Il Derby dello Stretto è da sempre riconosciuto come uno dei più sanguigni e belli dello Stivale, uno di quelli che ci è valso poi, nel corso di questi anni in cui ormai si procede per inerzia, stuoli di “groundhopper” provenienti dal Nord Europa carichi di aspettative. Da quando poi tutti i derby del calcio maggiore sono stati sottoposti a vasectomia coatta dal braccio violento della legge, questi derby loro malgrado relegati nei gradini inferiori del calcio, avevano assunto importanza ancora maggiore, soprattutto a livello emotivo visto che rimanevano tra i pochi a regalare emozioni vere e tenere vivo lo spirito identitario legato al calcio.

Poi il braccio tentacolare e viscido del potere ha abbracciato anche questi lidi e li ha pian piano stritolati, svuotati dei loro significati primari nelle loro manifestazioni popolari più rappresentative. Questo Reggina-Messina infatti si gioca senza la presenza dei tifosi ospiti: dopo gli scontri dei playout di due stagioni orsono, chi “di potere” non ha voluto correre rischi inutili e a scanso di equivoci ha vietato la trasferta ai tifosi messinesi. Beninteso anche i tesserati, perché i non tesserati ormai non possono andare nemmeno alle amichevoli, figurarsi in gare come queste. Tutto questo poi, dopo che per anni ci hanno bombardato (cosa non lo diciamo per signorilità) con la storia che con la tessera ci si sarebbe goduti lo spettacolo in prima fila, che non ci sarebbero più state trasferte vietate ed altre idiozie simili che, appena il fronte dei tifosi tesserati s’è allargato, si sono dimostrate come le più classiche verità di stagno prontamente rimangiate da chi le aveva pronunciate e vendute come oro colato.

Nonostante tutto la Curva Sud ha provato ad onorare l’impegno, mettendo in campo tutta la propria passione ed il proprio sostegno, rivelatosi valore aggiunto per la propria compagine, uscita dalla contesa con una bella vittoria, suggellando il patto che la propria tifoseria aveva vergato su carta: “IL NOSTRO SOSTEGNO OVUNQUE, IL VOSTRO SUDORE SEMPRE”.

L’altro striscione di particolar pregio di questa giornata è quello che campeggiava fuori dallo stadio: “VICINI ALLE POPOLAZIONI TERREMOTATE”. Una vicinanza che non è frase di facciata con la quale lavarsi faccia e coscienza, ma atto concreto: come anticipato con una comunicazione via web, all’interno non solo della Sud ma anche degli altri settori, sono stati raccolti fondi destinati poi alla gente colpita da questa tremenda tragedia.

Altri striscioni hanno poi riempito la giornata, come quello con cui si invocava libertà per gli ultras o un altro dedicato a Cleto, fratello barese colpito da un grave lutto. Allo stesso modo, hanno riempito il cielo di suoni e colori i tanti battimani, i cori, le bandierine, ma nonostante l’impegno profuso resta il vuoto più grande ed incolmabile, quello legato all’assenza dei messinesi. Un vuoto che più di tutto rappresenta una sconfitta grave per il calcio, per quanto tutti tentino di auto-assolversi.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Lillo D’Ascola e Paolo Furrer.

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Galleria D’Ascola.

Galleria Furrer: