È stata un’annata travagliata quella della Reggina e dei suoi tifosi, che in poco tempo hanno perso tutto, compreso il nome della propria compagine, giocoforza cambiato in “ASD Città di Reggio Calabria” dopo la mancata iscrizione in Lega Pro del sodalizio presieduto da Lillo Foti, che ha poi mantenuto il nome storico pur non essendo iscritto ad alcun campionato. Un sequestro di un bene comune, di un nome che appartiene a tutti i reggini, come hanno accusato i tifosi amaranto da tempo in rotta di collisione con lo storico presidente.

Così come in poco tempo gli eventi possono precipitare, altrettanto velocemente maturano gioie inaspettate per quanto lungamente attese. Da poco tornata in possesso della denominazione storica, rilevata dalla curatela fallimentare della vecchia Reggina con fitto d’azienda (nel frattempo la società di Foti ha infatti imboccato la via del fallimento ed è passata in esercizio provvisorio sotto il controllo del Tribunale), la Reggina ha ottenuto il tanto agognato ripescaggio in Lega Pro.

La presentazione della nuova Reggina, presso la cittadina Arena “Ciccio Franco”, è diventato così il pretesto per festeggiare non solo i protagonisti della prossima stagione, ma soprattutto il ritorno nel professionismo. Bandiere, cori e torce ad illuminare il cielo di Reggio che torna padrone del suo nome e della categoria minima congrua al proprio blasone. Per ora basta già la soddisfazione di poter rivivere i derby regionali con Catanzaro e Cosenza oppure il derby dello Stretto con Messina, che si giocherà già alla prima giornata di campionato e che curiosamente era stato l’inizio della fine: nonostante la vittoria sul campo, che aveva permesso alla Reggina di spuntarla nel doppio confronto dei Play Out e garantirsi la permanenza in Lega Pro, la stessa rinunciò poi ad iscriversi per mancanza dei fondi necessari ad arrivare in fondo. La speranza è che questo nuovo inizio sia foriero di tante ulteriori soddisfazioni, per Reggio e per tante altre piazze che da quest’anno tornano a riaffacciarsi nel calcio che conta.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Lillo D’Ascola.