Una pioggia battente, per tutti i novanta minuti, come non si vedeva da anni. E che per un pomeriggio restituisce quell’aura di fascino retrò e senza fronzoli della Serie A che fu. Un fascino talmente poco consono alle fragili zampette dei nostri circensi pallonari, che a più riprese tutti hanno pensato a uno stop e a un rinvio della contesa. Purtroppo per i delicati footballer, invece, il manto dell’Olimpico ha tenuto alla grande, costringendoli a raddoppiare le fatiche ma anche a godere di un ambiente più spartano e agguerrito, forse anche grazie all’incedere del temporale. Stendiamo un velo pietoso sulle prime file delle tribune costrette a ricorrere all’ombrello o alle mantelline (strumenti che dovrebbero esser banditi dalle gradinate), evidenziando come i lavori di Italia ’90 ancora producano i loro danni persino negli impianti teoricamente coperti (stessa cosa accade al San Paolo, al Bentegodi, al San Nicola e sicuramente anche altrove).
La ferocia di Giove Pluvio finisce, come sempre, per mettere in ginocchio buona parte della città, che si ritrova impantanata in pozzanghere tramutate in laghi e in code infinite, tanto che molti saranno costretti a entrare in netto ritardo sul fischio d’inizio. La mia scelta per il trasporto pubblico una volta tanto mi premia, facendomi arrivare a destinazione proprio pochi minuti prima che le squadre scendano in campo e mentre il disdicevole spettacolo di luci e cinguettii dello speaker è fastidiosamente in corso. L’occhio va subito al settore ospiti, che si presenta completamente pieno e “adornato” dallo striscione Curva Nord Milano e da un solo bandierone portato dagli interisti per onorare i diffidati. In questi ultimi due anni ho elogiato in più occasioni l’upgrade compiuto dai nerazzurri in fatto di tifo e anche oggi confermeranno appieno i miglioramenti. Innanzitutto devo dire che ho trovato assai apprezzabile il tentativo di sovrastare l’urlo dei sessantamila romanisti sulle note di Roma, Roma, Roma, eseguendo uno dei cori più gettonati dalla tifoseria meneghina e facendo, complessivamente, una buona figura e un buon “rumore” durante il sempre coinvolgente e granitico inno giallorosso. Per quanto la mia visione di stadio sia nettamente distante da quella delle due curve milanesi, senza dubbio gli vanno riconosciuti questi grandi passi in avanti in fatto di tifo. Nella fattispecie, nessuno me ne voglia, gli interisti all’Olimpico sono spesso stati tra le peggiori tifoserie in fatto di sostegno, presenze e colore. E vederli così rinvigoriti fa comunque piacere, oltre che aumentare il livello del confronto tra fazioni.
In avvio di match la Sud ricorda con uno striscione l’assenza di figure importanti della società al funerale di Giacomo Losi (presenti solo alcuni calciatori delle giovanili), scomparso una settimana prima. Una episodio vissuto come un affronto dall’intera tifoseria, una mancanza di rispetto nei confronti del terzo capitano giallorosso di sempre per presenze, oltre che di un personaggio amato per il suo attaccamento e il suo stoicismo. Ci sono argomenti su cui si possono avere disparate idee, fino a divenire materia di discussione. Poi ci sono passaggi, snodi, in cui nel calcio (e nella vita) non possono esistere sfumature. Almeno a mio avviso. Mi vengono in mente le recenti esequie dell’immortale bandiera della Fiorentina Kurt Hamrin dove il club viola ha partecipato al gran completo. Il calcio – e non solo il tifo – non si limita a essere un semplice sport con rami aziendali, ma è giocoforza un contenitore di sentimenti, storia e legami tra epoche. Una società che di fatto “buca” una simile giornata, compie un atto poco rispettoso nei confronti del club stesso. Oltre che del suo popolo. All’indomani l’unico a chiedere scusa è stato De Rossi, dicendo che le forti pressioni cui è sottoposto gli hanno fatto dimenticare il funerale. Le scuse sono sempre un atto da prendere in considerazione, ma in questo caso è davvero triste constatare l’abbandono irrispettoso di un simbolo. Giusta e sacrosanta, dunque, la presa di posizione della Curva Sud.
