Riccardo Agabio aveva ottantanove anni quando ci ha lasciato. Nome di spicco della ginnastica nazionale, ha ricoperto il ruolo di presidente della Federginnastica italiana. Un personaggio sicuramente importante nello scacchiere sportivo di questo Paese, troppo abituato a vedere quasi esclusivamente il calcio e poco altro. Una morte che va senza dubbio rispettata e commemorata come si deve. Una scomparsa per cui la FIGC ha disposto un minuto di silenzio prima di ogni gara. E qui – sempre con il rispetto di tutti – mi sorgono seriamente diversi interrogativi. Neanche voglio tornare sulla questione riguardante i quattro ragazzi tifosi del Foggia tragicamente scomparsi di ritorno dalla trasferta di Potenza e schifosamente ignorati da Leghe e Federazioni: a onorare il loro ricordo ci hanno pensato tutte le curve d’Italia, con un minuto di silenzio spontaneo, che ha messo ancor più in evidenza la vergogna di talune istituzioni. Ma la domanda che mi sorge spontanea, a tredici giorni dalla sua scomparsa, è: con quale logica una figura come quella di Bruno Pizzul – che non solo al calcio ha legato il proprio nome, ma ha seguito per anni, decenni, le imprese della Nazionale e dei club in Europa – non è stata meritevole neanche di un ricordo, un applauso, una celebrazione di pochi secondi, mentre personaggi del tutto avulsi allo sport nazionale, quasi sempre sconosciuti ai più, vengono “imposti” come nulla fosse?
Perché nessuno (n-e-s-s-u-n-o) tra giocatori, club e dirigenti ha alzato la manina facendo presente che non è poi così normale? O meglio, nel Paese dove la frattura tra tutto ciò che è istituzionale e istituzionalizzato e la quotidianità degli italiani, in fondo anche queste situazioni sono del tutto normali. Perché, ad esempio, qualche dirigente dovrebbe battersi per un questione etica, di memoria e di appartenenza? Loro, che salvo rari casi, di etico non hanno nulla? Li avete mai visti, salvo rari casi, spendere una parola per i propri tifosi repressi e interdetti ormai pure dalla trasferta dietro casa, raggiungibile in triciclo, armati di frittata e fiaschetta di vino anni ottanta per quanto sarebbe tranquilla? Più un qualcosa è popolare, amato dal pubblico, applaudito anche da quei “teppisti senza valori” delle curve, più va allontanato o quantomeno ignorato. Però, non me ne voglia nessuno, pur rispettando la morte e il dolore altrui, l’ipocrisia e la decontestualizzazione di questi signorotti che gestiscono una sfera di cuoio già di suo bucata da anni, è a dir poco lapalissiana!
Lo so che non ci si dovrebbe sorprendere. Lo so che – come mi ha detto qualcuno – se si commenta e si assiste al circo della Serie A, se ne fa parte e quindi bisogna accettarne anche le storture più barbare, ma è altrettanto vero che a volte neanche col naso tappato si riesce a evitare l’odore di letame che sale forte di fronte a decisioni, scelte e “prassi” che solo vecchi dinosauri ancorati alle proprie poltrone possono avallare e spingere. E il bello è che costoro sono sempre e comunque pronti a indicare la via, a condannare un normale episodio di irruenza tra giocatori invocando il terzo tempo del rugby. A chiedere il pugno di ferro nei confronti dei tifosi che espongono uno striscione politicamente scorretto, si cimentano in un coro contro l’avversario o lanciano un’innocua torcia sul rettangolo di gioco (prendete nota, è apologia di reato, lo dico per i morbosi giustizialisti!) I “veri valori”, “le famiglie allo stadio”, “il calcio è di tutti”. Poi quando c’è davvero da mettere in atto uno di questi slogan, meglio passare avanti, riempirsi la pancia e darsi una bella pacca sulle spalle nella stanza dei bottoni, che per convenienza chiameremo Jurassic Park.
Giusto per la cronaca (che come sempre ci mostra il rovescio tragicomico della medaglia): nella gara odierna l’ineffabile Osservatorio sul Nulla, coadiuvato dalle pregevoli maestranze del Casms, ha ben pensato di imporre la tessera del tifoso ai supporter cagliaritani. Malgrado non si siano mai registrati incidenti tra le due fazioni. “Sacrosanta” punizione del preside EmmePi (non faccio il suo nome per non finire nella sua blacklist da Daspo Preventivo, lascio alle vostre fervide immaginazioni la risoluzione del rebus) che colpisce puntualmente i suoi scolaretti se ritenuti minimamente riottosi (o pensanti, fate voi). Ergo: va bene che ormai vale tutto e l’obiettivo finale è quello di chiudere i settori ospiti a prescindere, ma almeno facciamo i complimenti a tutta l’intellighènzia che ha studiato a fondo e oggi conosce ai minimi dettagli correnti di pensiero del movimento ultras, gemellaggi, rivalità, tesserati, non tesserati, amici degli amici e, sicuramente, anche faccende che neanche i diretti interessati sanno!
Ricordato con numerosi striscioni Maurizione, figura storica del tifo giallorosso, nonché Giuliano Taccola, sfortunato giocatore della Roma scomparso in circostanze mai realmente chiarite nella trasferta disputata all’Amsicora di Cagliari esattamente cinquantasei anni fa. Presenza dei sambenedettesi con le pezze di Banda Raia e Futili Motivi sul muretto di Romanismo, mentre sul muretto della Nord lato ospiti spiccano alcune pezze degli ultras ateniesi del Panathinaikos. Sud dal tifo ondivago, con l’umore dei presenti sicuramente fiaccato dalla recente eliminazione in Europa League per mano dell’Athletic Bilbao. In campo sono i capitolini a imporsi grazie a un gol di Dobvyk.
Simone Meloni