Neanche il tempo di smaltire i festeggiamenti per il nuovo anno, che le squadre sono già in campo pronte a disputare un incontro ufficiale. Parliamo della tanto bistrattata Coppa Italia, che all’Olimpico vede andar in scena un interessante confronto tra i giallorossi e la Cremonese. Remake della sfida che lo scorso anno vide i lombardi espugnare a sorpresa la Capitale, raggiungendo la semifinale, poi persa, contro la Fiorentina. Per l’occasione il pubblico di casa non si fa trovare impreparato, affollando l’impianto di Viale dei Gladiatori in oltre sessantamila unità, ma il dato notevole è soprattutto quello riguardante il settore ospiti, dove prendono posizione circa settecento tifosi grigiorossi. Una presenza davvero importante se si pensa al giorno infrasettimanale, alla distanza e al bacino di una città, comunque piccola, come quella del Torrazzo.

Vorrei sempre sorvolare sulle stucchevoli americanate del pre partita, ma di tanto in tanto – e non solo a Roma purtroppo – va ricordato quanto tra spettacoli di luce, musichette truzze, speaker dalle urla che richiamano a un misto tra i canti del muezzin e i gemiti di dolore di un animale prossimo al mattatoio e l’annuncio delle formazioni “a risposta” più patetico di una qualsiasi presentazione in NBA (la grande differenza tra noi e quelli in stelle e strisce? Il gusto, lasciatecelo almeno credere!), l’unica cosa buona e giusta da fare sia entrare solo qualche istante prima del fischio d’inizio. Per non parlare del jingle che parte in occasione del gol: che sia Never Going Home, La Colegiala o qualsiasi altra canzonetta tanto in voga al momento o nella città di fattispecie, è un qualcosa che uccide la gioia di festeggiare la marcatura quasi ai livelli del Var, che magari dopo dieci minuti di festa e giubilo, ti annulla il gol. In tal senso passatemi la provocazione: viva gli errori arbitrali e i tifosi che si scannano al bar il giorno dopo!

Qualcuno mi direbbe di lasciar perdere, di non andarci più allo stadio se l’unica cosa che riesco a fare è lamentarmi. E, anzi, così facendo sono comunque parte integrante dello spettacolo. Probabile, sicuramente sono una rotella dell’ingranaggio che manda avanti il baraccone del calcio mainstream, ma permettetemi – parere opinabile, sia chiaro – penso sempre sia meglio muovere una critica vedendo la realtà, vivendo il momento, piuttosto che parlare davanti a un pc o dietro a uno schermo al plasma, magari messi su dalle tante vicissitudini che nella vita possono costringere chicchessia ad abbandonare la vita da stadio. Poi generalmente queste rimostranze sono sempre supportate da due soggetti: chi veramente crede in ciò che dice e, non ritrovandosi davvero in nulla delle gradinate contemporanee, ha preferito farsi da parte. Ed in questo caso massimo rispetto, ci mancherebbe. Poi c’è tutto uno stuolo di “vorrei ma non posso”, che preferiscono scalpitare per dar sfogo alla propria frustrazione, insoddisfatti e inaciditi nel non poter dire ancora la loro. O semplicemente nel non poter andare allo stadio al seguito della propria squadra.

Tornando alla sfida: da più gruppi viene espressa solidarietà per Picchio, noto esponente del tifo romanista che sta giocando la sua importante partita personale per la vita. Messaggi che vengono applauditi da tutti e seguiti da diversi cori in suo favore. Per il resto l’Olimpico presenta un buon ambiente, sicuramente più frizzante rispetto a molte gare di campionato. Il vantaggio della Cremonese, sul finire della prima frazione, da il la alla prestazione giallorossa che cresce soprattutto nella ripresa. La Sud sprona più volte i presenti, mentre anche il gruppo in Nord, come sempre attivissimo, fa il suo discreto lavoro: sia in fatto di colore che di calore. Ma più in generale, va detto, è sempre bello appurare vitalità in settori tradizionalmente poco consoni al tifo. Mi riferisco in particolar modo alle tante pezze di stampo ultras che campeggiano in Tevere, così come a torce e fumogeni accesi nelle tribune e nei Distinti. Alla fine la Roma riuscirà a ribaltare il risultato nella ripresa, “guadagnandosi” il derby di coppa in programma mercoledì prossimo. Una sfida che nella Capitale non è mai un appuntamento qualunque.

In avvio dicevo dell’ottima presenza dei ragazzi di Cremona. Non solo numeri per loro: i lombardi si dimostrano una realtà consolidata, dalla tradizione importante e in grado di offrire sempre ottime prestazioni in chiave canora. Anche stasera non si smentiranno, tifando praticamente per tutti i novanta minuti, sventolando incessantemente i propri bandieroni ed esibendosi in una bella sciarpata finale. Mi è capitato più volte di dirlo, nel parlare di loro: la Sud grigiorossa lavora a fari spenti, senza voler mai apparire oltremodo e senza mettersi in mostra con fare mitomane o presuntuoso, eppure da anni i cremonesi si fanno sempre trovare pronti e riescono al meglio a onorare la parola ultras. Si intuisce che dietro i vari gruppi e progetti di curva ci sono menti pensanti, questo ritengo che continui a essere il vero valore aggiunto della provincia italiana. L’esser coscienti di ciò che si fa, il volersi defilare da alcune logiche metropolitane che hanno annacquato il vivere la curva in modo pulito, lungimirante e radicato. Senza voler fare apparire un adulatore, posso solo dire che a questo genere di realtà va dato il merito di esser tutt’oggi buona parte della spina dorsale del movimento ultras nazionale.

Come detto è la Roma a spuntarla. E con la stracittadina alle porte i cori sono ovviamente tutti per i dirimpettai. Assieme al derby dell’Appennino tra Fiorentina e Bologna, va detto che saranno dei quarti leggermente più interessanti rispetto alla media mortifera di questo torneo. Che da anni viene definito da tutti ingiusto, impari e antisportivo ma per il quale nessuno si interessa davvero a intessere un dibattito al fine di un cambiamento epocale che riuscirebbe a resuscitarne tutto il fascino di cui è potenzialmente a disposizione. Del resto, esattamente come nel mio caso e nelle mie prime righe di questo articolo, sia un popolo a cui piace pontificare e polemizzare spesso sul nulla. Tratti somatici. Fastidiosi forse, ma meno imbarazzanti delle americanate del pre partita (sic!).

Simone Meloni