“Ogni favola è un gioco ed è vera soltanto a metà”, cantava un Edoardo Bennato più in forma che mai. La storia della Giana Erminio, da me commentata a più riprese la scorsa stagione, così mi sembra, almeno dopo questo Monza-Giana Erminio di Lega Pro.

Guardiamo la situazione di partenza: squadre che entrambe giocano di casa al “Brianteo” (la squadra di Gorgonzola solo momentaneamente), un vero derby soprattutto per chi è ospite e non ha mai vissuto la scena di palcoscenici così importanti.

Pochi i chilometri di distanza tra i due centri, obiettivi diversi tra le due squadre, ma entrambe impelagate nella bassa classifica. Se, da una parte, è normale che a Monza aspettino ben altri derby (Como, uno su tutti), molto ci si dovrebbe aspettare invece dalle matricole, quei tifosi della Giana che, durante la scorsa stagione, riempivano il “Comunale” all’inverosimile.

Se la scorsa stagione era lecito l’entusiasmo per il grande campionato, lo stesso dovrebbe essere per la prima, storica, stagione tra i professionisti. Salvo poi vedere che, effettivamente, è successo quanto profetizzavo durante la scorsa stagione, ovvero che la Lega Pro, con la sua formula astrusa e l’eccessiva burocrazia, avrebbe ridotto quella favola ad una banalissima realtà: una realtà fatta di orari e giornate inverosimili per giocare, tessere del tifoso persino per entrare in quello che, almeno momentaneamente, è l’impianto di casa, file assurde ai botteghini per una partita da neanche un migliaio di spettatori, comunicati antiviolenza ripetuti fino alla nausea e ridicole (dato il contesto) limitazioni alla libertà di movimento e troppe ne potrei mettere. Ma qui mi fermo, evidenziando come, per un derby inedito, una dozzina di ultras ospiti ed un centinaio di spettatori totali della Giana siano numeri, per quanto possa considerarsi piccola questa realtà, inadeguati e che dovrebbero far riflettere, specie se si fa il paragone con la scorsa stagione.

Fatta questa premessa, che ritenevo doverosa, entro nel vivo della partita del tifo.

Arrivo allo stadio in una giornata più estiva che autunnale, salvo poi ricredermi alle prime zone d’ombra all’interno del “Brianteo”. Il flusso per entrare ai cancelli o prendere un biglietto al botteghino non è eccezionale, ma deve fare i conti con la lentezza delle operazioni. Il solo ritiro del mio accredito, nonostante la fila non eccessiva, richiede venti minuti abbondanti, con gente spazientita che manda maledizioni a svariati santi del calendario. Accanto a me, dove c’è la biglietteria tradizionale, va appena meglio, ma non manca chi si lamenta per la lentezza o per i prezzi eccessivamente alti per una partita del genere.

Sbrigata la mia formalità entro nel campo o meglio, neanche il tempo di entrare che mi si dice subito che dovrò stare fisso dietro le porte: il Lega Pro Channel ha dato alla testa un po’ a tutti, e la vecchia libertà di movimento, almeno in Serie C, appare ormai un lontano ricordo. Ciò nonostante, almeno a Monza, con un colpo alla botte ed uno al cerchio, non è eccessivamente difficile riuscire comunque a scattare nella decenza.

Gli Highlanders sono già al loro posto nel settore ospiti, mentre nella Curva Pieri, man mano, si sta raggruppando al centro il gruppo degli ultras coi tradizionali striscioni e, soprattutto, stendardi.

L’inizio della gara, a livello di colore, vede in evidenza giusto il Fan Club della Giana sistemato in tribuna, con un buon numero di effettivi che alzano-sventolano dei cartoncini in plastica bianchi e blu (io dico che erano bandierine alle quali è stata tolta la stecca ai controlli) ed attaccano uno striscione posizionato in balaustra (“Mi fai tremare il cuore, mi fai smettere di respirare”); tutto molto bello, peccato che, dopo lo show iniziale, il gruppone si scompatta e tutti si mettono seduti in maniera sparsa per la tribuna.

Guardando agli ultras, invece, una torcia di straforo viene accesa nel settore ospiti, mentre in casa Monza non tira una buona aria: le notizie sui cattivi affari in giro per il mondo della proprietà del club, stanno avendo un certo effetto sulla tifoseria e per questo la Curva Pieri, all’entrata delle squadre, alza uno striscione con scritto “E quindi…chi aveva ragione?”, evidenziando come gli ultras abbiano sempre dimostrato scetticismo verso questa società, al contrario dei tifosi dei club.

La partita comincia e i Monzesi, molto compatti, si rendono da subito protagonisti di un tifo continuo e su ottimi decibel mentre, su sponda Giana si tenta di fare il possibile con pochissimi effettivi, e i risultati sono quelli che sono. A parte il gruppetto di ultras, saranno una quarantina totali i presenti nel settore ospiti, mentre una sessantina o forse poco più si registrano in tribuna.

Dopo qualche minuto di ottimo tifo un momento di silenzio, nella Pieri, per alzare un secondo striscione: “Prima foto e grigliate, ora lo rinnegate”, a proposito dell’atteggiamento dei club verso la proprietà, prima degli ultimi giorni di malumore e inquietudine. Abbassato lo striscione il tifo riprende di gran lena; quest’oggi i Monzesi sono in forma e il sostegno è veramente impeccabile, arricchito da una buona sciarpata verso la mezzora.

In campo è il Monza a gestire le operazioni, partendo subito bene e procurandosi al 20° il vantaggio con Massoni. Tuttavia, da questo momento, il Monza comincia a cedere metri ai motivati avversari. Intanto la curva di casa incoraggia uno dei suoi con uno striscione (“Tanti auguro Teto”) applaudito anche da qualcuno in tribuna. Il primo tempo finisce 1-0 per i biancorossi.

Nella ripresa esce fuori tutta la rabbia della Giana, ma non dei propri tifosi, che si limitano a fare qualche coro di tanto in tanto e senza convinzione alcuna. I Monzesi riprendono alla grande, mostrando un ottimo stato di forma delle proprie corde vocali. Tra le due tifoserie nessun coro da registrare, ma soltanto qualche gesto reciproco che dimostra una scarsa simpatia.

Tra battimani e cori tenuti a lungo, lo spettacolo è tutto guardando a Sud e l’incitamento aumenta quando il Monza sembra in seria difficoltà. Ma, proprio quando la partita sembrava offrire incertezza fino alla fine, al 40° Foglio sigla il raddoppio monzese, per l’urlo liberatorio del pubblico locale.

A questo punto diventa una festa completa, con gli ultras veramente su di giri; c’è persino chi alza, in segno di esultanza, il proprio bambino di quattro o cinque anni.

Finisce 2-0 e non si può dire che a Monza non abbiano passato una bella giornata, cosa che non si può affermare su sponda opposta. Entrambe le squadre, con timidezza, ringraziano i propri tifosi, prima della meritata doccia. Almeno in campo nessuno si è tirato indietro.

Stefano Severi.