padova@latina1314Nell’anticipo del venerdi tra Latina e Padova, finito con la vittoria schiacciante per 3 a 0 dei padroni di casa, è accaduto, ancora una volta, un fatto che da un paio di anni a questa parte, fa discutere e spacca in due l’opinione pubblica. Stiamo ovviamente parlando del gesto, da parte degli Ultras, di pretendere che i giocatori della propria squadra si tolgano le magliette. Fece enorme scalpore il famoso Genoa-Siena di un paio di anni fa’, dove gli Ultras del grifone bloccarono l’accesso agli spogliatoi ai propri giocatori, chiedendo a questi ultimi, ed in particolar modo al loro capitano, di raccogliere le magliette di tutti i giocatori e depositarle ai piedi della curva. Tutto questo perché la squadra, dopo l’ennesima, deludente, prestazione, rischiava la retrocessione in Serie B. Ieri sera, allo stadio “Domenico Francioni” di Latina, l’evento si è praticamente riproposto, visto che gli Ultras del Padova, stanchi di dover sopportare una situazione indecorosa sotto l’aspetto sportivo e agonistico della loro squadra, hanno chiesto ai loro giocatori di togliersi le maglie, in quanto non degni di indossarle ed incapaci di rappresentare, al meglio, la squadra della loro città.Ed è proprio questa, per l’appunto la rivendicazione, il cosiddetto fattore comune di tutte queste azioni di protesta, comunemente chiamate contestazioni, che gli Ultras, nei momenti di difficoltà, decidono di adottare per spronare e dare la scossa ad un ambiente evidentemente statico e negativo.Ma cosa significa, esattamente, il senso di appartenenza ad una città? Indossare una maglia con il ricamo dello stemma della squadra o di una determinata località, può bastare per rappresentare realmente una città? Oppure occorre comportarsi in una determinata maniera per poter essere degni di rappresentare quella determinata città? Sono interrogativi che forse non troveranno mai una risposta, viste le varie correnti di pensiero che si confrontano a riguardo. Per alcuni, ad esempio, il gesto estremo di far togliere le maglie ai propri giocatori, viene considerato un atto vile, in quanto si tende a mortificare i propri beniamini e perché, sempre secondo queste persone, interrompere una partita di calcio significherebbe mancare di rispetto a quelli che hanno pagato il biglietto e sono venuti allo stadio per godersi lo “spettacolo”. Non si pensa, però, ad esempio, che il biglietto è stato acquistato anche da quegli stessi Ultras che in quel momento stanno intimando ai calciatori di levarsi la casacca. E in alcuni casi (come ieri sera) si sono anche sobbarcati un bel “viaggetto” per stare dietro alla loro squadra. Quegli stessi Ultras che ritengono che quella maglia li, con il simbolo ed i colori della loro squadra e con il nome della loro città, abbia lo stesso valore (se non addirittura maggiore) di una bandiera nazionale, e che quindi questa vada onorata non solo nei novanta minuti di gioco, ma anche durante la settimana, nel corso degli allenamenti, delle amichevoli e nella vita di tutti i giorni. Perché quella maglia, quei colori, quel simbolo, quel nome, rappresentano la loro città, la loro passione e la loro fede. Con l’auspicio di tornare a vedere sempre più calciatori che giochino con la voglia e la passione per la loro squadra di appartenenza, e soprattutto con il rispetto per chi li segue ogni domenica, lascio a voi lettori la possibilità di commentare e di esprimere le vostre opinioni in merito all’argomento da me trattato.

Freccia

[Fonte: Dalla parte del torto]