Da quando il Genoa è tornato stabilmente in A, la partita contro la Roma è divenuta oggetto di una rivalità nata dapprima a causa del gemellaggio tra liguri e napoletani, ma poi alimentata da diversi episodi tra le due fazioni, che in questi anni non hanno perso l’occasione per fronteggiarsi, sia al di fuori dello stadio che a suon di cori e striscioni. Uno dei tanti rapporti amichevoli degli anni ottanta tramutato in aspra opposizione con il nuovo millennio, sovvertendo così l’ordine di acredine con la città della Lanterna. Questa sera cono circa quattrocento i biglietti staccati per il settore ospiti, un numero di tutto rispetto se si pensa al venerdì feriale, alla distanza e ai prezzi ormai da capogiro che riguardano biglietto del settore ospiti e viaggio. La scia lunga del derby vinto la settimana precedente, ha lasciato nell’ambiente giallorosso molto entusiasmo, dando spunto alla realizzazione di numerosi striscioni di sfottò nei confronti dei laziali, sintomo di quanto la stracittadina nella Capitale sia a dir poco infinita, per non dire asfissiante. Mentre sullo striscione di “Nel Nome di Roma” viene esposto uno striscione che cita una canzone dei Diaframma: “Non siamo ancora pronti per addomesticarci”. Un chiaro riferimento al doppio divieto di trasferta (Bologna e Udine) arrivato dopo delle presunte (???) tensioni il giorno del derby. In tal senso, nei giorni successivi, verrà presentato il ricorso per la gara del “Friuli”, ottenendone la riapertura e mettendo nero su bianco quanto in questo periodo storico sia fondamentale ricorrere a questo strumento, attualmente l’unico in grado di contrastare minimamente la vergognosa ascesa dei divieti che da un paio d’anni riguarda tutto il calcio italiano, nel totale silenzio di leghe e società. Sempre nella stessa zona da segnalare uno striscione in memoria di “Cupido”, ultras laziale ucciso nel gennaio del 1998 in uno scontro a fuoco con una guardia giurata.

Gli ultras genoani fanno il loro ingresso a partita iniziata da qualche minuto, proprio poco dopo la solita, impeccabile, sciarpata dell’Olimpico sulle note di “Roma, Roma, Roma”. Non me ne voglia nessuno, ma fino ad ora penso di poter dire che assieme ai doriani, la loro prova di tifo sia stata senza dubbio la più completa e notevole, grazie ai cori tenuti a lungo, ai bandieroni sempre al vento, a una bella sciarpata nel primo tempo e alla tanta intensità che, come da manuale, li riguarda. Non scopro l’acqua calda, ma va detto che negli ultimi anni, le due tifoserie genovesi sono tornate su ottimi livelli da un punto di vista numerico e questo – unito alla loro innata cultura del tifo – rende a dir poco piacevole il confronto. Tifo altalenante in Sud, con buoni picchi e momenti di stanca, in particolar modo dopo il momentaneo pareggio ospite, che scaraventa nuovamente il pubblico giallorosso nella realtà di una stagione sinora a dir poco sofferta e deludente. Molto movimento da parte dei ragazzi situati sul muretto della Nord lato ospiti: manate, cori a rispondere e materiale ben in vista. Molto bello anche notare il colore e la partecipazione proveniente da diversi angoli della Tribuna Tevere, da sempre punto di incontro tra vecchie generazioni di ultras e tifosi “da tribuna”, ma non troppo! Un settore che personalmente ho sempre amato, perché per certi versi rappresenta la sintesi perfetta del tifoso romano: attento alla partita, ma al contempo avvelenato, partecipe, ruvido ed esuberante. Su quei seggiolini trovi senza problemi padri con prole al seguito pronti a dare a quest’ultima diversi “pessimi” esempi (sic!).

In campo sono i capitolini a portarsi in vantaggio con Dobvyk. Una rete “annullata” dal pareggio di Masini sul finire del primo tempo. Nella ripresa El Shaarawy e un autogol di Leali mettono la parola fine alla contesa, regalando agli uomini di Ranieri tre punti che sicuramente fanno morale e suggellano la vittoria nel derby. Sfida che per il Genoa, invece, è un vero e proprio tabù. I liguri, infatti, non sbancano la Capitale da ben trentacinque anni. L’ultima volta era il 17 gennaio 1990, sulla panchina sedeva il compianto Franco Scoglio e un gol di Aguilera permise ai rossoblù di uscire vittoriosi dal manto verde. Curiosità: quella partita si giocò al Flaminio, causa lavori di ristrutturazione dell’Olimpico in vista dei Mondiali, e qualche malato di mente la ricorderà per la distribuzione di un celebre volantino del Commando con cui si invitava la tifoseria a partecipare “in un certo modo” alla successiva trasferta di Bergamo contro l’Atalanta. Sta di fatto che per trovare l’ultimo successo del Grifone nell’impianto di Viale dei Gladiatori bisogna addirittura andare indietro di sessantatré anni: era il 5 dicembre 1962 quando il Genoa strapazzava la Roma – tra i cui pali c’era proprio Cudicini, oggi ricordato con alcuni striscioni – per 2-5 negli ottavi di finale della Coppa Italia. Praticamente un’era geologica fa.

Simone Meloni