Ultima gara di Europa League per l’anno solare della Roma, che tornerà a calpestare il palcoscenico internazionale nel prossimo gennaio, per la sfida contro l’Eintracht Francoforte che – divieti permettendo – già si preannuncia pirotecnica. All’Olimpico arrivano i portoghesi del Braga, sodalizio che negli ultimi anni si è affacciato con una certa costanza nelle competizioni continentali, arrivando a disputare anche una storica finale, tutta lusitana, contro il Porto, nel 2011. Match che fu vinto di misura (1-0) dai Dragões, spezzando i sogni di gloria degli Arsenalistas dell’ex portiere giallorosso Julio Sergio. Per i capitolini si tratta di un match fondamentale nell’economia della classifica: i mediocri risultati rimediati nei turni precedenti, infatti, obbligano gli uomini di Ranieri a vincere per mantenersi almeno nella zona utile a disputare i sedicesimi (o playoff, chiamateli come meglio preferite!). Il calcio d’inizio alle 18:45 crea più di qualche problema in fase di afflusso, tanto che quando mi dirigo verso la mia entrata, noto ancora un cospicuo numero di tifosi in fila per entrare in Sud e, complessivamente, lo stadio finirà per riempirsi solo a partita già iniziata. Effetto collaterale (uno dei tanti) dell’ormai totale predominio delle televisioni su qualsiasi logica cara al tifoso.
Dopo la solita girandola di canzoncine non degne neanche dei musicarelli tanto in voga in Italia tra gli anni ’60 e i ’70, risuonano le note di “Roma, Roma, Roma”, favorendo la bella sciarpata eseguita da tutto lo stadio, con la Sud che stavolta presenta veramente un bel muro giallo ocra e rosso pompeiano, sintomo di come il continuo invito a portare sciarpe e alzarle in cielo all’unisono stia dando lentamente i suoi frutti. La Roma parte forte in campo e dopo essersi portata in vantaggio, controlla facilmente la partita segnando altre due reti e sbagliandone almeno altre cinque. L’andamento, per una volta tanto, in discesa, favorisce anche gli ultras, che si esibiscono in una buona prova corale, ritirando fuori di tanto in tanto vecchi tormentoni del tifo romanista. A volte i ragazzi al megafono richiamano in maniera veemente i presenti per spronarli, cosa che fa rialzare i decibel momentaneamente sopiti e contribuisce ancora una volta a cementare il rapporto tra “curvaioli” e coristi che, come ripeto spesso, sono una figura fondamentale per la riuscita di qualsiasi performance vocale. Buona partecipazione anche dai muretti e dai Distinti, dove ormai da qualche anno si sono creati gruppi e gruppuscoli che animano i loro spazi. Molto attivi i ragazzi in Nord lato settore ospiti, che per tutto il match fanno sfoggio dei loro bandieroni e dei due aste, sempre perfetti dal punto di vista della fattura.
Nel settore ospiti prendono posto circa 600 portoghesi, che come detto ormai da qualche anno sono abituati a viaggiare per l’Europa, cosa che ovviamente ha fatto crescere anche lo zoccolo ultras. I gruppi guida del contingente biancorosso sono i Red Boys (fondati nel 1992) e la Legione Bracara (fondata nel 2003 con riferimento al nome romano della città), che nel particolare impianto che ospita le gare interne del Braga occupano la parte inferiore della tribuna, cosa davvero molto particolare per il Portogallo, dove spesso i gruppi sono sparsi per tutto lo stadio. Negli ultimi anni gli ultras braguistas stanno lavorando sodo per intensificare il rapporto con una città dalle tradizioni importanti e veramente bella dal punto di vista storico e artistico. Il confronto è giocoforza con i rivali del Vitoria Guimarães – con cui danno vita al Derby del Minho – che storicamente vantano un legame molto profondo con la città e sono riusciti a creare un vero e proprio culto del Vitoria dentro ai confini cittadini. La strada è senza dubbio lunga, ma negli ultimi anni anche gli spalti dell’Estádio Municipal sono diventati teatro di una buona animazione e i gruppi ultras seguono con una certa costanza anche in trasferta, basti pensare che negli anni non sono state “bucate” trasferte complicate e pericolose come Atene, Sofia, Belgrado o lontane e costose come Borås, in Svezia.
C’è da fare poi un importante discorso su quanto sia difficile essere ultras in Portogallo: il governo impone regolarmente misure discriminatorie con l’unico obiettivo di porre fine a questo modo di vivere. Facendo un semplice riepilogo per comprendere meglio, possiamo dividere i gruppi ultras lusitani in due fazioni: “legali” e “non legali”. I primi sono quelli che hanno accettato la legalizzazione e hanno consegnato i propri dati alla polizia e da quel momento hanno potuto entrare negli stadi con striscioni, bandiere, grancasse, megafoni. I secondi sono tutti gli altri che hanno deciso di restare coerenti alla loro lotta e non hanno venduto i loro valori in cambio di una sorta di pax sociale che poi non si sa mai fino a quando dura. Qui entrano in gioco i gruppi del Braga: entrambi non hanno mai ceduto alla “legalizzazione” e quindi da anni non possono portare i loro striscioni principali o le grandi bandiere nel nostro stadio. Le uniche bandiere che possono portare non devono fare riferimento ai gruppi e devono essere più piccole di un metro per un metro: del tutto assurdo e discriminatorio! Come è successo in Italia qualche anno fa, il governo portoghese ha provato a introdurre la tessera del tifoso, tre anni fa, ma ha fallito miseramente, perché la stragrande maggioranza dei gruppi non ha aderito, pertanto il governo, costatando l’insuccesso, ha deciso di abolirla, lasciando tuttavia la cosiddetta ZCEAP che è una zona degli stadi dove per entrare è obbligatorio fornire il proprio documento d’identità e solo qui si possono portare bandiere di grandi dimensioni. Insomma, in teoria la FAN ID è caduta ma in pratica è ancora esistente. Ci sono diversi gruppi che ultimamente l’hanno accettata, decidendo di sottostare a questo sottile forma di controllo. Per tutte queste motivazioni si può dire che la trasferta di Roma, per i biancorossi, è stata incredibile: proprio per l’ambiente che è stato possibile creare nel settore, cosa a dir poco impensabile attualmente in Portogallo.
Per quanto riguarda stasera, la loro prestazione sarà tutto sommato buona, con un tifo discreto dopo l’esposizione di un telone e l’accensione di qualche torcia al momento dell’ingresso in campo delle squadre. Nel contesto calcistico portoghese, non va mai dimenticato come sia difficile uscire dal circuito delle tre eterne vincenti (Sporting, Benfica e Porto), anche se da qualche anno alcune quote del Braga sono state acquisite dalla Qatar Sports Investment (proprietari del PSG) che hanno investito sul club riuscendo a vincere alcune coppe nazionali e stazionare costantemente in Europa.
Come fatto cenno, in campo la Roma passeggia sugli avversari, imponendosi per 3-0. Totale indifferenza tra le due tifoserie, con gli ospiti che richiamano comunque la squadra sotto al proprio settore per applaudirla e salutarla. Senza dubbio per loro si è trattato di una trasferta storica, onorata nel migliore dei modi sugli spalti. Scherzo del destino, nel giro di poche settimane, incontreranno anche la Lazio, che però sarà ospitata in in terra lusitana. Finisce con l’Olimpico a cantare sulle note di “Grazie Roma”, per la seconda vittoria di fila dopo il 4-1 inflitto al Lecce. Una vera e propria notizia in una stagione sinora a dir poco difficoltosa per i giallorossi.
Simone Meloni







































































