Perché andare a Strasburgo? Ci sarebbero mille motivi ma ho sempre altrettante scuse al momento di partire. In questo fine settimana di primavera, però, non ho più attenuanti: lo storico Stade de la Meinau sta per essere ricostruito e da amante degli stadi ma anche del tifo, non voglio perdere l’ultima partita in questo impianto che ho sempre conosciuto così.

Ho cominciato a frequentare gli spalti della Meinau nel 1992, quando mia sorella studiava nella città alsaziana e volevo vedere dal vivo gli ultras locali. Poi dalla stagione 1993/94 sono stato una presenza fissa nel settore ospite al seguito del Marsiglia. Potrei dire di aver visto crescere la tifoseria di casa, ma a dire il vero mi sono perso un passaggio importante, quando la società è fallita nell’agosto del 2011. Questo evento ha cambiato davvero i tifosi biancoblù perché quel periodo è stato un spartiacque in cui tanti hanno capito che potevano perdere per sempre la loro squadra del cuore.

In Francia, rispetto all’Italia, ci sono pochissimi fallimenti di società calcistiche. La Francia ha un calcio meno marcio di quello italiano? Non direi così, ma la cosa che cambia è la presenza dello Stato e il rigore amministrativo. Esiste difatti un ufficio presso la Lega, la Direzione Nazionale di Controllo e Gestione (DNCG), che controlla ogni stagione i bilanci finanziari delle società un po’ come fa la Covisoc in Italia, ma in maniera un po’ più rigorosa e vincolante. E quelle che non hanno abbastanza soldi vengono retrocesse senza aspettare che il monte debitorio aumenti e le porti alla morte. Ci sono pochi casi di società retrocesse o fallite negli ultimi anni in Francia, si possono contare sulle dita di una mano. Il Racing Club de Strasbourg è una di queste, costretto al termine della stagione 2010/2011 a ripartire dal CFA2, il Campionato Francese Amatoriale 2, paragonabile all’Eccellenza italiana; conseguenza di gran lunga preferibile all’ipotesi di vedere sparire la sua centenaria storia.

Bisogna pur dire che lo Strasburgo è un club molto particolare, che merita una parentesi storica per meglio comprenderne le peculiarità. La squadra locale venne costituita da giovani di una scuola del rione di Neudorf. Al tempo l’Alsazia, faceva parte dell’Impero Tedesco: dopo la sconfitta della Francia nel 1871 contro la Prussia, i francesi dovettero cedere quasi due intere regioni al costituente Impero, una parte della Lorena e appunto l’Alsazia. Fondato nel 1906, dopo 35 anni di assoggettamento tedesco, l’FC Neudorf venne affilato nel 1909 alla Lega Calcio della Germania meridionale, cominciando la sua attività dal terzo livello. Promossa due volte sul campo, la società inaugurò un nuovo campo nel 1914, nel giardino Haemmerlé, luogo dove nel 1921 verrà costruito lo stadio della Meinau inizialmente costituito da una sola tribuna in legno lungo il rettilineo.

Nel frattempo, la prima guerra mondiale cambia il destino di Strasburgo. La Francia è tra le vincitrice del conflitto e si riprende l’Alsazia e la Lorena dall’impero tedesco che si dissolve per la seconda volta cedendo il passo alla Repubblica di Weimar. Così l’FC Neudorf accede al Campionato francese ma cambiando nome e diventando, nel 1919, Racing Club Strasbourg-Neudorf. La denominazione è ispirata al Racing Club de France, una polisportiva parigina al tempo fra le più prestigiose del paese. Qualche tempo dopo, verrà meno il nome del rione.

L’RCS disputa inizialmente solo tornei a livello regionale, cominciando a fare un po’ più sul serio a partire dal 1933. In quell’anno la divisione calcistica della polisportiva diventa professionistica e approda in serie B. La stagione dello Strasburgo sul campo è un successo e nel 1934, tramite i playoff, approda in serie A per la prima volta nella sua storia. Cinque anni dopo, la seconda guerra mondiale inizia con l’invasione della Polonia da parte del Terzo Reich. Gli abitanti di Strasburgo, squadra di calcio compresa, vengono evacuati nel sud-ovest della Francia. Il Racing torna a giocare nelle categorie amatoriali, in Dordogna (Sud-Ovest del paese), vincendo il titolo regionale nel 1940. Il 10 maggio 1940 la Germania invade la Francia e conquista il suo territorio in poco più di un mese: l’Alsazia torna alla Germania e il Rassensportclub Strassburg (nome germanizzato per volontà dell’occupante) passa a giocare nella Gauliga Elsass fino al 1945. La sconfitta della Germania nazista vede l’Alsazia tornare per la seconda volta in 27 anni alla Francia e lo stesso club calcistico riprende il suo nome francese di Racing Club de Strasbourg.

