L’incontro con questo libro è di quelli fugaci, improvvisi, quasi fatali: l’occhiata verso la libreria del caffè in centro, l’attesa di un amico che stavolta ti ha fatto aspettare più del solito, le pagine sfogliate, la curiosità. È così che è nata la decisione di leggere “Radiogol” di Riccardo Cucchi (Editore: Il Saggiatore – Collana: La cultura – Anno edizione: 2018 – In commercio dal: 6 settembre 2018 – Pagine: 270 p., Brossura – EAN: 9788842825050), secondo libro dello storico radiocronista di “Tutto il calcio minuto per minuto”, composto da una serie di aneddoti e racconti irriverenti, schietti, emozionali e nostalgici, in cui lo stesso narra, in qualità di testimone diretto, di decine di campionati, centinaia di partite, migliaia di minuti di calcio, oltre che di eventi extracalcistici (gli incontri con i fratelli Abbagnale, o con la schermitrice Trillini) e addirittura extrasportivi (l’attentato di Atlanta del ’96, durante le Olimpiadi in USA).

Ho sempre ritenuto Riccardo Cucchi, piuttosto che un mero giornalista sportivo della Rai, una figura a suo modo romantica e storica, esponente di una corrente culturale di un’epoca purtroppo passata: quella dei gentiluomini in camicia, delle voci calde della radio, di coloro che hanno testimoniato il passaggio da un’era dove era sufficiente chiudere gli occhi, ed immaginare un rettangolo verde, ad un’altra dove il business, le tv, gli ingaggi esorbitanti, ed il lucro l’hanno fatta da padrona.

Il bello di questo libro è proprio questo: raccontare di questo passaggio, con stile e sentimento, parlando di com’era raccontare il calcio (e lo sport, più in generale) di un’epoca, rispetto a come è stato difficile narrarlo in anni in cui la tecnologia aveva oramai preso il sopravvento.

Bellissimi alcuni passaggi del libro, suddiviso in tre grandi capitoli (RadioSfideIncontri), certuni da leggere tutto d’un fiato, come gli ultimi giorni del Mondiale del 2006, il ricordo delle figure storiche quali Ameri, Ciotti e Provenzali, l’intervista a Maradona. 

Attraverso il suo microfono ha accompagnato vittorie impossibili: la Champions League dell’Inter, lo scudetto travolgente della Roma, quello della Juventus del 2012, dopo il Purgatorio della B. Il segreto della sua voce è un paradosso: l’equilibrio perfetto tra passione ed eleganza, entusiasmo e riservatezza. Quella stessa riservatezza che gli ha fatto svelare, solo dopo la sua ultima radiocronaca, la passione calcistica per la Lazio.

In buona sostanza, un libro assolutamente da non perdere, e da leggere mantenendo viva la memoria di un mondo (perché parlare solo di calcio sarebbe riduttivo) che non esiste più, ma che fa emozionare ancora, nella sua vividezza.

“…perché il calcio, per un tifoso, non sarà mai concepito come business; perché un tifoso faticherà ad accettare i cambiamenti imposti dalla modernità; non perdonerà un suo giocatore che cambi casacca per guadagnare di più. Un tifoso vuole essere rispettato nella sua passione, non desidera essere considerato un cliente, ma il cuore palpitante di una squadra…”.

Il calcio genera inguaribili romantici, per quanto questo termine sia stato forse abusato e snaturato, ultimamente: grazie a te Riccardo per aver narrato anche le loro gesta.

Gianluca De Cesare