Osservando la tuta indossata dai giocatori della Roma, sopra la maglia di gioco, mi chiedo come sia possibile che lo stesso sponsor tecnico partorisca materiale così diverso nello stesso stock: colori esatti per la prima (giallo ocra e rosso pompeiano), sbagliati per la seconda, dove la tonalità scende, tendendo a un più classico rosso e arancione. Misteri griffati Adidas, la cui soluzione è contenuta in qualche scrigno da dove attingono tutti questi novelli Pollock che si divertono a scarabocchiare maglie, tute e materiale tecnico vario. La mia è una polemica infinita, probabilmente stucchevole, ma davvero mi risulta difficile capire come si possa toppare su aspetti tanto importanti quanto semplici, che da soli bastano ad accontentare o al contrario non soddisfare almeno alcune istanze della tifoseria (sebbene la questione simbolo rimanga irrisolta). Tappandomi il naso posso lasciar correre su terze maglie rosa, cappelli in stile hipster, maglioni con le renne e improbabili quanto fastidiosi elfi che nel periodo natalizio si permettono di presenziare a bordocampo. Ma almeno i colori della prima e della seconda maglia dovrebbero attenersi alla tradizione.
Questa riflessione cromatica cade proprio in concomitanza con una di quelle partite che mi hanno sempre affascinato per la contrapposizione di colori offerta. Anche grazie alle seconde maglie, utilizzate in genere dalla squadra ospite. Sarà che poi quella con i viola storicamente è sempre stata una sfida calda (soprattutto a Firenze, dove le invasioni romaniste creavano sempre problemi e turbolenze), in cui difficilmente ci si è giocato qualcosa di importante a livello sportivo ma dove le due tifoserie si sono sovente fronteggiate senza troppi giri di parole.
Quest’anno il match dell’Olimpico assume un valore discretamente importante anche per la classifica, con le due squadre in scia al quarto posto e un campionato che sinora non le ha viste sfigurare. Sul fronte capitolino la serata si apre con la classica sciarpata che coinvolgendo tutto lo stadio lascia sempre spazio a torce e fumogeni accesi qua e là, uno spontaneismo folkloristico notevole, che in tempi di repressione e rappresaglie come questo merita sicuramente un plauso. Nota di merito anche per il gruppo posizionato sul muretto della Nord lato settore ospiti, che colora il proprio spazio con palloncini gialli, bianchi e rossi, sventolando diversi bandieroni nella parte alta e restituendo davvero un bel colpo d’occhio. In questi ultimi due anni ho spesso sottolineato quanto questi ragazzi siano cresciuti e siano spesso spiccati per originalità e ottima fattura del materiale, quindi oggi posso soltanto confermare. Appare palese che le “menti” sono quelle giusto e che il bel mix di romanismo e militanza ultras si traduca in prestazioni d’impatto, che ormai riescono a coinvolgere anche un settore tradizionalmente ostico da fomentare come la Curva Nord.
Quando la partita inizia il settore ospiti si presenta ancora poco popolato, solo qualche minuto dopo uno stuolo di ragazzi armati di stendardi e bandiere farà capolino dal boccaporto. Evidentemente il forte traffico a ridosso delle festività non ha giocato in favore della Fiesole formato trasferta, che tuttavia si concede una bella entrata, ricevendo i sonori fischi dello stadio. Numericamente i viola sono circa settecento, una presenza certamente non oceanica. E se proprio devo “contestargli” qualcosa, ciò è l’aspetto numerico, che negli ultimi anni a Roma difficilmente riesce a essere significativo per una piazza del genere e per la distanza che intercorre tra le due città. Intendiamoci: io capisco benissimo che venire a Roma per la cinquecentesima volta, in uno stadio bunker e con biglietti tutt’altro che economici, non sia allettante. E non induca il tifoso “normale” (perché poi alla fine chi manca è proprio qualche centinaia di persone esterna a gruppi e contesto ultras) a partire. Ma è anche vero che se, come successo, si fanno ottime presenza nell’inverecondo terzo anello di San Siro, stasera era legittimo aspettarsi qualcosa in più.
Ciò detto, sulla loro prestazione canora ben poco da dire. I fiorentini sono ormai una macchina ben rodata, che da qualche anno ha ricominciato a viaggiare forte e senza intoppi. Gruppi coesi, colorati, granitici nel tifo e, all’occorrenza (o di propria iniziativa), pronti e reattivi anche al di fuori degli stadi. Inutile che mi dilunghi in altre belle parole, potrebbe sembrare captatio benevolentiae. Dico solo che tra le tifoserie grandi e storiche sono quelli che senza dubbio hanno avuto la maggiore crescita e un vistoso miglioramento. Elementi figli di un modo intelligente di vivere lo stadio e la propria passione.
Per quanto riguarda la Curva Sud, forse un passetto indietro rispetto alle ultime, buone, prestazioni. Tuttavia indubbiamente bella la bolgia creata negli ultimi dieci minuti, con i toscani in superiorità numerica che spingono alla ricerca dell’1-2 e il pubblico che, trascinato dalla curva, inveisce e carica i giallorossi fino ad ottenere un punto che, viste le condizioni, alla fine è più che buono.
Da segnalare due striscioni per Mourinho, divenuto ormai una vera e propria icona di questa Roma. Parere personale e forse impopolare: non ho mai avuto miti e difficilmente riesco a condividere la divinizzazione di qualcuno o qualcosa. In ambito calcistico ovviamente riconosco figure come Totti e De Rossi, ma anche nei loro confronti ho sempre creduto che prima di tutto andasse messa la maglia, il gonfalone. Pertanto, forse per mia ortodossia, non riesco mai appieno a condividere striscioni e messaggi in favore di calciatori, allenatori e presidenti. Che vedo sempre come elementi di passaggio a fronte dell’immortale fede dei tifosi. Questo, però, non mi impedisce di dire che capisco perfettamente il sentimento del tifoso romanista connesso al tecnico portoghese. Si tratta certamente di un personaggio che quando “veste” la tua casacca sa ben interpretare il polso del popolo e sicuramente, ancor più che a Milano, a Roma ha trovato una piazza con cui sarebbe stato impossibile andare in disaccordo. E questo, a prescindere da qualsiasi risultato sportivo, lo renderà eterno agli occhi della gente.
Ultimi spunti di serata dati dalla sciarpata dei viola e dalla Sud che applaude i giocatori, scambiando gli ultimi insulti con i dirimpettai. Poi è tempo di lasciare l’Olimpico, che nel frattempo si sta svuotando lasciando spazio agli ormai abituali gabbiani, intenti ad “arare” il campo ancor prima dei prodi giardinieri.
Testo Simone Meloni