Tim Parks, inglese di nascita (di Manchester, precisamente) ma italiano di adozione, è uno scrittore e traduttore molto quotato, insegnante presso la IULM di Milano e collaboratore di diverse testate italiane, inglesi ed americane. Molti dei suoi articoli e racconti sono apparsi sul “New Yorker” e su “The Guardian” ed è noto in patria per essere un raffinato traduttore di opere letterarie nostrane (Moravia, Calvino, Tabucchi e Calasso, solo per citarne alcuni). In Italia, la sua notorietà è data, principalmente, dall’attività di scrittore e romanziere, soprattutto per aver collaborato con Bompiani, avendo realizzato opere quali “Cara Massimina” e “Il sesso è vietato”, nel 2013. L’anno successivo, da una traduzione dell’originale “A season with Verona”, nasce “Questa pazza fede – L’Italia raccontata attraverso il calcio” (Edizione Bompiani – ISBN 978-88-452-7612-5, pagg. 474, costo 15 Euro).

Siamo a Verona. È l’ anno del Giubileo e l’ Hellas Verona si appresta ad affrontare il campionato di serie A. La stagione inizia con una serie di incognite: una campagna acquisti sotto tono, le contestazioni a Pastorello, l’ascesa verticale del Chievo, squadra di quartiere della medesima città, vista come lo “spaccato” buono, quello del calcio delle famiglie, in cui nell’intervallo i tifosi bevono cioccolata calda, discorrendo entusiasticamente dei progressi nel design degli arti artificiali e della grandezza dello spirito umano nel superare le più terribili avversità.

Tim decide di seguire per tutto il campionato l’Hellas, disegnando l’Italia come un dovizioso ritratto raccontato dalle curve degli stadi, un viaggio nel ventre-tifoso del Paese, partendo proprio dalla mia Bari (prima giornata di campionato, trasferta di 1.700 km tra andata e ritorno, sparati in un sabato di fine settembre), passando per Udine, Reggio Calabria, Vicenza, Torino, San Siro ed Olimpico. Lo scrittore decide di disegnare una vera e propria geografia della passione sportiva: tra derby infuocati, insulti, dediche alla mamma, pregiudizi verso gli avversari e cori sarcastici, scoprendo una umanità migliore di quella troppo spesso descritta nelle cronache. Un mondo di ironia, goliardia e fede cieca nei propri colori, nel quale troveranno spazio anche riferimenti letterari e filosofici a Leopardi e Schopenhauer. Un libro nel quale è possibile interrogarsi e sdoganare alcuni temi cari ai media: e se i veronesi non fossero razzisti ma solamente contrari a tutto ciò che è convenzionale?

Fondamentalmente, un libro che “stana” l’animo ultras nascosto in ognuno di noi, nel quale non mancano dei richiami al romanticismo del calcio di una volta: il prepartita, la trasferta con gli amici, il postpartita con gli ultimi commenti a caldo. E poi tutti alla tv a guardare Novantesimo Minuto.

Un’opera molto interessante, romanzata, forse un pochino troppo descrittiva per i miei gusti, ma sicuramente da non farsi sfuggire, nel quale viene descritto quello che l’autore intende per appartenenza ad una curva, intesa come antitesi dell’individualismo ed oasi in cui poter semplicemente stare assieme, come nel mondo moderno non si fa più. 

Gianluca De Cesare