Scoccano le 15:00 e il “Riano Athletic Center” è pronto per dare il via alle danze del campionato di Serie D del Roma City. Gli arancioblu ospitano i Sorani che, giunti in massa, offrono (già solo numericamente) una gran prova di quell’orgoglio ultimamente messo in discussione da qualche autorità diciamo fin troppo zelante. Il recente periodo della “Roberto Longo” non è dei migliori, dalla serie di provvedimenti spesso pretestuosi contro singoli alla non facile e obbligata decisione di lasciar vuota la propria curva nelle partite casalinghe.
C’è anche questo fardello emotivo nella, come scritto prima, nutrita presenza dei bianconeri in quel di Riano i quali, assieme a sciarpe e bandiere, portano comunque con loro tanta voglia di rivalsa e un fuoco che accompagna i calciatori alla rimonta. Il Sora infatti ha subito di fronte a sé l’ostacolo dei due goal segnati dai padroni di casa che mettono in difficoltà la squadra in campo ma non gli ultras.
Non c’è un momento della partita durante il quale i tifosi ospiti non facciano sentire il proprio sostegno, prima nel corso del doppio svantaggio e poi all’esplosione nel finale, quando i ragazzi di Mister Campolo prendono alla sprovvista i capitolini che cedono nei minuti di recupero. C’è anche questo dietro alla grande prestazione sul campo, ossia un’altrettanto grande prova sugli spalti volta a trasmettere ai giocatori la propria abnegazione e la propria determinazione.
Alla fine del match la squadra viene chiamata sotto il settore per festeggiare la vittoria e, in vista della nuova stagione, questa immagine rappresenta tutta la carica che Digilio e compagni devono necessariamente recepire per far emergere una piazza che merita, ma che è vittima di una serie di vicissitudini che non fanno bene a nessuna tifoseria e di rimando nemmeno alla squadra, figuriamoci poi in una piccola realtà come Sora. La mia speranza è che innanzitutto questo capitolo si chiuda al più presto e che poi la nord Sorana possa continuare su questa strada, senza farsi intimidire dall’accanimento di qualche istituzione.
Simone Coltellese