Da segnalare anche lo striscione, esposto da Nel Nome di Roma, per Stefano Furlan, a pochi giorni dal quarantesimo anniversario della sua morte. Un messaggio che ricalca il rispetto da sempre dimostrato dai romanisti per la vicenda. Ricordo abbastanza nitidamente, infatti, il mazzo di fiori esposto da alcuni gruppi sotto la targa dello stadio Grezar in occasione di un Triestina-Roma di Coppa Italia di inizio anni duemila, nonché alcuni striscioni esposti sempre in occasione del suo anniversario. Un gesto che va oltre la rivalità e oltre i colori, per ricordare una morte “di Stato” la cui storia ha potuto arrivare ai giorni nostri solo grazie all’iniziale tenacia degli ultras alabardati e all’appoggio, cresciuto sempre più negli anni, dell’intero movimento nazionale.
Curva Sud che quest’oggi si produce in una bella prova di tifo, che spesso riesce a trascinare anche altri settori (su tutti il Distinto lato Tevere, ormai parte integrante a tutti gli effetti del sostegno). Bello vedere molte bandiere bagnate dalla pioggia continuare a sventolare, così come i lanciacori rimanere imperterriti al loro posto malgrado l’acqua non li risparmi. Come detto è anche questo a dare qualcosa in più in termini di epica, se mi si concede la licenza. Nota di merito anche per il solito muretto della Nord, che ormai rappresenta una certezza e riesce ad attestarsi su ottimi numeri. Cosa che gli ha progressivamente permesso di trasformare la Nord da settore alquanto tranquillo (ma storicamente “rognoso” nei confronti degli ospiti) a luogo partecipativo e “frizzante”.
Su fronte interista, dicevo poc’anzi, sicuramente buona prova: dalla metà in giù si tifa quasi sempre, anche con una discreta intensità, mentre sovente anche le zone più “remote” del settore seguono il battito del tamburo, facendo una buona impressione. Ripeto: fino a qualche anno fa forse era impensabile tutto ciò da parte loro. Se poi volessi fare un analisi personale delle performance devo dire che sicuramente non mi fa impazzire il repertorio dei Bauscia che, un po’ come succede su sponda milanista, affonda soprattutto in cori e slogan abusati e non originali. Aspetto che, invece, in casa giallorossa è diverso, anche considerati gli innumerevoli (forse anche troppi) cori che vengono inventati durante la stagione, divenendo a volte fugaci tormentoni. Però di base, guardando la Curva Sud si evince ancora un’anima radicata, poco volta alla commercializzazione e all’omologazione di taluni aspetti. Pensandoci bene è anche una delle grandi differenze che nella storia e ancor più oggi divide Roma da Milano.
L’andamento del match stimola ulteriormente ultras e semplici tifosi, con i nerazzurri che prima trovano il vantaggio, poi vengono rimontati sul 2-1 e nel secondo tempo rimontano a loro volta la Roma, espugnando l’Olimpico con un roboante 2-4. Tripudio ovviamente per la squadra di Inzaghi a fine partita. L’Inter sembra volare verso un titolo storico, che le varrebbe la seconda stella sul petto, diventando la prima squadra di Milano a potersi fregiare di tale riconoscimento. Applausi anche per una Roma a cui il pubblico riconosce l’impegno e l’aver gettato il cuore oltre l’ostacolo, contro una squadra nettamente più forte. I giallorossi sono attesi dall’andata dello spareggio di Europa League contro il Feyenoord, una “classica” che purtroppo vedrà ancora chiusi i rispettivi settori ospiti. Decisione figlia delle solite, vergognose e infami, pressioni delle autorità italiane. Ma questa è una storia di cui parleremo la settimana prossima. Non mi resta che lasciare l’Olimpico, ancora sotto la pioggia battente, ma protetto da un bell’ombrello griffato Europa League, gentile omaggio avuto in una delle mie tante sortite europee!
Simone Meloni