Siamo all’epilogo della stagione, un epilogo che potrebbe valerne una ancora più prestigiosa nel prossimo futuro. A Rimini va infatti in scena la Gara della finale playoff fra i padroni di casa e Cantù. Alla meglio delle cinque gare, ci si contende il massimo campionato di basket, quell’agognata Serie A1 che a Rimini manca praticamente da 25 anni, mentre la formazione canturina cerca riscatto dalla più recente retrocessione in Serie A2 arrivata alla fine della stagione 2020-21.
Nel turno precedente, Rimini ha avuto la meglio nell’infuocato derby contro i rivali storici di Forlì, concludendo la serie in Gara 4 in un palazzetto dello sport di Forlì completamente deserto, conseguenza dei tafferugli scoppiati a Rimini prima di Gara 2. Come ormai ci hanno abituati da tempo, le soluzioni adottate nelle stanze dei bottoni hanno tagliato la questione con l’accetta: il questore della città forlivese ha infatti punito tutti, oltre ai diretti interessati che sono stati già raggiunti da Daspo, vietando la messa in vendita dei biglietti sia per Gara 3 che per Gara 4, ovviamente sia per i padroni di casa forlivesi che per i riminesi, che in quelle due occasioni sarebbero stati ospiti. La solita sproporzione insomma, tra le colpe e le pene e tra i colpevoli e quanti effettivamente ne vengono penalizzati. Come le note di classe alle superiori da parte di un professore che non ci aveva capito niente dell’accaduto galeotto o, peggio ancora, che preferiva colpire tutti indistintamente, illudendosi di poter sembrare severo e autorevole ma finendo per risultare solo ingiusto.
Cantù arriva invece a questa sfida finale ottendo il pass in casa di Rieti, liquidata senza appello dopo tre gare secche. Per l’occasione, il PalaFlaminio si presenta tutto esaurito o quasi, con oltre 3.000 spettatori a cui fanno eccezione gli ospiti: Eagles in testa infatti, i gruppi organizzati al seguito di Cantù avevano annunciato in un comunicato che avrebbero disertato Rimini, poiché è stato imposto loro il biglietto nominale. Come già accaduto durante la stagione dunque, gli ultras hanno coerentemente disertato, lasciando il settore ospite a un manipolo di circa 80 tifosi di fede biancoblù, che non si sono curati delle disposizioni della locale questura.
Unica protagonista la curva biancorossa che, guidata dal gruppo principale del “Barrio H294”, organizza una bella coreografia, dedicandola ai 15 fratelli di curva che nei giorni precedenti si sono visti notificare il Daspo per la trasferta di Rieti. Due enormi mani legate ai polsi con una catena a simboleggiare la libertà negata: a seguire, le mani vengono separate e la catena si spezza, mentre un lungo striscione di incoraggiamento spiega ancora meglio il suo significato: “Tornerete tutti… diffidato non mollare”.
Tra le varie pezze dei romagnoli, spicca cromaticamente quella gialloblù dei ragazzi di Novafeltria, firmata “Piccoli Chimici”, legati ai riminesi da una bella amicizia. Come logico che sia, il tifo vocale è un lungo monologo. Il Flaminio si trasforma in una bolgia in cui, oltre alla curva, anche gli altri settori partecipano attivamente per alzare la temperatura e il sostegno alla squadra. Ovviamente il basket, a differenza del calcio, è uno sport più veloce e dinamico, con capovolgimenti di fronte repentini, e anche il pubblico sugli spalti si adegua alle dinamiche di gioco sul parquet.
La squadra di casa parte bene contro la più blasonata e sicuramente attrezzata formazione ospite, per quanto la stagione regolare l’abbia vista classificarsi alle spalle dei loro avversari odierni autori di una stagione ben al di sopra delle proprie aspettative. Poi, anche il fatto di giocarsi la promozione dopo aver speso così tanto, ha portato i biancorossi ad arrivarci con il fiato corto, facendo emergere tutto il valore della formazione canturina, specie nella seconda metà di gioco.
Nonostante un distacco mantenutosi sempre sul filo del rasoio, tenendo la sfida aperta fino alla fine, è stata comunque Cantù ad aggiudicarsi Gara 1, per la soddisfazione dei propri pochi tifosi presenti, contenti e festanti a fine partita, quando il proprio quintetto è andato festeggiare sotto il settore.
La curva riminese, e con essa tutto il popolo del Flaminio, applaude a fine gara i propri beniamini. Sicuramente la sconfitta agevola la corsa alla promozione della squadra avversaria, ma nonostante questa serata finita male – sportivamente parlando – emergere e resta tutto il calore e il potenziale che può esprimere Rimini quando si rema tutti nella stessa direzione.
Martedì si replica sempre in Riviera per Gara 2. Poi, a prescindere dal risultato del parquet, i gruppi della curva biancorossa sono già in procinto di definire i dettagli per la trasferta di Cantù per Gara 3. Orgogliosi del percorso intrapreso, incuranti del risultato che sarà, in omaggio – esattamente come la coreografia iniziale – a quanti non potranno essere con loro a sostenere la propria squadra.
Gilberto Poggi
























