Il mio secondo giorno in terra di Calabria comincia a metà mattinata con la convinzione di non poter visitare il centro storico di Rende, troppo lontano arrivarci in tempi brevi e poter riuscire a vedere tutto, con i minuti contati. Per cui non mi resta che percorrere la via principale, passando il grosso e nuovo centro commerciale “Metropolis”,  e poco dopo un chilometro e mezzo cominciare a scorgere in lontananza il Marco Lorenzon con i suoi fari e le mura che delimitano il terreno di gioco.

Inoltre con un pizzico di fortuna riesco a passare un cancello e per un attimo entrare in campo e rendermi conto della conformazione dell’impianto – in questo caso a “ferro di cavallo” – caratterizzata da una grande curva (attualmente destinata alle tifoserie ospiti) e due tribune: quella coperta costruita in alto e l’altra scoperta, divisa in due parti, protesa verso il basso.

Ovviamente il mio tour prosegue continuando a vedere il settore ospiti delimitato da una grande cancellata con uno spiazzo che funge anche da parcheggio per pullman o bus.

La partita è alle 16:30 per cui ho tutto il tempo per farmi un ulteriore giro e tornare quando manca più di un’ora prima del calcio d’inizio. Sugli spalti ci sono pochi spettatori, quantificabili sulle trecento unità, compresa la presenza di un centinaio scarso di tifosi ospiti.

Da segnalare che in questa giornata è presente anche il presidente della serie C Francesco Ghirelli – ospite della società di casa – il quale prosegue il suo personale giro tra le varie società che compongono la terza serie del calcio italiano.

Ormai è imminente il calcio d’inizio ma ancora non vedo ultras presenti, né dalla parte dei padroni di casa e nemmeno dalla parte ospite. Nel frattempo la partita comincia e c’è veramente un clima desolante, silenzioso, rotto solo da qualche sporadico coro effettuato dai tifosi delle vespe.

Dopo poco tempo sento delle grida provenire fuori dallo stadio e subito cerco di informarmi sulla presenza e perché stiano fuori. Verrò a sapere da più fonti che gli ultras sono in contrasto con i vertici della società per cui in questa partita decideranno di rimanere fuori per tutto il tempo ed effettuare qualche coro cercando di farsi sentire il più possibile.

Dalla parte opposta invece non vedendo lo striscione Curva Sud comincio a preoccuparmi seriamente e cerco qualche notizia direttamente sul cellulare andando sui siti dei tifosi gialloblù.

Alla fine scopro che la trasferta è aperta solo ai possessori della tessera del tifoso e sinceramente rimango di sasso (per non dire altro), convinto che quella carta fosse definitivamente uscita di scena. Evidentemente mi sbagliavo visto che l’obbligatorietà della stessa rispunta a seconda della necessità, non so per quale strano motivo quest’oggi.

La partita in campo rispecchia perfettamente quello che succede sugli spalti, un pareggio senza reti, che mi fa venire in mente uno striscione dei palermitani esposto diversi anni fa, il quale più o meno recitava così “uno stadio senza tifosi è come una partita senza risultato”. 

Il gol ospite siglato da Paponi in pieno recupero direttamente su calcio di rigore lo paragono a una piccola speranza che in fondo ancora qualcosa può cambiare ed è proprio questo che dovrebbero capire Ghirelli ed i vari personaggi che oggi comandano il calcio: allontanare presidenti ossessionati solo dai soldi, imprenditori senza scrupoli che cambiano nomi, colori e storie delle varie società solo per profitti personali, abbassare i costi ma soprattutto rimettere il tifoso, l’ultras, l’appassionato al centro dell’attenzione.

Facilitando l’acquisto del biglietto senza introdurre tessere o divieti assurdi, senza costringerli a mettersi in fila diverso tempo prima di poter entrare vessandoli ed umiliandoli nei peggior controlli possibili ed immaginabili, la libertà di poter accendere materiale pirotecnico senza dover subire possibili conseguenze giudiziarie ma riuscire a capire che servono solo a colorare la curva, abbassare i prezzi dei biglietti, coinvolgere i tifosi nelle scelte della società con la massima trasparenza possibile e non trascurarli come se fossero il male assoluto definendoli nel peggior temine possibile

Ci sarebbero tante altre cose da dire ma forse è meglio che mi fermi qua. La partita finisce con l’esultanza dei giocatori e tifosi ospiti, ma sinceramente in questa giornata, almeno per il sottoscritto e penso non solo, c’è poco o niente da salvare ed alla fine ho solo assistito a quello che potrebbe essere il futuro negli stadi italiani se si vuole continuare su questa linea masochista.

Marco Gasparri