Nel 1951, l’RCS vince il suo primo trofeo imponendosi contro il Valenciennes-Anzin in finale di Coppa di Francia. Bisogna aspettare invece il 1964/65 per vedere la squadra biancoblù approdare in Europa, nella Coppa delle Fiere dove elimina il Milan al primo turno, fa fuori anche Barcelona al turno successivo e si arrende solo ai quarti di finale, sconfitto pesantemente dal Manchester United, vittorioso per 0-5 allo Stade de la Meinau.

Il 1970 non è l’anno migliore del Racing che si fonde con il Pierrots de Strasbourg, la denominazione cambia in Racing Pierrots Strasbourg Meinau e finisce in serie C. Nel 1977 la compagine torna in serie A e riprende il suo nome storico. Arriva in panchina Gilbert Grass, un ex giocatore che fa miracoli con una squadra neopromossa, finendo al terzo posto. La stagione 1978/79 vede lo Strasburgo in testa della classifica dalla 5a giornata e finalmente, con la sorpresa di tutti, l’RCS vince il suo primo ed unico scudetto con la maggior parte dei giocatori e il mister nativi dell’Alsazia. Gilbert Gress diventa un mito per la tifoseria ma stranamente, il presidente decide di cambiare allenatore così il 23 settembre 1980, nel dopo partita di Strasburgo-Nantes, ci sono devastazioni sugli spalti ed un invasione di campo dei tifosi che portano in trionfo sulle spalle l’allenatore tanto amato.

Gli anni ’80 vedono l’RCS alternarsi tra prima e seconda serie. Bisogna aspettare il 1992 per vederlo tornare stabilmente in massima serie, dove rimarrà per nove anni vincendo, nel 2001, una seconda coppa di Francia nello stesso anno in cui paradossalmente retrocede di nuovo. Una nuova altalena tra i due campionati principali fino al 2010, quando retrocede sul campo in terza serie fino ad arriva al già noto fallimento del 2011 con la ripartenza dal quinto livello del gerarchia calcistica francese.

Da questo punto di svolta inizia una nuova vita dello Strasburgo e della sua tifoseria. La società viene rilevata da un gruppo di investitori con alla loro testa Marc Keller, ex giocatore del Racing che ricostruisce dalle basi e riporta la squadra nuovamente in Ligue 1 in sei anni. Come una fenice rinasce non solo lo storico club, ma anche la sua tifoseria che, da quel momento, si è stretta ancora di più attorno al Racing. Dal ritorno ai vertici calcistici nazionali nel 2019, lo stadio della Meinau è quasi sempre pieno ed il tifo è diventato una vera bolgia, con gli Ultra Boys che hanno saputo gestire al meglio questo passaggio approdando, lo posso dire senza problemi, nella Top 10 del tifo transalpino.

Decido di arrivare a Strasburgo alla vigilia dell’incontro, affascinato dalla bellezza della capitale dell’Alsazia che mi colpisce ogni volta. C’è poco da dire, vi consiglio solo di andarci e perdervi per le sue vie. C’è quasi aria di vacanze con temperature miti e cielo blu, l’estate è alle porte e diventa davvero godibile la bellezza di questo centro storico. Per chi legge e vorrebbe coniugare un weekend romantico-calcistico, Strasburgo è la meta perfetta. Il centro è pieno di turisti ma, come ovunque, basta allontanarsi delle vie più note per trovare tranquillità senza perdere in bellezza. Noto anche un corteo per la pace in Palestina: è bello vedere giovani e meno giovani scendere in strada in difesa di un popolo martirizzato.

Non tiro tardi la sera, la mattina dopo mi sveglio con un gran sole e ritrovo l’amico e collega di Sportpeople Simone per una bella colazione con croissant e kougloff, la brioche tipica alsaziana. Decidiamo di andare verso il centro per un altro giro in cui faccio da Cicerone. Strasburgo è molto interessante perché ha uno stile tutto suo, un’architettura tedesca che affascina sia i turisti francesi che cercano esotismo, che quelli tedeschi che vedono comunque una città francese con un’identità veramente europea, come ne è testimone il Parlamento dell’UE edificato nel 1999 nella parte Nordest della città.

