Nel girone B di serie C la capolista Reggiana ospita allo Stadio del Tricolore i romagnoli del Rimini. Uno stadio che è un lusso per la categoria, costruito e inaugurato nel 1995 con la formazione granata che allora disputava il campionato di serie A, fu il primo vero stadio di proprietà in Italia, finanziato da varie imprese private e sponsor quali l’azienda lattiero casearia Giglio che si garantì così il diritto di denominazione dell’impianto, ma soprattutto dagli stessi tifosi che versarono 8 dei circa 25 miliardi di lire necessari alla sua costruzione, attraverso la sottoscrizione anticipata di abbonamenti pluriennali. Stadio senza pista d’atletica, tribune molto vicine al terreno di gioco, con un’impronta tipicamente inglese. Un impianto a suo tempo avveniristico e funzionale, pensato e costruito per il calcio ma che poi ha dovuto pesantemente pagare dazio al tempo passato, non tanto dal punto di vista strutturale quanto per le vicende legate alla sua proprietà, passata in mano alla Mapei, già proprietaria del Sassuolo Calcio con tutte le polemiche e i veleni che ne sono conseguiti, il cui più contestato esito è che la Reggiana da padrona di casa si è trovata suo malgrado – o per colpe istituzionali, se vogliamo – ridotta al ruolo di ospite di troppo.
Tanti anche i cambiamenti che hanno interessato la formazione riminese da quando giocò qui la prima volta nel 2003-04, prima di spiccare il volo verso la Serie B. Dalla gloria degli anni migliori sotto la guida del patron Bellavista all’umiliazione del fallimento, poi una seconda mancata iscrizione in C, la ripartenza dall’Eccellenza e la bruciante retrocessione in D quando, causa Covid, i campionati vennero interrotti d’ufficio quando erano ancora in pieno svolgimento e qualche possibilità di salvezza fosse ancora realizzabile.
Questa sera la gara è nuovamente valida per il campionato di Serie C, come detto, con le due squadre che veleggiano nei piani alti della classifica ma più delle questioni del campo, a condizionare il clima sugli spalti è il ricordo di “Bonna”, storico ultras reggiano venuto a mancare nell’immediata viglia. All’ingresso degli atelti in campo, la curva granata espone il lungo striscione “Una parte di noi che se ne va… ciao Bonna”, mentre il capitano granata depone un mazzo di fiori sotto il settore in suo omaggio. Oltre alle Teste Quadre in curva, anche il Gruppo Vandelli lo ricorda con uno striscione nei distinti, entrambi lungamente applauditi da tutti i presenti, tifosi ospiti compresi. Commemorazione che nell’intervallo ha il suo momento più toccante quando, sui maxi schermi, vengono proiettate varie immagini che ritraggono il “Bonna” assieme ai suoi amici allo stadio, momenti di aggregazione e socialità che solo chi frequenta una curva può capire quanto facciano male quando improvvisamente vengono meno, assieme alla prematura scomparsa di qualcuno dei propri appartenenti. All’esterno della curva, in quegli stessi attimi, vengono accesi fuochi d’artificio che illuminano il cielo sopra quella che è stata la sua seconda casa. Per quest’ultimo saluto non sono voluti mancare nemmeno i gemellati di Vicenza, presenti con tanto di pezze al seguito.
Sul fronte ospite, la partecipazione a questa trasferta di cartello è da considerarsi relativamente buona dal punto di vista numerico, quantificabile attorno alle 400 unità, raccolte dietro la pezza di CURVA EST e altre sigle di club. Qualche coro di sfottò durante i novanta minuti di gioco, sia fra curve che con il Vandelli: è pur sempre Emilia contro Romagna. Senza voler entrare nel merito di questa oltretutto vecchia frammentazione, bisogna riportare che in varie occasioni si sentono simultaneamente tre cori diversi e la cacofonia mina un po’ l’atmosfera e la riuscita del tifo in genere.
Sul terreno di gioco è la capolista Reggiana a detenere il pallino del gioco, regolando abbastanza agevolmente la pratica Rimini con un goal per tempo. La squadra di casa in fondo è stata costruita per ottenere quella promozione diretta in Serie B sfumata deludentemente lo scorso campionato all’ultima giornata, dopo il lungo testa a testa con i rivali del Modena. Grida ancora vendetta quella cadetteria attesa ben ventun’anni e mai goduta, sia per l’immediata retrocessione che per la pandemia che, nella stagione 2020/21, tenne gli stadi chiusi al pubblico.
Nonostante la squadra ospite soccomba sul campo, i suoi sostenitori non si abbattono mai e tifano con continuità sfoderando, nei minuti finali, una buona sciarpata che spezza l’egemonia di granata tra curva e distinti. Sciarpata che si vede anche in zona TQ, scaturita dall’entusiasmo per la vittoria che mantiene la squadra emiliana in testa alla classifica del girone, primato festeggiato a fine partita dai giocatori sotto la propria curva. Stesse scene sotto il settore ospite con i giocatori del Rimini che, prima di rientrare negli spogliatoi, non dimenticano di ringraziare chi questa sera li ha sostenuti e incitati per tutta la partita.
Gilberto Poggi



































