Un nuovo anno è appena iniziato e con esso è ricominciata anche la mia modesta attività di inviato di Sport People, scelta perpetuata dalla volontà di dar voce, per quelle che sono le mie possibilità, a coloro che in questo calcio vedono ancora qualcosa di buono e che traducono l’amore per la propria città in sacrifici incondizionati. Risultati e campionati vengono in secondo piano, gli ultras saranno sempre al loro posto e, sicuro di trovare i termolesi al loro, prendo la mia macchinetta fotografica e mi dirigo nuovamente al “Riano Athletic Center” per assistere alla ventunesima giornata del girone F di Serie D.

Si incontrano la Roma City e il Termoli, uno scontro diretto in chiave play out dove gli ospiti si ritrovano in pieno mentre i padroni di casa sopra di un punto. Le due squadre hanno ambizioni comuni e tanto da perdere, per questo nessuna delle due formazioni sembra sbilanciarsi e pare preferire la cautela al bel gioco.

I primi quarantacinque minuti danno l’impressione di essere destinati ad essere conclusi senza reti quando, in pieno recupero, Hernandez porta avanti la Roma City. A fare la partita, di conseguenza, è il “Cavalluccio Marino” che mantiene il pallino del gioco fino a trovare il pari con Keita, spinto dall’incessante sostegno del suo pubblico.

Il match finisce dunque con un pareggio che non fa storcere il naso a nessuno, anche se gli ospiti, per quasi tutto il secondo tempo in svantaggio, hanno creato più degli avversari. Prestazione tutto sommato di buon livello e a notarlo sono anche i tifosi giallorossi che al termine dei “novanta” incitano i propri giocatori, giunti sotto il settore, a proseguire nel loro obiettivo: mantenere la categoria. Il recente passato del club molisano è caratterizzato da tanta Eccellenza e solo l’ultimo periodo da qualche stagione in Serie D, di conseguenza, la Curva “Guida” sa perfettamente cosa significhi essere confinati nel calcio regionale e una tifoseria del genere merita altri palcoscenici.

I termolesi, facendo un passo indietro, si presentano dietro a uno striscione con su scritto “Ultras” e nella loro tribuna spiccano due bandieroni sventolati costantemente (con l’ausilio di un forte vento che ha alleviato la fatica degli “sbandieratori”), uno per i ragazzi diffidati e l’altro ritraente lo stemma cittadino stilizzato.

Nella prima frazione di gioco, gli adriatici propongono per lo più cori secchi e diretti per annunciare la loro presenza e per incoraggiare i ragazzi in campo mentre, nel secondo tempo, prediligono canti lunghi e ripetuti (supportati da un ottimo tamburo) intonati con grande volume nonostante il risultato sfavorevole; sempre sotto di un gol si abbassano ad un tratto bandiere e stendardi per poi riapparire, assieme a decine di sciarpe, che fanno da cornice al loro storico coro sulle note di “Gente di mare” che rimbomba nel silenzio dello stadio.

Nelle file termolesi, nonostante il non eccellente rendimento della squadra, figurano numerosi giovani e la loro presenza non può che essere di buon auspicio per il movimento ultras, termolese e nazionale. A conti fatti, la trasferta giallorossa non può che essere l’ennesima dimostrazione che i numeri, per un ultras, hanno il valore che hanno e che la presenza sia l’elemento fondamentale per un gruppo. Il campionato è lungo e le speranze sono tante e questa tifoseria, come tutte quante non lesinano impegno, non merita la retrocessione, anche se queste cose, purtroppo (o per fortuna), non le decidono gli spalti ma il campo.

Testo e foto di Simone Coltellese