Mentre andiamo a mangiare, in diversi punti notiamo adesivi degli Ultra Boys e già diversi tifosi in giro; voglio fare conoscere al gradito ospite la flammenkuchen (o tarte flambée in francese), un’altra specialità del posto ma alle 14 basta passeggiate e gastronomia perché, nonostante la partita si giochi stasera, riprendiamo le vesti di reporter e decidiamo di avviarci verso il punto di ritrovo della tifoseria. Gli ultras dello Strasburgo hanno deciso di organizzare, come ogni anno per l’ultima partita in casa, un corteo per raggiungere lo stadio. Questa marcia è un classico delle tifoserie tedesche ed è interessante che lo facciano proprio qua, dove gli Ultra Boys hanno – da ormai due decenni – legami con gruppi della vicina Germania: alla stagione 2000/01 risale il gemellaggio con i Phoenix Sons del Karlsruhe, tuttora esistente ma allargato nel frattempo anche agli altri quattro gruppi ultras del KSC; qualche anno dopo nasce un’amicizia con gli Harlekins dell’Herta Berlin, legati a loro volta con Karlsruhe. La regola del beduino vale dunque anche da questi parti. È comunque interessante vedere a che punto questi rapporti hanno dato spunto agli Ultra Boys per prendere il meglio del tifo tedesco, come questo corteo aperto a tutta la tifoseria.

Quando arriviamo a piazza d’Austerlitz, ci sono già diverse centinaia di tifosi ed ultras, quasi tutti vestiti di bianco o di blu, alcuni con la divisa della squadra, altri con una maglietta bianca realizzata per questa occasione e che gli ultras vendono in piazza sotto un piccolo gazebo. Si vedono diverse torce e si fanno sentire i bomboni. I bar attorno spillano fiumi di alcool, per la gioia di tutti e attorno alle 16.30, il corteo si mette finalmente in marcia. Diversi sono i fotografi, sia del gruppo che della stampa locale ad immortalare questi momenti, ma ovviamente qualcuno non capisce che è meglio non mettersi troppo vicino e rispettare lo spazio vitale dei tifosi. È difficile stimare quanta gente ci sia, approssimando direi tra tre e quattromila tifosi in cammino. Il sole rende perfetti questi momenti e più in generale, c’è proprio un’atmosfera di festa.

Il Racing è salvo già dalla penultima giornata, mentre gli avversari odierni del Metz rischiano di retrocedere in Ligue2. Parliamo pur sempre di un derby e questi ingredienti lo rendono ancora più particolare. Apre il corteo dei tifosi, uno striscione con la scritta: “Racing Club di Strasburgo, per la più grande società dell’Est”. Dietro di esso troviamo gli Ultra Boys, guida della tifoseria dalla stagione 1990/91, da quattro decenni primo ed unico gruppo ultras in questa città. Il corteo cammina con calma, buona l’idea degli ultras di non concentrarsi solo in testa al serpentone, ma disseminare vari nuclei un po’ ovunque, cosa che permette ai loro cori di essere ripresi da una folta maggioranza dei presenti. Il dress code della giornata è caratterizzato dal bianco ed il blu, molto meglio di questo nero onnipresente e insopportabile o di queste giacche North Face che schiacciano nell’omologazione un mondo come quello ultras che dovrebbe rifuggirla.

La polizia si vede ma è distante, per assicurare la sicurezza ma senza essere invadente. Sono pochi gli agenti e non hanno elmetti o atteggiamenti aggressivi. Ogni tanto si vede un poliziotto filmare il corteo, ma una volta tanto non è per gli archivi della polizia ma bensì per conto proprio, per immortalare momenti particolari e condividerli con i suoi amici. C’è anche il Supporter Liaison Officer dello Strasburgo che è un ex ultras. Possiamo dire che conosce il suo mestiere e permette a tutti di godersi questo evento. Parlando con lui, capiamo a che punto il suo ruolo è importante. Nonostante le tante torce e fumogeni non ci sono problemi di ordine pubblico, perché nessuno va a crearne inutilmente. L’unico problema che abbiamo noi è quello di trovare un angolo giusto per scattare. Ci sono troppe persone di fronte a noi ma, per fortuna, ho l’intuizione di guadagnare altezza e noto un balcone stupendo dove una signora guarda il corteo. Le faccio capire a gesti che siamo fotografi e lei ci apre il portone. Con Simone saliamo tre scalini per volta finché arriviamo, col fiato corto, alla sua porta e possiamo solo ringraziare Pauline per la sua gentilezza per le riprese degne di nota che riusciamo a realizzare dal suo quinto piano. Qualche centinaio di metri più avanti riproveremo lo stesso numero, ma non avremo la stessa fortuna: il balcone è solo al primo piano e ci sono degli alberi che non ci permettono di fare le stesse belle foto di prima.

