Dal punto di vista dei contenuti ultras, quella tra Roma e Lecce è sempre una sfida carica di significati. All’Olimpico arriva una tifoseria storicamente corposa, valida e incline al confronto con l’avversario. Si gioca di sabato sera, a ridosso di Natale, in una Capitale che lentamente sta venendo “spogliata” da tutti i lavori che l’hanno interessata in questi anni, preparandosi al Giubileo nella sua veste migliore (almeno si spera). Dopo la sconfitta interna con l’Atalanta – la quarta consecutiva – la Roma è chiamata a conquistare i tre punti davanti al proprio pubblico e scacciar via i fantasmi di una zona retrocessione che prima del fischio d’inizio dista soltanto due punti. Fantasmi tutt’altro che vacui, soprattutto se si pensa a un Lecce che ormai è ben rodato nella massima divisione – a differenza di qualche anno fa, quando i salentini non riuscivano sistematicamente a mantenere la categoria – e viene dal pareggio ottenuto in extremis al Via del Mare contro la Juventus. Insomma, sia in campo che sugli spalti ci sono molteplici spunti, tanto vale non tralasciarli.
Il rito degli striscioni affissi su muretti, balconate e vetrate, si svolge sempre lentamente in maniera eterogenea su sponda romanista, con quasi tutti gli spazi che vengono occupati dagli ultras (in Sud e parte della Nord) e dai club. A differenza di qualche anno fa – e soprattutto in seguito alla feroce politica proibizionista nei confronti degli strumenti per il tifo – oggi sono davvero pochi i buchi, visivamente mi sentirei di dire che solo le due vetrate del Distinto Nord lato Tevere rimangono vergini di insegne o drappi. Ovviamente da ciò escludo la Monte Mario che – sebbene nella parte bassa sia da sempre “feudo” di svariati club – è occupata da quella fetta di pubblico poco consono ai nostri gusti curvaioli e popolari. Nessuno me ne voglia, anzi, con uno sforzo si riesce persino a tollerare il brusio di chi pensa di esser seduto davanti alla tv di casa su un bel divano, con una bella copertina in pile per ovviare ai primi freddi invernali (sic!).
Sempre a proposito di striscioni, soltanto a ridosso del fischio d’inizio ecco apparire quelli degli ultras leccesi nella parte bassa del settore ospiti. Il loro arrivo produce le prime scaramucce con i dirimpettai e scuote il resto dei presenti. Per l’occasione i supporter salentini hanno staccato oltre tremila biglietti. E se è vero che le tifoserie meridionali possono sempre contare sul massiccio appoggio degli emigrati, è pur vero che il blocco proveniente dal tacco d’Italia è numericamente importante ma, soprattutto, ben accolto anche dai tifosi meno caldi, che applaudono a scena aperta l’arrivo degli ultras. Un segnale eloquente circa la coesione della tifoseria abituata a frequentare le gradinate. A questo punto non resta che attendere il termine del solito cerimoniale circense, fatto di musichette trash, ballerine e mascotte che sparano improbabili regali per accontentare lo spettatore/consumatore, per dare il via alle danze e vedere all’opera il settore dove si annida il tifo organizzato. Lo so, lo so: sono un disco rotto quando critico il pre partita e le sue irritanti peculiarità. So anche che in questo caso ripeterlo più volte non farà sparire simili “usanze”, ma lasciatemi almeno queste cinque righe di sfogo. E un’altra per sottolineare come l’unica cosa che apprezzo da qualche mese a questa parte è la lettura delle formazioni, non più fatta “a rispondere” ma eseguita alla vecchia maniera (nome e cognome seguiti dagli “olé” dei tifosi). Un bel modo per evitarsi lo starnazzare sgradevole degli speaker in versione speaker sportivi americani.
Le due squadre danno il via alle ostilità e il tifo comincia a rimbombare nell’impianto di Viale dei Gladiatori. Buono il primo tempo della Sud, che poi nella ripresa, a risultato ormai acquisito, si spegnerà leggermente, pur mantenendo un buon livello e confermando quanto di buono fatto vedere da inizio campionato a oggi. Il colore rimane il fulcro per gli ultras romanisti, che oltre ai tanti bandieroni sventolati costantemente, da qualche mese hanno anche ripreso a esibirsi in discrete sciarpate. Sempre molto attivi i muretti, con quello occupato dai ragazzi di Romanismo che dà vita a una notevole fumogenata nel secondo tempo. Durante il match viene esposto uno striscione per Flavio e Francesco, giovani tifosi laziali recentemente scomparsi, mentre da segnalare – un po’ in tutte le zone dello stadio dove sussiste una presenza ultras – la numerosa presenza di bandiere palestinesi (talvolta “camuffate” con i colori giallorossi al posto del verde, rosso e nero) che la dice lunga su come nella Capitale venga visto e vissuto quello che forse è il più gravoso e pesante conflitto dal Dopoguerra a oggi. Ironico quanto deciso lo striscione mostrato dal gruppo posto in Distinti lato settore ospiti: “FREEdkin AS ROMA PLEASE”, esposto proprio nel giorno in cui la famiglia che attualmente detiene il pacchetto di maggioranza ha fatto il proprio ritorno all’Olimpico, durante una partita dei giallorossi, dopo tempo a dir poco immemore.
Su fronte ospite, i salentini sembrano partire un po’ in affanno, faticando inizialmente a coinvolgere tutto il settore e migliorando nettamente nella ripresa, quando manate e cori a rispondere si propagano in maniera più intensa e continuativa. Come sempre molto bella la sciarpata nel finale, quando la squadra di Giampaolo è sotto per 4-1 e si avvia verso la sconfitta. Tanti gli “scambi di vedute” con la Nord romanista e qualche torcia piovuta in campo, come da tradizione. Dopo il triplice fischio ci sono comunque applausi per un Lecce che si trova in piena lotta per la salvezza e venderà cara la pelle nella seconda parte di stagione. A risultato acquisito parte goliardico il coro “Salentino nomade” sulle note di Dragostea Din Tei, sulla scorta di un’autoironia che sembra aver attecchito in molte curva italiche, un tempo totalmente avulse a simil pratica. Meglio? Peggio? Non so. Diciamo che a me il rendere pan per focaccia, irridendo caratteristiche territoriali, geografiche, culturali e culinarie altrui non è mai dispiaciuto, anzi. Rimane senza dubbio il sale delle nostre rivalità. Il pubblico comincia a defluire, dando il la anche al sabato sera romano, con molta gente che si riverserà nei locali del centro, sebbene il meteo minacci pioggia e porti con sé un fastidiosissimo vento di maestrale. Nel prossimo turno la Roma sarà di scena a Como, purtroppo senza i suoi tifosi, mentre il Lecce ospiterà il Monza per un’importante sfida salvezza.
Simone Meloni