La quindicesima giornata d’andata del girone F del campionato di D ha in programma la sfida tra la Recanatese e il Chieti. Arrivo a Recanati intorno alle 13:30, dopo un lungo viaggio dal Tirreno all’Adriatico, passando ai piedi dei picchi innevati del Gran Sasso. Durante il tragitto attraverso le Marche rimango incantato, come sempre, dai colli e dalle spiagge dorate, chiusi in lontananza dal profilo azzurro dell’Appennino maceratese. Ovunque, poi, noto castelli e borghi medievali, che fungono da antiche sentinelle di questo magnifico territorio, tra i più ricchi e completi della Penisola dal punto di vista naturalistico e culturale.
Recanati, il paese di Leopardi, non sfugge a questa caratteristica, come testimonia il suo stupendo centro storico, circondato dalle magnifiche campagne che fanno da sfondo agli idilli del grande poeta. La storia di questa cittadina è strettamente intrecciata con quella dello Stato della Chiesa, di cui fu parte fino all’annessione delle Marche nel Regno d’Italia, che avvenne dopo la battaglia di Castelfidardo del 1860 e il successivo referendum. Oggi Recanati è un centro di medie dimensioni, di circa 20.000 abitanti, situato proprio sul confine tra le province di Macerata e Ancona, nella parte centrale della regione.
Questa località si è fatta ulteriormente conoscere anche grazie alla sua squadra di calcio, giunta recentemente al professionismo. La pratica del football iniziò a Recanati nel 1923, con l’Unione Sportiva Recanatese che affrontò la prima Serie C della sua storia nella stagione 1947-48, in un girone con squadre marchigiane e romagnole. Dopo la retrocessione, il club marchigiano militò a lungo nei campionati regionali, ritrovando una categoria nazionale soltanto nel 1990. I leopardiani rimasero nell’Interregionale fino alla stagione 1996-97, al termine della quale ripiombarono nei tornei locali, sprofondando in Promozione nel 2003-04. La storia dei giallorossi giunse però presto a una nuova svolta positiva: nel 2007 la squadra tornò in D, dove avrebbe militato per 14 stagioni consecutive.
Nel 2022 arrivò il momento più alto della storia del club, con la vittoria del girone F e la conquista dello Scudetto. A seguire, due campionati in C, con un’ottima prima apparizione conclusa al decimo posto, ma con la retrocessione giunta lo scorso 19 maggio a Pesaro, in un playout tutto marchigiano contro la Vis. Al termine della partita del “Benelli” i giallorossi furono così costretti ad accompagnare l’Olbia e la Fermana in D. La delusione, tuttavia, è stata mitigata dall’inserimento in un girone che somiglia molto a una vecchia C2, per la presenza di tante piazze storiche, tifoserie e derby appassionanti. In sintesi, la storia calcistica di Recanati è certamente importante se rapportata alle dimensioni del centro, considerando le 22 presenze nel massimo torneo dilettantistico e le tre stagioni totali in C. I giallorossi, insomma, sono un fattore importante di questo territorio, con un discreto radicamento nel tessuto sociale. Il segno di questo legame con la comunità è visibile nella presenza del tifo organizzato, ma anche nei tanti tifosi comuni che prendono posto in tribuna con la sciarpa al collo, orgogliosamente esibendo i colori del club e il Leone con la spada, simbolo della città e della squadra fin dalla fondazione nel 1923.
Come accennato all’inizio, arrivo allo stadio a circa un’ora dal fischio d’inizio. Decido di fare giro all’esterno, nella zona residenziale che circonda il campo sportivo. Lo stadio della Recanatese è intitolato a Nicola Tubaldi, atleta cittadino distintosi nell’atletica leggera tra gli anni Sessanta e Settanta. L’attuale casa della Recanatese fu costruita nel 1992, nel periodo dell’Interregionale, e da allora ospita gli incontri casalinghi dei marchigiani. Gli spalti sono collocati su un solo lato, e sono divisi tra un’ampia tribuna coperta e due settori scoperti ai lati, uno con lo striscione “Gradinata Sud”. La struttura è poi completata da un ulteriore spicchio con copertura, in cui prendono posto gli ultras recanatesi.