Nel corteo non tutti sono ultras, ci sono anche tanti tifosi normali che hanno voglia di commemorare insieme la fine della stagione. La bellezza dell’aggregazione in una società sempre più individualista. Questo è il bello del tifo. Tanti giovani ma anche meno giovani, tante ragazze e soprattutto tanta passione per il Racing. Quanti fumogeni sono stati accesi? Senza paura di esagerare direi almeno 500. Dopo un’ora di cammino siamo quasi arrivati allo stadio. Manca solo un sottopasso ferroviario dove approfitto per salire al volo e godermi il finale che sembra un concerto: il tunnel è lo scenario perfetto per accendere un’altra marea di torce ed anche gli ultimi bomboni. Poi, arriviamo finalmente allo stadio.

Mancano tre ore al calcio d’inizio e dopo avere ritirato i nostri accrediti, decidiamo di temporeggiare per unirci all’aperitivo organizzato dalla vecchia guardia degli Ultra Boys. Ottima idea, soprattutto per Simone che può assaggiare i vini francesi. Si passa dal bianco al rosso, ma il nostro amico non è un palato fine e decide di provare e mischiare tutto ciò che gli vien proposto. Non siamo soli, nel frattempo arrivano anche gli ultras del Karlsruhe e dell’Herta Berlino e abbiamo modo di parlare tanto con ragazzi appassionati come noi. Tra tedesco, francese ed inglese, le conversazioni con questi ultras sono davvero molto belle. Anche se è scontato dirlo, è palese che ciò che la diversa fede calcistica divide, la passione per il movimento ultras unisce.

Ad un’ora dall’incontro decidiamo di entrare e di ammirare questo stadio vecchio stampo ma moderno allo stesso tempo, dopo esser stato ricostruito. La versione attuale dello stadio della Meinau è quella del 1984, quando la Francia ospitò gli Europei. Sempre bello e affascinante con la sua architettura anni ’80, non è solo la sede delle partite Racing ma anche un luogo di vita sociale. Da quando la squadra è fallita tante cose sono cambiate: Mark Keller, il presidente ed ex-giocatore che nel 2012, ha trasformato una società malata in un club competitivo, capace in poco tempo di scalare cinque categorie e tornare al top delle gerarchie calcistiche d’Oltralpe. Keller ha sempre apprezzato l’importanza della tifoseria e la rinascita, alla fine, è stata tanto della società quanto del tifo stesso. Non che prima fosse poi così male, ma aver visto quasi sparire l’oggetto della propria passione, ha stretto ancora di più tutti attorno alla squadra. La media spettatori, anche nelle categorie minori è sempre stata molto alta e gli ultras biancoblù son andati sempre ovunque ed in massa. Esiste veramente un legame speciale poi tra il pubblico e gli ultras locali. Anche la società ha preso spunto dalle vicine realtà tedesche, aprendo lo stadio diverse ore prima della partita per dare a tutti la possibilità di mangiare flammenkuchen e soprattutto di socializzare.

