno lavorativo, l’impegno non fondamentale per la loro squadra e un bacino di tifosi non certo immenso quale può essere quello della cittadina toscana, la presenza è più che onesta. Durante tutto l’incontro sventolano sempre un paio di bandieroni con qualche bandierina. Tifo tutto sommato continuo, fatto principalmente di battimani e cori secchi a causa del numero esiguo.

Per quanto riguarda la Sud, c’è da dire che in tutto ciò ha fruito di un vantaggio: l’essere pochi, con la scrematura del fardello domenicale dei molti che stazionano in curva solo per vedere la partita, gioca a vantaggio degli ultras giallorossi. Il blocco posizionato nel parterre infatti è composto quasi esclusivamente da persone vogliose di sostenere la Roma. L’ingresso in campo delle due squadre è segnato da una bella fumogenata accompagnata da diversi cori contro chi ha contribuito a rendere una tranquilla partita di coppa, l’ennesima banderuola della discriminazione verso chi frequenta gli stadi. Poi il tifo è costante con bei picchi d’intensità per tutti i 120’ della gara. Esposti striscioni contro il nuovo stemma e in ricordo di Dino Viola, scomparso il 19 gennaio del 1991. Quest’ultimo sarà applaudito da tutto lo stadio e seguito dal coro in favore dello storico presidente del secondo scudetto.

Chissà di fronte a questo modo stravagante di gestire i tifosi, cosa avrebbe detto. Lui veniva da un altro tipo di calcio. Non che i soldi non girassero e i presidenti non guardassero al loro portafogli, ma determinate cose, come il tifo folkloristico e passionale senza divieti, le trasferte oceaniche, i tamburi, i fumogeni e gli striscioni, erano parte fondamentale dello spettacolo.

In campo la Roma tenta in tutti i modi di complicarsi la vita. Il vantaggio di Iturbe a inizio gara viene pareggiato nella ripresa da Verdi, che approfitta di un errore da dilettanti di Astori. Solo un rigore, molto dubbio, nel secondo tempo supplementare salva i capitolini, che escono comunque tra i fischi di un Olimpico insoddisfatto.

Finisce anche l’ennesima farsa del calcio d’oggi. Con la certezza che non si tratti dell’ultimo atto.

Testo Simone Meloni
Foto Cinzia Lmr