Ultima giornata di campionato, i giochi sono ormai fatti: è il Rimini ad aver già matematicamente vinto il propio girone di serie D proprio nel 110mo anno dalla fondazione della prima squadra di calcio cittadina. Ritornare nel calcio professionistico dalla porta principale è il miglior regalo possibile per quest’occasione speciale, ora si spera che la squadra guidata da mister Gaburro, vittorioso al suo primo anno in riva all’Adriatico, sappia trovare quella continuità che era mancata nel recente passato, in modo da interrompere l’altalena fra C e D e programmare un futuro più stabile e magari roseo.
Seppur nella partita odierna contro il Lentigione sia arrivata una sconfitta, tra l’altro l’unica della stagione tra le mura amiche, non viene certo meno la voglia di prolungare quei festeggiamenti iniziati domenica scorsa con l’invasione di campo a seguito del triplice fischio sul campo del Sasso Marconi. La matematica promozione ai danni del Ravenna di una settimana prima, cede il passo alla celebrazione della vittoria davanti al pubblico amico, festante e colorato per ringraziare giocatori, società e staff tutto per il lavoro svolto.
Sugli spalti oltre 2.000 persone hanno accolto l’invito del presidente Rota ad unirsi alla festa, incentivandola con prezzi ultra-popolari in seguito ai quali ci si poteva aspettare un’affluenza persino maggiore, ma evidentemente se di fronte non c’è un grande avversario che attiri ulteriore interesse, i numeri allo stato attuale sono questi.
La Curva Est nel corso nei 90 minuti espone due striscioni, nel primo tempo per sensibilizzare sull’annosa questione del proprio settore, lontanissimo dal terreno di gioco. L’attuale amministrazione comunale ha già stanziato dei fondi per alcune migliorie del “Romeo Neri” che comprendono, per il momento, la sostituzione del terreno di gioco con un sintetico di ultima generazione e la copertura per il settore distinti, anche se resta in ballo il possibile avvicinamento della Est al terreno di gioco, cosa che i tifosi si augurano da tempo. Alla fine si tratterebbe di nulla più che un ritorno allo status quo, visto che negli anni ’80 la vecchia Curva era collocata proprio a ridosso del terreno di gioco, prima che la stessa venne smantellata e allontanata dal campo per far spazio all’odiata pista di atletica, che oltretutto non è omologata per nessuna competizione agonistica avendo solo otto corsie, restando principalmente ad uso delle scolaresche durante le lezioni di educazione fisica.
Nel secondo tempo invece, viene esposto un secondo striscione per salutare il rientro di alcuni ragazzi dal daspo a seguito del caldo prepartita di Rimini-Modena, ultima partita casalinga prima dell’interruzione dei campionati causa Covid.
Da menzionare anche lo sventolio costante del bandierone dedicato al compianto ex presidente Vincenzo Bellavista, nel 15esimo anniversario della sua scomparsa. Per il resto battimani, sciarpate e cori per i ragazzi in maglia a scacchi come per le precedenti partite. Non è presente nessun tifoso ospite, quindi è una sorta di monologo biancorosso per tutti i 90 minuti, in attesa del triplice fischio che decreti la parola fine a questo campionato e dia il via ai festeggiamenti. Dagli spalti i più scaltri improvvisano un’invasione pacifica per accaparrarsi una maglia o qualche altro cimelio come ricordo, mentre lo speaker invita ad uscire per permettere agli organi federali di Serie D di premiare con una coppa la vittoria di questo campionato. L’invasione “ufficiale” è solo rimandata a premiazione avvenuta, quando sul terreno di gioco ci si ritrova tutti uniti in un abbraccio virtuale, giocatori, tifosi e dirigenti festanti per aver centrato l’obiettivo promozione e tornare così nel calcio professionistico, nel calcio dei grandi.
Gilberto Poggi