Il livello di assurdità raggiunto, nell’ultimo anno, da questo Paese in ambito di gestione delle tifoserie ospiti, probabilmente ha toccato uno dei suoi picchi più alti e ineluttabili. Settori chiusi anche senza rivalità, solo per ripicca in seguito a un comportamento poco gradito ai nostri censori, o per questioni davvero insulse, utilizzate a scusante per limitare la libertà personale, nonché quella di accedere in un luogo pubblico come uno stadio. Roma-Milan è solo l’ultimo di questi folli esempi, ma si incastra appieno nello scacchiere suddetto. Facciamo un passo indietro: appurata la totale incapacità organizzativa della Lega in occasione della Finale di Coppa Italia tra Milan e Bologna, viene assegnata ai supporter rossoneri la Curva Sud (cosa già avvenuta nelle precedenti finali a cui ha partecipato il Diavolo), cosa che da sempre contribuisce a innalzare la tensione con i romanisti, che non vedono di buon occhio “l’occupazione” del loro settore “casa” da parte di una rivale storica. L’assegnazione dei settori viene usualmente fatta con criteri geografici: caselli e strade più percorse dalle tifoserie in oggetto ricoprono un ruolo strategico. Milan e Bologna sono due club settentrionali e, benché i meneghini possano contare su una forte componente radicata in tutta Italia, in questa occasione – più che nella altre – destinare le curve in modo inverso sembrava più che possibile, oltre che lungimirante. Avrebbe, a prescindere, evitato qualsiasi tipo di tensione e, soprattutto, non avrebbe creato le basi per nessun tipo di divieto.
A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si indovina, diceva l’uomo simbolo della Prima Repubblica. Così risulta persino difficile non cadere in basici ragionamenti complottisti che farebbero dire in modo sin troppo elementare: creato il problema, risolto il problema. Tutto nasce dalle scritte contro la tifoseria giallorossa lasciate dai milanisti sui seggiolini e nei bagni della Sud. Senza giudicare il fatto in sé – la deturpazione era preventivabile e senza esser ipocriti va detto che sarebbe successa al 99 percento anche in altri casi similari – appare a dir poco allucinante che lo stesso venga utilizzato come motivazione per vietare un settore che potenzialmente può contenere cinquemila persone. Vi risparmio tutta la solfa sugli stadi ridotti a Grande Fratello, dove la responsabilità tuttavia continua a essere collettiva, come nel più ovvio dei regimi polizieschi, la domanda sorge però spontanea: riusciremo mai a uscire da questa escalation proibizionista in cui ormai il nostro Paese è ripiombato da qualche anno? La strada appare ormai segnata e anche uno starnuto fuori posto può esser propedeutico alla chiusura di una trasferta. Una vergogna infinita, in cui, manco a dirlo, l’Italia brilla di luce propria. Ultima considerazione su Roma: una città che in un fazzoletto di giorni riesce a organizzare i funerali del Papa, gli Internazionali di Tennis e una Finale di Coppa Italia… ma approfittando del “sistema Italia” coglie l’occasione per inibire la trasferta a dei tifosi. Semplicemente ridicoli e alla canna del gas!
Assistendo, dunque, a una gara “monca”, non si può che parlare di quanto avvenga in casa Roma, in occasione di questo ultimo turno casalingo per la stagione corrente. Un vero e proprio commiato a uno dei personaggi che ha senza dubbio meglio rappresentato il club capitolino e i suoi tifosi negli ultimi anni: Claudio Ranieri. Il mister, subentrato per la terza volta nella sua carriera sulla panchina romanista, oltre ad aver sempre raddrizzato la barra, ottenendo importanti risultati sportivi e sfiorando addirittura uno scudetto nel 2010, ha avuto il merito di rappresentare il giallo ocra e il rosso pompeiano in modo sobrio ma orgoglioso e professionale, fungendo da vero e proprio parafulmine nelle varie crisi isteriche che travolgono questa città nella sua sfera calcistica e legando a vita il suo nome alla Roma. Un cammino partito da lontano, negli anni settanta, passando dalle pittoresche strade di San Saba al manto verde dell’Olimpico, proprio con la maglia giallorossa, e sfociato poi in una carriera che lo ha visto diventare uno dei tecnici più apprezzati degli ultimi decenni. Personalmente non amo le scenografie ad personam, ma questo è uno di quei casi dove penso sia sacrosanto fare un’eccezione, se non altro per il legame viscerale che lega Sir Claudio alla sua gente e per il suo modo di vivere e parlare della Roma: lontano dalla boria e dalla tracotanza che troppo spesso pervade taluni aspetti – ahinoi non solo sportivi – della Capitale, riflettendo un’immagine della stessa a dir poco sciatta e immotivatamente piena di sé. Ranieri è stato un sommo timoniere e merita forse più di tanti altri la gloria eterna, stagliandosi tra le icone immortali del club.
Oltre alla celebrazione dell’allenatore testaccino, la Sud ricorda con vari striscioni Luca Carroccia, volto storico del tifo organizzato giallorosso morto suicida nel carcere di Rebibbia nel maggio 2006. Poi la gara del tifo, con un ambiente stasera veramente carico e pronto a sostenere a gran voce la squadra, nella penultima giornata di campionato e a un passo da una qualificazione europea che soltanto cinque mesi fa sembrava una chimera. Con tutta probabilità la curva dà vita a una delle migliori prove stagionali, fatta di tantissime manate, cori tenuti a lungo, bandieroni sventolati per gran parte del match e una sciarpata finale che celebra il netto successo per 3-1. Nota di merito anche per la Nord, dove il gruppo lato settore ospiti chiude in bellezza l’annata, scendendo in basso durante l’ultimo quarto d’ora e mettendosi in mostra con una fumogenata giallorossa che per qualche minuto copre gran parte del settore. Dopo il triplice fischio c’è ancora tempo per il giro di campo effettuato da Ranieri per salutare l’Olimpico, conscio che stavolta è veramente l’ultima sulla panchina per lui. Dall’anno prossimo entrerà nei quadri dirigenziali, ponendo fine a una storia professionale che come allenatore lo ha visto esordire alla fine degli anni ottanta. Ruggisce per l’ultima volta in questa stagione lo stadio, rimanendo a lungo sulle gradinate e cominciando a sfollare quando l’orologio segna quasi le 23:30. Un’altra stagione è andata in archivio e ognuno manterrà dentro di sé ricordi e momenti, andando a rimpinguare una memoria – quella calcistica – che tante volte riesce a essere più lucida e ferrea di quanto si possa immaginare. Il carrozzone del calcio ritornerà a queste latitudini tra qualche mese, quando ricominceranno routine e consuetudini radicate, che solo gestioni scellerate, divieti e scelte medievali dei nostri prodi governanti posso scalfire e lentamente cancellare. Ai posteri l’ardua sentenza (senza possibilità di appello, almeno credo!).
Testo Simone Meloni
Foto Agenzia



























































































