Continua il momento decisamente no per il Rimini, l’ennesima sconfitta casalinga, quest’oggi ad opera della Triestina, ha fatto emergere i tanti limiti e la scarsa qualità della formazione allestita durante l’estate. Limiti che, di rimando, evidenziano le lacune dello staff tecnico-dirigenziale che non è riuscito a dimostrarsi all’altezza del campionato di Serie C, il cui livello è oltretutto qualitativamente molto più alto quest’anno, rispetto a quello passato. Nemmeno il cambio d’allenatore e direttore sportivo sono serviti ad ottenere punti in classifica, così da lasciare il Rimini tristemente relegato all’ultimo posto, il che vorrebbe dire retrocessione diretta, situazione che ovviamente sta facendo infuriare i tifosi.

Dalla città Giuliana sono una cinquantina circa i tifosi al seguito dell’Unione, in rappresentanza degli ultras della Curva Furlan e anche dei club di tifosi. Dopo aver perso la finale playoff contro il Pisa per accedere al campionato di Serie B, quest’anno la Triestina sta deludendo le aspettative mentre le altre candidate al salto di categoria come il Vicenza e il Carpi proseguono a spron battuto.

Come da tradizione, quando si trovano di fronte Riminesi e Triestini non se le mandano certo a dire, infatti appena gli ospiti giungono all’interno del settore ospite, i cori di sfottò, da una parte e dall’altra, si sprecano.

La curva Est si presenta più colorata e attiva rispetto ad altre partite, seppur la classifica continui ad essere deficitaria, ma al netto dei risultati, questi ragazzi non si perdono d’animo e si presentano, come sempre, pronti a sostenere la squadra e speranzosi di una svolta. Diverso l’approccio con la proprietà: il presidente Grassi continua ad essere considerato l’imputato numero uno per questo disastro calcistico, a causa delle tante scelte sbagliate a livello gestionale; per molti ormai, l’unica speranza di rinascita risiede nella possibilità di un cambio al vertice più volte ipotizzato ma mai concluso.

In campo il Rimini, pur non giocando una brutta partita, ha dovuto soccombere al goal del Diablo Granoche, attaccante di lunga esperienza che i tifosi più navigati ricorderanno per aver già caratterizzato gli incontri di una decina di anni fa fra le due formazioni, nel ben più suggestivo palcoscenico della cadetteria.

Gli ospiti, seppur non tantissimi, quando cantano cori ripetuti risultano più efficaci, nonostante la distanza dal terreno di gioco non sempre ripaghi i loro sforzi; comunque, tra i cori maggiormente udibili c’è sicuramente quello per chiedere giustizia per Stefano Furlan. Nel secondo tempo i biancorossi Giuliani espongono un paio di striscioni in ricordo di due amici scomparsi, invece rispetto alla prima frazione di gioco, trovandomi dalla parte opposta a loro, il tifo risulta pressoché anonimo e senza particolari acuti.

Nella Est si cerca di mantenere un tifo costante e con una sciarpata si cerca di colorare per quel che si può una curva senza più un gruppo guida ma con un’anima sempre viva, fatta da ragazzi e ragazze che si sbattono ogni settimana per non lasciare mai sola la propria maglia. Il bandierone con l’effige del compianto presidente Vincenzo Bellavista, posizionato a centro curva, sembra quasi un monito e un esempio a chi ricopre il ruolo di presidente del Rimini Calcio, nonché la speranza che prima o poi possa trovarsi al comando un uomo con le stesse capacità e le stesse ambizioni.

Al 90esimo, come spesso accade in questo campionato, a far festa sono solo i calciatori ospiti sotto il proprio settore, che salutano e ringraziano chi si è sobbarcato questa lunga trasferta, comunque ripagata da una vittoria che rilancia la squadra verso la zona playoff. Umori opposti tra il pubblico di casa, che invita i giocatori sotto il proprio settore per invitarli poi ad andare a lavorare e far spazio a gente che lotta. Il girone di andata dei romagnoli si chiude con appena 12 miseri punti, preludio all’impresa quasi impossibile di uscire dalla zona retrocessione e salvare la categoria, specie se durante il mercato di riparazione non arriva qualche giocatore capace di far la differenza.

Gilberto Poggi