Nuovo-stadio-di-Roma-prototipoNon bastava il prefetto facente funzioni di “commissario”, i petali dagli elicotteri, e le polemiche sulla vacanza americane.

L’ultimo problema di Ignazio Marino si misura in… metri cubi. Si torna a parlare, e non in termini lusinghieri, dello stadio della Roma. Mentre il presidente Pallotta non dà notizie di sé, e la posa della prima pietra è ancora un rebus, il mistero se Francesco Totti riuscirà o meno a giocare almeno un minuto nel nuovo Colosseo resta insoluto, ma il pessimismo cresce.

Due i nuovi ordini di motivi che fanno aumentare i dubbi dei tifosi, che peraltro fin dal giorno della presentazione del progetto hanno mostrato un interesse superiore nei confronti dell’attualità del campo, e che certo non disdegnerebbero l’idea di festeggiare il quarto scudetto, e magari pure il quinto, nel “vecchio” Olimpico.

Il primo problema riguarda appunto la quantità di metri cubi edificabili concessi dal Campidoglio nella delibera dello scorso 22 dicembre della zona di Tor di Valle identificata come sede dello stadio: 354.000 metri cubi sarebbero troppi, al punto che la Procura avrebbe aperto un’inchiesta, guidata dal pm Mario Dovinola.

Nessun indagato, comunque, visto che viene riconosciuta la discrezionalità al Comune, bensì la semplice volontà di capire se esiste un criterio di proporzionalità tra la decisiva delibera di pubblica utilità dello stadio, i metri cubi in questione e i 220 milioni garantiti dai privati per l’edificazione. Tutto tranquillo, almeno in apparenza, anche se esponenti di M5S hanno fatto notare come sarebbero stati concessi 100 mila metri cubi in più rispetto al necessario.

Nulla, comunque, al confronto del fatto che, secondo quanto riportato da Il Tempo, nel progetto definitivo mancherebbero ancora diverse informazioni ritenute decisive legate agli indispensabili lavori di adeguamento della viabilità, dalla connessione tra la pista ciclabile già esistente e il ponte a ciclo pedonale in progettazione, fino, soprattutto, al costo complessivo delle opere in progetto.

Il tutto, si unisce, al fatto che a metà giugno è arrivato il via libera definitivo in merito all’edificabilità della zona interessata, grazie alla rinegoziazione del contratto di acquisto definitivo effettuato due anni fa (25 giugno 2013) da parte di Eurnova, la società edilizia facente capo al costruttore Luca Parnasi, dell’area ex ippodromo facente capo alla curatela fallimentare di Sais spa, dopo che nel maggio 2014 era stato dichiarato il fallimento.

La somma di 42 milioni fu all’epoca divisa in due tranches uguali, e l’interesse della rinegoziazione sarebbe tutto privat