Prima di quest’anno, io, della Cremonese a Roma (sponda giallorossa) avevo un ricordo lontano e sbiadito. Stagione 1993/1994, i grigiorossi corsari all’Olimpico per 1-2 grazie ai gol di Dezotti e Tentoni. Era la Roma di Mazzone, ma soprattutto era la Cremo del compianto Gigi Simoni, in grado di concludere decima in Serie A con 32 punti (miglior piazzamento di sempre). Non so in quanti dei presenti quest’oggi nel settore ospiti abbiano vissuto quella giornata, so solo che questa serata di inizio febbraio passerà per loro alla storia. E potranno raccontarla ai posteri, avendo peraltro il diritto di sognare e potendo godersi appieno quanto di bello fatto dalla compagine lombarda. Ma andiamo con ordine.

L’importanza sportiva di questo incontro per la Roma era palesemente sotto gli occhi di tutti. Ogni buon progetto che si rispetti, infatti, dev’esser contraddistinto dalla continuità. Al fine di non far sì che ottimi risultati ottenuti nel recente passato diventino casi sporadici. La debacle casalinga di un Napoli con la testa al campionato, aveva regalato ai giallorossi un tabellone di Coppa assai invitante. Un invito, ricordiamo, arrivato dalla pur sempre vergognosa modalità con cui viene svolta questa competizione. A totale appannaggio dei grandi club e mirata a spezzare anche le più piccole speranze di favole e cammini sorprendenti. In grado, insomma, di cancellare quell’imprevedibilità che da sempre ha avvicinato tifosi al calcio.

Certo, poi ci sono le eccezioni che confermano la regola. Ci sono serate in cui Davide sconfigge Golia e lo fa sovvertendo ogni pronostico. Per due volte di fila. Regalando alla masnada di seguaci giunti all’Olimpico una gioia che passerà agli annali. Regalando – mi si permetta – un pezzo di storia a una tifoseria che negli anni non solo ha sempre seguito strenuamente la propria causa, ma ha dimostrato di avere una concezione ultras pulita, forte e incrollabile. E a cui il fato ha dato la possibilità di assaporare una semifinale, che a prescindere dall’esito lascerà nella mente e nel cuore degli sportivi cremonesi la sensazione di aver riscattato almeno una parte dell’anonimato e delle delusioni patite negli anni bui della Serie C, delle retrocessioni in C2 e dei playoff persi.

Gli ultras cremonesi sono gli stessi che domani non entreranno nella loro curva per solidarietà ai leccesi, colpiti dal vergognoso divieto di trasferta per possibili incroci autostradali con i baresi. E attenzione, Cremonese-Lecce non è una sfida qualunque, ma probabilmente l’ultimo treno su cui salire per giocarsi una difficilissima permanenza in A. Non voglio dire che tutti debbano fare così – ognuno ha una sua linea, un suo modus vivendi nonché le sue ragioni – ma voglio solo sottolineare la grandezza del gesto, che evidentemente palesa un certo modo di vedere la curva e il mondo del tifo organizzato.

Ecco, mi si faccia passare questo piccolo elogio ai 185 supporter della Cremo che questa sera hanno nuovamente ribadito di che pasta sono fatti. Mostrando a chi non li conoscesse che la loro non è una realtà campata in aria o di passaggio, ma la sintesi di una grande tradizione ultras alle spalle.

Chiaro, d’altro canto c’è tutta la delusione dei romanisti, che in questa coppa avevano gettato serie e grandi speranze per dare senso alla stagione. La Sud ci ha creduto e complessivamente ha sostenuto sempre la propria squadra, anche quando – dopo l’autogol di Celik valido per il raddoppio ospite – un po’ tutti avevano capito in quale direzione volgeva la serata. E quanto il boccone fosse amaro da mandar giù. Non che il popolo romanista sia avvezzo a successi, turni passati in scioltezza e vittorie conquistate ancor prima di scendere in campo, ma sicuramente la serata di oggi aveva attese ben diverse. E il quasi totale al gol siglato da Belotti a tempo scaduto (utile solo a consegnare il match agli almanacchi) la dice lunga sull’umore.

I fischi finali sono quasi inevitabili e più che di una contestazione, sono figli della delusione. Festa grande sotto al settore ospiti, proprio come trent’anni fa. Con lo stesso risultato. E con la Fiorentina nel mirino per continuare a veleggiare sulle acque dell’entusiasmo, mentre qualcuno più lungimirante spera che questa verve si trasferisca anche nelle restanti giornate di campionato.

In quella poche occasioni in cui la provincia italiana riesce a metter la testa fuori e a farsi spazio tra le strettissime maglie metropolitane del calcio italiano, vale la pena sottolinearlo e tenerne conto. Non dimenticando mai come queste piazze rimangano la vera e propria base del movimento e anche di questo sgangherato sport. Luoghi dove tutto sommato, sporadicamente, si riesce ancora a cogliere l’essenza e la parte sentimentale. Giusto, dunque, immaginare questa gente della Bassa – riservata e composta – stracciarsi le vesti, per aver sudato con orgoglio un traguardo insperato.

Questa serata è, giustamente, tutta la loro.

Simone Meloni