Io i bambini allo stadio e nei palazzetti li voglio. Così come le famiglie, i panini con le frittate, i biscotti della Osvego coperti di Nutella e tutti i luoghi comuni di cui giornali e media si cibano quotidianamente. Beh, oggi dico che li voglio anche io. Perché i bambini sugli spalti ci verrebbero pure volentieri se non fossero strumentalizzati dai grandi. Almeno è quello che ho avvertito oggi mentre ero intento a scattare dai seggiolini del PalaTiziano. Un’orda di scolaretti che si esaltavano ai cori della Curva Ancilotto contro i varesini, al punto di passare l’ultimo quarto a gesticolare nei loro confronti (i quali ovviamente, prendendo la cosa per quello che era, se la ridevano di gusto) e agli sproloqui del pubblico per un canestro sbagliato o per una decisione arbitrale ritenuta iniqua. Perché diciamocelo, è accaduto anche a noi che dentro le curve ci siamo cresciuti, la volgarità, quella curvaiola intrisa di ironia e spesso folklore popolare, diverte. Eccome. E non è certo causa di maleducazione. Anche perchè se volessimo metterla così allora dovremmo cominciare a spegnere le nostre televisioni dove spesso i ragazzi annegano il proprio tempo. Là, fra personaggi che l’italiano non sanno cosa sia, donne mostrate come mera merce di scambio e programmi indirizzati spesso a menti senza neuroni, si annida la vera maleducazione. Nel vero senso della parola. Essere educati male.

Quella tra la Virtus Roma e la Pallacanestro Varese è una tra le sfide storiche del basket italiano. Una rivalità sentita e due tifoserie che calcano la scena ultras da decenni. Dopo la disastrosa sconfitta rimediata sul campo della VL Pesaro, la Virtus è chiamata a fare risultato davanti a un pubblico che stasera, nonostante la sosta del campionato di Serie A, non eccelle certamente nei numeri. Quando entro ci sono già gli Arditi, sistemati come di consueto in Galleria. Una ventina gli ultras prealpini che hanno raggiunto la Capitale in una giornata dove Giove Pluvio vi ha riversato tutto il proprio odio. “Bomba d’acqua” amerebbero definirlo i nuovi sofisti della lingua italiana, “Acquazzone o temporale” mi limito a chiamarlo io. Esistono migliaia di aggettivi, nomi comuni e definizioni nella nostra lingua, proprio non capisco la necessità di coniare nuove e idiote terminologie. Ovviamente la peggiore di tutte rimane “Follia ultrà”. Un occhiello dietro al quale spesso si celano notiziole, tipo “vecchietto entra al Romeo Menti di Vicenza dimenticando di mostrare la carta d’identità e la tessera del pane”.

Tornando alla cronaca, i lombardi riscaldano i motori già prima della partita mandando messaggi tutt’altro che di stima ai colleghi romani. I padroni di casa li raccoglieranno solamente a pochi minuti dall’inizio. Le Brigate infatti fanno il loro ingresso poco prima della palla a due. A questo punto anche la gara del tifo può iniziare. Devo dirlo subito, rimarrò un po’ deluso dai ragazzi di Varese. Un po’ troppo discontinui e poco vogliosi di incitare il roster allenato da Pozzecco. Da parte capitolina invece le cose vanno decisamente meglio, il nuovo gruppo ha portato entusiasmo e qualche numero in più. Da segnalare lo striscione per Gabriele Sandri, di cui qualche giorno prima ricorreva il settimo anniversario da quel maledetto 11 novembre in cui uno dei tanti sceriffi peninsulari decise bene di porre fine alla vita di un altro essere umano. Ilmessaggio trova gli applausi di tutto il pubblico, ospiti compresi.

L’andamento della gara li aiuterà decisamente negli ultimi due quarti. La Virtus infatti va prima sotto di 19 punti per poi riprendersi al suono delle bombe di Stipcevic. L’ex di turno, costantemente offeso dai varesini, sfodera le sue armi migliori, velocità e tiro da tre rimettendo in gioco i suoi ed affossando una Varese fino a quel momento attaccata alla giornata di grazia di Diawara. Uscito di scena quest’ultimo, a causa di un chiaro cedimento fisico, anche i suoi compagni mollano gli ormeggi lasciando campo e gioco agli avversari.

E’ il tripudio del PalaTiziano che si esalta aiutando la squadra a conquistare due punti insperati fino a venti minuti prima. Finisce con la Virtus Roma sotto la curva a ricevere applausi ed abbracci. Anche per Varese ci sono applausi e cori di incoraggiamento da parte del manipolo di ultras che ha capito il momento difficile della squadra, priva quest’oggi anche di un elemento chiave come Kangur. Non rimane che  rituffarmi nella pioggia. Nel frattempo infatti fitti goccioloni freddi hanno ripreso a cadere sul quadrante nord di Roma. Il raffreddore è dietro l’angolo, meglio sbrigarsi a raggiungere la metro pensando a quei ragazzi che spavaldamente si esaltano per un coro politicamente non corretto. Alla faccia di tutti i buonisti senza una vita sociale che popolano questo paese.

Simone Meloni

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