Facciamo anche un giro dietro la gradinata, dove ragazzi e ragazze sono impegnati al banchetto del materiale o a distribuire l’ultimo bollettino d’informazione. Ancora una volta si intuisce fino a che punto il gruppo sia punto di riferimento per la tifoseria, in cui ha saputo creare uno spirito curvaiolo esteso e condiviso. È tempo per noi di guadagnare la tribuna da dove osservare la prestazione dei locali e anche degli ospiti. Cominciando da quest’ultimi: sono circa 600 tra ultras e tifosi del Metz a prendere posto nel settore dedicate. Purtroppo, la Francia segue a ruota l’Italia nelle sue peggiori sfaccettature della repressione, infatti i ragazzi venuti della Lorena hanno avuto solo 600 biglietti, nonostante il settore possa contenerne quasi il doppio e si stia parlando di un derby in cui ci sono 166 chilometri a separare le due città. Sulla sinistra della gabbia che li accoglie, prende posto la Gruppa, il gruppo ultras che ha sede in Gradinata Ovest, mentre sulla destra si nota lo striscione della Horda Frenetik, che si ritrova solitamente in Gradinata Est. Ci sono dunque due entità nella tifoseria granata ma nonostante qualche difficolta nel passato, in questa stagione vanno d’accordo e tifano insieme in trasferta. Anche loro hanno oggi un proprio dress code: tutti vestono una maglietta nera con la scritta bianca “ANTI-RCS” e in seconda battuta, tirano fuori un immenso striscione di plastica, semplice ma d’impatto, con la stessa dicitura, accolto dai fischi del pubblico locale. Un derby va rispettato mandando a quel paese i rivali: che senso ha snobbarli?

Quando le squadre stanno per entrare in campo, si alza la scenografia della gradinata ovest, sede degli UB90: delle strisce di plastica blu formano il contorno delle lettere RCS (Racing Club di Strasburgo), dentro il cui perimetro utilizzano tre tipi di supporti bianchi (bandierine, pettorine e palloncini) per far risaltare e completare le lettere, stesso compito a cui assolve lo striscione: “Per la più grande società dell’Est”. Lo spettacolo è venuto benino direi, un po’ troppo complicata l’idea dei tre supporti diversi nelle lettere bianche, ma il risultato complessivo non è disprezzabile. Dopo due minuti, viene allestita una seconda scenografia con delle sagome bianche a creare il contorno di un grosso “1906”, cioè la data di nascita del club. Nuovamente quattro tipi diversi di supporti, in questo caso blu, riempiono l’interno dei caratteri. Non male la resa ma, ripeto, un po’ troppo complicata la scelta dei materiali. Non deve essere necessariamente qualcosa di troppo innovativo, bastava anche qualcosa di più semplice o tradizionale, anche se il risultato è complessivamente buono e questo va detto. Per finire, ciliegina sulla torta, si alza dal centro della gradinata una fumogenata biancoblù, semplice ma bella.

Anche nel settore ospite ci sono diverse animazioni. L’enorme striscione di plastica con la scritta “ANTI-RCS” lascia spazio ad uno striscione granata con su scritto “FC Metz” poi, nella parte alta del settore dove si son compattati i 600 ospiti, centinaia di bandiere bianche e granata; in ultimo, una decina di torce illuminano il cielo alsaziano. Tutto bello nella sua semplicità, peccato che cominci a piovere di brutto, perché è difficile fare foto di questi momenti. Bisogna menzionare anche nel caso dei due gruppi di Metz, la presenza di gemellati tedeschi del Kaiserslautern (con l’Horda) e dell’Eintracht Trier (con la Gruppa). Più che il campionato francese, sembra la Bundesliga degli ultras, con quattro tifoserie tedesche coinvolte e almeno 150 ultras teutonici tra settore locale e ospite.

Il tifo parte subito in quarta nella Gradinata Ovest. Quando venivo a Strasburgo anni fa, gli Ultra Boys erano sempre in un angolo tra la gradinata e i distinti. Li sono nati durante la stagione 1990/91 e per tre decenni hanno continuato ad occupare questa porzione, anche se per due volte hanno a spostarsi nella parte bassa ma senza successo. Poi nel 2016 la decisione di cambiare posizione, da quell’angolino diventato troppo stretto per prendersi il centro della parta alta della gradinata. Sarà un vero successo, tanto che sia un club come il Kop Ciel et Blanc che i tifosi, li seguono e li appoggiano. La scelta vincente si conferma anche stasera, dove il tifo è senza dubbio bello. Alcuni cori sono dei veri e propri boati, altri son un po’ meno seguiti ma il sostegno è in gran parte costante e rumoroso.