Terminato il giro esterno, che mi permette anche di notare una scritta contro la vicina Potenza Picena, metto dunque piede sul rettangolo verde in erba sintetica, che è contenuto dalla pista d’atletica. Contemporaneamente arriva il contingente teatino, mentre gli spettatori locali entrano lentamente. Così, alle 14:30, quando i ventidue si dispongono in campo, sugli spalti i tifosi sono già pronti a cantare e sostenere le proprie squadre.
Partendo dai locali, oggi ho l’occasione di vedere per la prima volta la realtà ultras di Recanati. Come ho già scritto, i ragazzi marchigiani prendono posto nel piccolo settore coperto. Il loro materiale consiste nello striscione “Nuova Guardia”, due pezze (una per Corrado, l’altra con la scritta “Tempi duri”) e uno stendardo a due aste con le parole “Scompiglio leopardiano”. Il quadro è completato da due bandieroni con gli stemmi della Recanatese. Sul piano anagrafico, noto che tra di loro ci sono tantissimi volti giovani, ma anche alcuni più grandi. I ragazzi di Recanati appaiono molto carichi, cantano a gran voce per tutta la partita e sventolano in continuazione le loro bandiere. Accendono anche qualche luminaria e sostengono la squadra per tutti i novanta minuti. Trovo molto intelligente la scelta di disporsi in questa zona dello stadio, che consente loro di tifare in modo compatto. Il supporto dei recanatesi mi colpisce in modo positivo e vedo all’opera un gruppo dai connotati decisamente ultras, che ogni domenica arricchisce il variegato panorama regionale, con il suo notevole patrimonio di tifo e campanilismo. Senza scomodare i mostri sacri che tutti conosciamo, il movimento marchigiano è tra i più vivi della Penisola anche grazie al contributo di questi gruppi che, seppure numericamente più “piccoli” per i loro contesti demografici, non sono per questo meno importanti e stimolanti.
Venendo al settore ospiti, quest’oggi si presenta a Recanati una delle migliori tifoserie dell’Italia centrale e dell’intero panorama nazionale, che rientra nel gruppo dei nomi eccellenti di questo girone. Chieti è, infatti, una delle piazze da sempre protagoniste del movimento ultras italiano, con una storia che continua ininterrotta dal 1974. I ragazzi di Chieti non fanno mancare il loro sostegno neanche in questa fredda giornata di dicembre, presentandosi in ottimo numero nonostante la sconfitta casalinga della settimana precedente contro l’Atletico Ascoli e la diretta televisiva. L’obiettivo degli abruzzesi è, naturalmente, la promozione diretta in C, ma al momento la squadra è al secondo posto, a cinque punti di distanza dalla capolista Sambenedettese. Nonostante tali premesse, gli ultras neroverdi sembrano badare poco alla classifica, offrendo una prestazione maiuscola. Come sempre, gli abruzzesi si dimostrano maestri di stile, esponendo pezze e stendardi curati nel minimo dettaglio, sicuramente tra i più belli in circolazione, almeno per il sottoscritto. Anche dal punto di vista vocale confermano le mie aspettative, tifando per tutta la partita con ottima intensità. Sul campo, tuttavia, la loro squadra viene frenata per la seconda domenica consecutiva, incappando in un 3-3 che, seppure spettacolare, rallenta la loro corsa al primo posto, mentre regala ai locali un ottimo punto in chiave salvezza, visto che la Recanatese è in piena lotta per non retrocedere.
Con il fischio finale, termina anche la mia giornata marchigiana, che mi ha permesso di conoscere una realtà nuova e intrigante e di rivedere all’opera i teatini, una tifoseria che non delude mai le attese degli appassionati di tifo. La giornata si chiude così con il sole che tramonta dietro i Sibillini, uno scenario sicuramente insolito, per uno come me cresciuto sul Tirreno, dove il giorno finisce tra le onde. Forse è proprio per questo che mi affascina il litorale adriatico, che mi ha sempre suggestionato per la sua collocazione al di là degli Appennini innevati.
Andrea Calabrese