Il Rimini finisce tra le mura amiche questo campionato di Eccellenza, conquistato senza troppi problemi e con abbondante anticipo. La classifica finale parlerà chiaro in tal senso, ben oltre 20 infatti, sono i punti di distacco sulla seconda in classifica.

Quest’oggi, oltre ai saluti di fine stagione alla squadra e i ringraziamenti per i risultati ottenuti sul campo, c’è da onorare il ricordo, a vent’anni dalla sua prematura scomparsa, di Marco Caruso, figura storica del tifo biancorosso. Marco per tutti era il leader, rispettato da tutti e che a sua volta rispettava tutti, anche i più giovani che si avvicinavano e che incoraggiava alla frequentazione della curva. Carismatico come pochi, sapeva trascinare e far cantare tutta la curva. Indubbiamente gli anni ’90 erano differenti e forse con più margini di libertà per i tifosi rispetto al presente, ma altresì il Rimini non attraversava annate memorabili dal punto di vista calcistico, invischiato nell’anonimato della Serie C che aveva fatto allontanare molti ragazzi dallo stadio. Marco, con la sua scanzonata compagnia di amici, era sempre presente, in casa e fuori, e se durante qualche trasferta nascevano problemi con tifosi avversari oppure forze dell’ordine, lui
si metteva sempre in mezzo, da vero leader, prendendosi anche colpe non sue pur di aiutare gli altri.

Oltre al ricordo nel prepartita, la sera precedente un bel gruppo di vecchi amici, con i familiari di Marco, hanno voluto passare una bella serata in un locale, tra musica, bevute e ricordi delle tante giornate passate assieme, sia allo stadio che nella vita di tutti i giorni. Anche una delegazione di calciatori biancorossi ha voluto presenziare alla serata, dominata da cori da stadio e ricordi riportati dai vecchi alle nuove generazioni che non hanno potuto vivere quegli anni per ovvie questioni anagrafice.

Tornando alla domenica, prima di Rimini – Progresso, dopo il pranzo organizzato dai RWS fuori dalla curva, a base di piadina e sardoncini, si è svolto un piccolo corteo con lo striscione in ricordo di Marco, accompagnato da cori e fumogeni ed arrivato fin sotto la Est, luogo a lui tanto caro. Esattamente 10 anni anni fa, per aver organizzato una cosa simile, l’allora questore di Rimini volle punire in modo esemplare
chi partecipò a quel corteo, infliggendo un numero spropositato di denunce a vario titolo, dalle quali scaturirono un conseguente ed elevato tributo di diffide. In questi tempi, la memoria storica e la solidarietà son diventati reato. Per fortuna questa volta non c’è stato alcun problema, una volta tanto ha prevalso il buon senso, da parte di tutti.

Prima del fischio d’inizio, tutta la squadra biancorossa entra in campo indossando la maglietta con stampato il volto di Marco, portandosi poi sotto il settore dove hanno depositato un cuscino di fiori in suo ricordo, facendo scaturire l’applauso sincero da parte di tutti i presenti.

In campo è sempre il Rimini a comandare le fasi di gioco, portandosi in avanti dopo vari tentativi: la formazione biancorossa vuole finire la stagione con una vittoria, per congedarsi nel miglior dei modi seppur si sia trattato solo del campionato di Eccellenza.

La Curva Est, sempre viva e colorata, si mantiene su buoni livelli e a più riprese accende svariate torce e fumogeni, mentre anche il tifo canoro è sempre costante nel ritmo e positivo nella potenza. Nella ripresa altra bella torciata e sciarpata che coinvolge la parte centrale del settore. Quest’oggi, ben visibile sullo striscione RWS, c’è quello dei ragazzi di Cattolica (Catulghin).

Manca solo il triplice fischio dell’arbitro, che giunge di lì a poco per decretare la parola fine a questo campionato, nella speranza di poter disputare presto e nuovamente campionati professionistici. Nel frattempo la squadra si porta sotto il settore per continuare i festeggiamenti, unendosi ai cori della Curva: necessariamente il prossimo campionato vedrà questa rosa subire dei profondi cambiamenti, ma questi ragazzi si sono guadagnati il rispetto per quello che hanno dimostrato, sia sul campo che al di fuori, ed oggi la festa è tutta per loro.

Gilberto Poggi.