Nel primo tempo, i padroni di casa tirano fuori un primo significativo striscione: “No alla multiproprietà”; questa deriva dell’industria calcistica, infatti, ha anche toccato la Francia: nel giugno 2023, il Racing è stato venduto per 75 milioni al gruppo BlueCo, già proprietario del Chelsea. Marc Keller è rimasto presidente, ma adesso lavora per il gruppo americano. Parte della tifoseria locale (quella meno attiva) sembra invece a favore di questa transizione, illudendosi forse che questo passaggio commerciale possa veramente aiutare il proprio sodalizio a crescere. Ma alla fine è un po’ come chi crede che il capitalismo con il greenwashing possa salvare il pianeta quando in realtà sta solo usando diversivi per continuare a fare i propri interessi, nel calcio come nel resto della società. Peccato solo che pur avendo gli Ultra Boys sposato questa battaglia, facciano purtroppo fatica a convincere il resto del pubblico e solo fra qualche stagione sapremo chi avrà avuto ragione, anche se fin qui la storia è stata una buona maestra, se solo avessimo imparato dall’esperienza.

Prima della fine del primo tempo, viene esposto un altro striscione dagli UB90: “Le nostre amicizie sona la nostra forza, Metz-Kaiserslautern figli di mignotta”. Poi è tempo di fare una pausa per le due squadre, così con Simone continuiamo il nostro tour enogastronomico scoprendo il buffet dell’RC Strasbourg, una sorpresa divina che ci permette di ricaricarci e affrontare il secondo tempo. In questa seconda frazione, la tifoseria biancoblù esegue una bella sciarpata, cosa che mi fa sempre piacere: strumento coreograficamente povero, la sciarpata è sempre suggestiva e ogni tifoseria dovrebbe sempre farne una ad ogni partita. Ma purtroppo oggi fa più figo andare allo stadio con indosso capi firmati e lasciare a casa la sciarpa…

Al 54° segna il Metz, grazie al suo prodigioso attaccante georgiano Mikautadze, protagonista in questi giorni a Euro2024. Il settore ospite esplode letteralmente per questo goal che significa salvezza. Non si sentono sempre i ragazzi della Lorrena, tra tifo locale in fermento e settore ridotto, ma in questo momento i loro cori rimbombano. Poi anche per loro è il momento della sciarpata, bella e fitta. Non è facile fare tifo in quest’angolo di stadio, ma tra torce e bandiere che danno colore, si nota pure tantol movimento. Non sono da meno i loro dirimpettai che fanno a loro volta grande uso di bandieroni, stendardi e pirotecnica. Gli Ultra Boys espongono un altro striscione ancora, questa volta in tedesco, per chiedere: “Libertà per Alex e M.”, ragazzi del Karlsruhe alle prese con problemi con la giustizia. Al 83° continua la saga dei messaggi su carta con un gigante “BlueCo out!” ulteriore atto di contestazione alla multiproprietà, dietro il quale vengono accese una ventina di torce, dandogli maggiore visibilità.

Lo Strasburgo pareggia al 89° e lo stadio rompe in un urlo liberatorio mentre ovviamente cala il gelo sul settore ospite, che va invece su tutte le furie due minuti dopo, quando il Racing raddoppia. Non resta però altro da fare che digerire questa nuova sconfitta che spinge sempre più i granata verso la retrocessione, mentre lo stadio festeggia, ebbro di gioia per questa vittoria, con gli Ultra Boys che ne approfittano per appendere il loro bandierone “Fronte Anti-Metz” per farsi beffe degli avversari.

Si chiude così questa serata in cui 25.686 spettatori hanno trascorso un paio d’ore molto intese su queste gradinate prossime alla demolizione. Tutta una girandola di emozioni e sentimenti in questo lasso di tempo, dallo sconforto alla gioia o viceversa, a seconda della squadra tifata. Alcuni non hanno cantato, altri lo hanno fatto per 90 minuti, altri non hanno nemmeno visto la partita per curare l’organizzazione del tifo. Una cosa però è certa, sono i tifosi a rendere vivi questi blocchi di cemento e dar loro un’anima. Forse, fra trent’anni, quanti tutti gli stadi saranno centri commerciali, ci ricorderemo di questo? Che vendersi per trenta denari non ci porterà da nessuna parte e avremmo dovuto fare due passi indietro in questa follia commerciale che è diventato il calcio? A Strasburgo la multiproprietà e già una scomoda realtà con cui fare i conti, a Metz lo stemma del club è stato rielaborato. Quando il processo sarà irreversibile, qualcuno magari dirà “Peccato che non abbiamo ascoltato la tifoseria organizzata”, ma ormai sarà troppo tardi ed il calcio sarà solo un ricordo, il calcio sarà solo un prodotto.

Testo di Sébastien Louis
Foto di Sébastien Louis e Simone Meloni