Stagione 2012-2013, la Salernitana è impegnata a Fondi, in una delle ultime gare di una stagione che vedrà i granata trionfare nel Girone B della Serie C2 conquistando la promozione. È un tassello fondamentale di quella squadra che pochi anni prima ha conosciuto l’onta del fallimento, ripartendo dalla Serie D. Al Purificato giungono moltissimi supporter, riuscendo ad eludere l’iter liberticida che costringe un libero cittadino a sottoscrivere la tessera del tifoso per occupare un posto del settore ospiti nelle categorie professionistiche. La Curva Sud è in grande spolvero, nonché stella polare della battaglia contro la card ministeriale.

L’ondata di tifosi campani in giro per lo Stivale senza tessera in tasca conoscerà una brusca frenata nella stagione successiva, in seguito a una gara di Coppa Italia giocata a Frosinone, dove molti ragazzi pagheranno salatamente il conto del proprio coraggio e della propria astuzia, utilizzati per mettersi contro un sistema degno del miglior Paese terzomondista.

Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti. I granata hanno riconquistato la Serie B, offrendo spesso scenari mozzafiato in un Arechi stracolmo e bollente d’amore per la sua squadra. La Salernitana è una religione per loro, su questo non ci piove. Nonostante buona parte della tifoseria abbia confermato la propria scelta di non aderire alla tessera del tifoso, dallo scorso anno la Nuova Guardia ha deciso di tornare in trasferta. E assieme a lei qualche altro gruppo. Senza entrare nel merito di una questione che conosco solo marginalmente, è ovvio che questo abbia in parte provocato l’effetto voluto da chi ideò questo diabolico strumento: la divisione. Una spaccatura che è visibile soprattutto in trasferta, e qua possiamo collegarci alla giornata del Francioni. In cui torno a vedere i salernitani versione “away” proprio dopo quella giornata di Fondi.

I pontini sono reduci da una striscia di ottimi risultati e la Curva Nord presenta un colpo d’occhio discreto rispetto alle ultime uscite. Tra le due fazioni vige sostanziale indifferenza. Prima di ogni partita mi diverto a fare il giochino degli “amici e nemici comuni”. In questo caso i reggini accomunano le due fazioni, anche se poi questo non sempre assicura i buoni rapporti. Sta di fatto che gli ultras nerazzurri salutano l’ingresso delle squadre con un paio di cori secchi e seguitano sulla falsariga delle ultime partite. Tante manate, cori a rispondere e una sciarpata ben riuscita a metà del primo tempo. Nella ripresa Scaglia sigla il provvisorio vantaggio dei laziali, mandando in visibilio il pubblico presente. Il Latina gioca bene, spinge e, a onor del vero, meriterebbe il raddoppio. Che tuttavia non arriva per errori grossolani. Il calcio, si sa, non è una scienza esatta, ma ha alcune regole non scritte che di volta in volta si confermano prepotentemente. “Gol sbagliato gol subito” è forse la più celebre e la Salernitana riesce a metterla in atto con Coda che va ad esultare proprio sotto al settore ospiti.

Un settore che fino ad allora aveva offerto una prova a corrente alterna. Dicevo della spaccatura, che in questo caso si concretizza a tratti palesemente tra ultras e pubblico normale. La parte del settore alla mia destra, occupata da circa 150 persone, tifa con costanza, non riuscendo però sempre a trascinarsi dietro il resto del settore, assorto nel guardare la partita. Un peccato, perché i numeri sono dalla parte dei granata e quando la gara si accende o qualche coro riesce nell’espandersi a tutti i presenti l’effetto è di quelli notevoli. Molto bella la sciarpata nella ripresa e i classici cori compresi nel repertorio della Sud. Da estimatore della tifoseria campana, avendone visto gesta e prestazioni maiuscole, mi preme essere onesto sulla performance odierna, pur riconoscendo tutte le attenuanti del caso, di cui sopra.

Al triplice fischio ci sono applausi per tutti. Se da un parte i tifosi ospiti tirano un sospiro di sollievo per la sconfitta evitata in extremis, dall’altra i pontini apprezzano l’impegno profuso dai propri giocatori, pur rimuginando per il risultato. Come nelle ultime occasioni anche oggi la pioggia comincia a cadere sul Francioni nel finale. Pertanto dopo gli ultimi scatti mi metto in marcia verso l’autostazione, passando come di consueto di fronte all’ingresso principale dello stadio. Mi fa sempre piacere. Mi fa tornare indietro di quasi 15 anni, quando per la prima volta vidi l’impianto di Piazzale Prampolini. Erano i primi “tour” da partitellaro. Pomeriggi “buttati” dopo scuola per vedere un anonimo Latina-Lucchese di Coppa Italia. Gli anni più belli.

Simone Meloni.